Salute, ambiente e sostenibilità

Autore: Eleonora Mazzoni

Il concetto “One Health”

Ad un occhio attento, all’interno di questi modelli, emerge la centralità del concetto “One Health”, la cui definizione, coniata nel 2004 nella Conferenza indetta dalla “Wild Conservation Society”, è stata prevalentemente applicata alla salute animale, alla sicurezza degli alimenti, alle epidemie zoonotiche (che possono coinvolgere gli animali e l’uomo) e all’antibioticoresistenza. Oggi l’approccio va rivisto, considerandolo anche alla luce dell’inquinamento delle risorse naturali, della distruzione della biodiversità, della progettazione urbana e della pianificazione territoriale, produttiva e dei trasporti, e della messa a frutto delle potenzialità tecnologiche e informatiche per salvaguardare l’integrità del pianeta. Non è un caso che la “Missione 6 Salute” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza associ alla riforma dell’assistenza territoriale un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico, proprio in linea con un approccio integrato “One Health”. Oltre che nella “Missione 6” , poi, il concetto di “One Health” emerge chiaramente anche nella “Missione 2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica” del PNRR. Il legame tra le azioni sull’ambiente e la tutela della salute e del benessere umani si traduce qui in investimenti per un’Agricoltura sostenibile e per la lotta all’inquinamento e per la mitigazione dei conseguenti rischi per la salute Ad avere un ruolo centrale è, però, la Componente 4: “Tutela del Territorio e della Risorsa Idrica”. Qui l’approccio “One Health” fa capolino nei riferimenti alla limitazione dei rischi idrogeologici, alla salvaguardia del verde e della biodiversità, all’eliminazione dell’inquinamento del territorio, e alla disponibilità di risorse idriche, aspetti che vengono definiti essenziali per tutelare la salute dei cittadini.

La necessità del cambiamento

Certo è che la reale messa in pratica di questo approccio non può definirsi semplice e richiede un forte cambiamento nei processi, proprio a partire dai singoli territori. Già nel 2018 il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie aveva sottolineato alcune barriere che ostacolavano lo sviluppo di una reale strategia “One Health”. Tra queste difficoltà comparivano la mancata condivisione di dati tra i diversi settori e di un database comune dei dati di origine ambientale, animale e umana, nonché di protocolli per la condivisione delle informazioni in caso di situazioni di emergenza. Oggi il timore è che l’investimento stanziato resti privo di effetti e si traduca in azioni poco adatte ad essere implementate. Secondo la SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) sarebbe necessario organizzare una rete di articolazioni territoriali, e quindi anche cittadine, esplicitamente dedicate ai determinanti ambientali della salute, coordinata a livello centrale. Questo assetto manca nel disegno del sistema SNPS e la gestione rischia quindi di finire, a cascata, in capo alle Aziende sanitarie locali proprio quando, invece, l’assetto funzionale stesso dell’assistenza sul territorio dovrebbe essere al centro di una importante riforma.


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