Il succo, un sorso di benessere
L’interesse per questa specie negletta è suscitato dalle qualità nutraceutiche del frutto. Pochi frutti hanno un aspetto affascinante come quello del Melograno: si fa notare subito per la sua forma e per il colore rosso-dorato. Aprendo il frutto si scopre poi che è uno scrigno pieno di semi, chiamati arilli, brillanti e rossi come rubini. L’apprezzamento del Melograno presso tutti i popoli antichi non era dovuto solo al suo aspetto esteriore, ma anche al contenuto: il frutto era prezioso come cibo e bevanda.
Il Melograno contiene, infatti, molecole bioattive generalmente indicate come polifenoli: il succo è un’eccellente sorgente di vitamine C e del gruppo B, di potassio e di notevoli quantità di polifenoli antiossidanti; fra questi ultimi, ricordiamo l’acido ellagico (tannino vegetale) che possiede proprietà antitumorali e contrasta lo stress ossidativo e i radicali liberi a livello cellulare. In particolare, sono presenti antocianine ed ellagitannini, oltre ad acidi fenolici e altri composti volatili. Gli ellagitannini sono i composti bioattivi prevalenti e si ritiene siano quelli maggiormente responsabili dell’azione salutistica. Il loro principale meccanismo d’azione sembra infatti essere la protezione dallo stress ossidativo che, come è noto, è dovuto alla perdita dell’equilibrio tra la produzione di sostanze chimiche che inducono stress ossidativo (i pro-ossidanti) e le difese antiossidanti. Tale sbilanciamento può essere contrastato attraverso la riduzione della produzione di pro-ossidanti oppure con l’aumento delle difese antiossidanti; per innalzare il livello di queste ultime vanno assunti alimenti ricchi di polifenoli e di fitonutrienti come, appunto, il Melograno. Infatti, la capacità antiossidante del succo è stimata essere tre volte superiore rispetto a quella del vino rosso o del tè verde. Va infine rilevato che il contenuto di antiossidanti e il loro profilo nel Melograno dipendono dalla varietà coltivata, dall’areale colturale, dalle strategie di coltivazione e dalle tecnologie di lavorazione industriale del prodotto.
Come consumarlo
Oltre a un utilizzo domestico, cioè il consumo tale e quale dei semi del Melograno, vi è anche un uso industriale che prevede la sgranatura degli arilli per il consumo fresco oppure per la preparazione di surgelati o di prodotti di IV gamma; l’estrazione del succo per spremitura degli arilli; l’estrazione dei tannini dalle bucce e dalle membrane interne; l’estrazione dell’olio dai semi (già sfruttati ed essiccati) per uso farmacologico e cosmetico; inoltre, dai sottoprodotti della lavorazione dei frutti vengono estratte molecole bioattive, aventi azione biocida, in grado cioè di contrastare lo sviluppo di malattie fungine su specie vegetali di interesse agricolo.
Le prospettive
A questa pianta sono perciò interessati sia gli agricoltori che la Grande Distribuzione Organizzata (GDO): i primi, in quanto sono alla ricerca di alternative colturali in grado di sostituire colture attualmente in crisi; la Grande Distribuzione, poiché ha visto crescere, in tempi brevi, l’attenzione dei suoi consumatori all’acquisto di un frutto fino ad oggi tenuto in disparte e non sufficientemente valorizzato per le qualità che dimostra di possedere.
I mercati, in forte espansione, sollecitano maggiori ricerche che affrontino le criticità della coltura e della relativa filiera agro-industriale, nonché l’immediata divulgazione delle conoscenze/innovazioni che il mondo della ricerca man mano mette a punto, soprattutto alle piccole e medie imprese che non hanno esperienza in ricerca e ambiscono a produrre cibi ad alto valore salutistico.