Immunoterapia, quale efficacia?

Autore: Dott. Fabio Conforti

Un aspetto “individualizzante”

Lo ribadisco: l’Immunoterapia funziona, e funziona bene in termini di aumento della sopravvivenza, ad esempio in Pazienti in terapia con inibitori dei checkpoint immunitari per neoplasie in fase avanzata, quali Melanoma e Tumore del polmone o rene, si è osservato un aumento della sopravvivenza raddoppiato o triplicato a lungo termine e della qualità di vita, indipendentemente dalla tipologia di Tumore. Tuttavia, in questo dato molto positivo, c’è un ma: questi farmaci sembrano dare migliore risposta terapeutica nell’uomo rispetto alla donna, quindi l’Immunoterapia può essere influenzata dal genere, dal sesso maschile o femminile del Paziente cui viene somministrata. Come siamo arrivati a questa considerazione? Abbiamo analizzato i dati di più di 11.000 Pazienti trattati con Immunoterapia all’interno di 20 diversi studi clinici. I risultati, pubblicati in un lavoro scientifico su una rivista internazionale (Lancet Oncology), mostrano un beneficio nelle donne in termini di miglioramento della sopravvivenza, di circa la metà inferiori rispetto a quelli ottenuti nell’uomo. Questa grande differenza condizionata dal genere, e rilevata per la prima volta da questo nostro studio, un po’ “pioniere” in questa tipologia di indagine e di analisi, è spiegata dal fatto che negli studi clinici condotti negli ultimi 15 anni, le donne sono sotto-rappresentate, costituen do poco più del 30% rispetto al totale dei Pazienti considerati. Tale “minoranza”, che è costante negli anni e nelle diverse patologie tumorali, nasconde o comunque impedisce di cogliere la differente risposta determinata appunto dal genere. C’è poi un altro fattore critico: l’attuale assenza di marcatori e la mancata caratterizzazione dei meccanismi biologici che variano la risposta a seconda del genere.

Possiamo indagare sul tema

Arrivare a definire queste diversità è di fondamentale importanza per diversi motivi: studi preclinici, tra cui anche un nostro lavoro a cui ha partecipato un “network” di altri Centri internazionali (Harvard University di Boston, Cornell University di New York, MD Anderson Cancer Center di Huston) in cui sono stati analizzati i campioni tumorali di più di 2500 Pazienti affetti da Tumore polmonare, suggeriscono che il sistema immunitario dei maschi e delle femmine non solo produce risposte antitumorali qualitativamente e quantitativamente differenti ma anche che i Tumori che insorgono nei due sessi sembrano utilizzare meccanismi di resistenza differenti per sfuggire alla risposta del sistema immunitario. E, dato ancora più importante, l’efficacia dell’Immunoterapia può essere ulteriormente migliorata attraverso nuove strategie immunoterapiche, personalizzate sulla base delle specifiche caratteristiche biologiche delle donne e degli uomini. Ciò significa un maggiore beneficio clinico a fronte di una ridotta tossicità, perché la terapia “misurata” sulle caratteristiche molecolari e biologiche del Paziente consente maggiore tollerabilità, con massimizzazione quindi degli effetti terapeutici. Da questa evidenza, cruciale, è partito uno studio di approfondimento (finanziato da Fondazione Humanitas per la Ricerca) su 30 Pazienti, equamente spartiti tra uomini e donne, affetti da Tumore del polmone (la scelta non è casuale visto che il Tumore del polmone è in aumento anche fra le donne ed è dimostrata una risposta positiva ai trattamenti immunoterapici) che presentano uguali caratteristiche molecolari, con l’intento di ampliare il numero di Pazienti arruolati, se le nostre attese venissero confermate da risultati preliminari. Quali i nostri obiettivi? Arrivare a identificare i meccanismi biologici che sottendono a questo fenomeno, personalizzare strategie terapeutiche per ciascun diverso sottogruppo di Pazienti, quindi migliorare la prognosi e la sopravvivenza dei Pazienti affetti da Tumore, con particolare attenzione alle donne, che sono tra i sottogruppi maggiormente penalizzati dalla risposta all’Immunoterapia. Si ipotizza che alla base della resistenza alla terapia possa concorrere il diverso assetto ormonale, oltre al diverso funzionamento del sistema immunitario, pertanto fra i nostri obiettivi ci sono la comprensione del ruolo degli ormoni e il possibile differente impatto generato nelle diverse fasce di età della donna, pre o post menopausale, e la definizione di altre indicazioni caratterizzanti. Risposte che consentiranno approcci terapeutici più specifici, ad esempio la somministrazione di trattamenti immunoterapici in maniera contestuale a trattamenti endocrini ormonali in Pazienti di entrambi i sessi, in accordo ad età e stato menopausale nelle donne.

La buona notizia

Voglio tranquillizzare le donne, queste “variabilità” non significano che l’Immunoterapia nel sesso femminile non funzioni, funziona comunque bene e garantisce una risposta di efficacia superiore alla Chemioterapia (per questo laddove possibile la si preferisce oggi a terapie più tradizionali). Tuttavia sarà importante che ricerche e sperimentazioni attuali e del futuro tengano conto del fattore “genere” come elemento cruciale su cui strutturare approcci terapeutici mirati.


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