Autore: Dott. Fernando Perrone

 

L’invecchiamento attivo

L’invecchiamento attivo rappresenta il metodo vincente per concepire e vivere la persona anziana come risorsa per la famiglia e la società, e non solo come costo. La sfida è infatti quella di avvicinare il più possibile, sino a far coincidere, l’età longeva con lo stato di salute e di benessere; per raggiungere questo obiettivo occorre mettere in atto strategie sanitarie e assistenziali, nelle quali riveste un ruolo cruciale il Medico di famiglia(vero e importante punto di riferimento per gli anziani attivi), che devono mirare a superare il divario degli attuali 10 anni di differenza in modo da restituire, come si dice, vita agli anni. Come? Prevenendo e combattendo quelle situazioni cliniche che possono compromettere il raggiungimento di una sana longevità, e cioè la fragilità, la vulnerabilità e la disabilità che portano l’anziano alla perdita graduale dell’autonomia, a dover stare seduto in poltrona o a letto, a dilazionare le relazioni sociali per poi interromperle definitivamente, a dover assumere molti più farmaci di prima a causa dell’accentuazione della comorbidità. Una banale caduta, una bronchite oppure uno stato emotivo particolare, legato ad esempio alla perdita di una persona cara, possono mettere a rischio la condizione di salute dell’anziano mantenuta sinora in un equilibrio precario. L’organismo comincia così una sorta di involuzione sostenuta dall’aumento in circolo di molecole pro-infiammatorie e dalla difficoltà a riparare i “danni” cellulari, cui si associa la perdita della capacità di tenere la stazione eretta e di coordinare i movimenti per cui il soggetto è costretto alla sedentarietà con tutto ciò che ne consegue.

Le più recenti ricerche

Gli studiosi si stanno chiedendo se prevenendo la fragilità e allungando la vita, grazie alla combinazione efficace di attività fisica, alimentazione ipocalorica e intensa vita sociale con stimolazione intellettivo-cognitiva quotidiana, si possa superare il limite raggiunto dei 120 anni. Ovviamente in buona forma psicofisica, come la persona più longeva al mondo che ha più di 122, ed è donna, come pure la decana italiana con ben 115 anni. Parrebbe però che questo limite non si possa superare... E allora? Non bisogna disperare: ci viene in aiuto la Scienza con studi e ricerche piuttosto promettenti su alcuni farmaci come ad esempio un antitumorale e un antidiabetico. Si tratta della Rapamicina, una sostanza scoperta nell’Isola di Pasqua (Rapa Nui in indigeno) che arresta la crescita di cellule fungine e della diffusa e arciassunta Metformina che agisce aumentando la funzionalità cellulare e la sensibilità all’insulina. E sulla scia di questi studi iniziati pochi anni fa, si stanno testando altri farmaci antitumorali e antidiabetici, ma anche una sostanza di origine vegetale come la Quercetina, un flavonoide antiossidante contenuto in alcuni alimenti tra cui la buccia delle mele e nei capperi. E mentre ci facciamo delle “abbuffate” di queste sostanze nella speranza di diventare tutti dei Matusalemme che continuano a fare le parole crociate, dobbiamo fare i conti con l’avanzare inesorabile ed inarrestabile delle Malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, contro le quali tuttora la Medicina brancola nel buio.


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