I benefici
Proprio da quelle popolazioni ci arriva un importante messaggio: in Asia ci si ammala meno di patologie cardiovascolari, è minore l’incidenza di neoplasie ormonodipendenti ed osteoporosi ed alcuni sintomi della menopausa non hanno neppure un vocabolo per essere tradotti. Sembra proprio che anche qui il “piccolo fagiolo d’oro” abbia un ruolo legato soprattutto alla presenza di tre piccole molecole: genisteina, daidzeina e gliciteina, note come Isoflavoni o Fitoestrogeni (estrogeni vegetali), che intervengono mimando l’azione degli estrogeni e legandosi ad alcuni loro recettori. L’azione benefica della soia sull’apparato cardiocircolatorio è stata la più studiata e anche la FDA (Food and Drug Administration) consente la divulgazione di queste informazioni sulle confezioni alimentari dei prodotti contenenti proteine di soia. Diverse sono le ipotesi e gli studi sui meccanismi d’azione delle proteine della soia nella prevenzione di tali patologie, ma sembrano comunque puntare l’attenzione sulla sua proprietà ipocolesterolemizzante. Gli isoflavoni aiutano inoltre a regolare il bilanciamento ormonale nelle donne, sono utili nella prevenzione dell’osteoporosi e hanno proprietà antiossidanti, risultando così utili alleati, soprattutto nel periodo menopausale. Durante la menopausa infatti la caduta della produzione degli ormoni naturali della donna fertile provoca effetti negativi; i fitoestrogeni della soia, legandosi ai recettori degli ormoni stessi e mimandone l’azione, tendono a ridurli. In termini pratici possono essere d’aiuto per la salute delle ossa e per la riduzione dei sintomi più fastidiosi della menopausa come le vampate di calore. Secondo alcuni studi, infine, l’integrazione di isoflavoni della soia nella donna diminuisce la probabilità di cancro al seno e, negli uomini, abbassa il rischio di sviluppare il cancro del colon e della prostata.