Prof. Garattini, facendo il punto della situazione attuale, quanti e quali sono gli studi mirati nella lotta contro il Covid-19?
In giro per il mondo certamente si stanno facendo moltissime ricerche; ci sono molti gruppi che si sono impegnati nel cercare di trovare dei farmaci partendo da molti punti di vista. Intanto, ci sono già in corso alcuni studi clinici controllati, ovvero sono lo standard per capire se una molecola fa bene o fa male. Qui in Italia, per esempio, abbiamo due studi che sono già partiti: uno che riguarda il Tocilizumab, un farmaco che agisce in senso antinfiammatorio, ed è probabile che questo studio comincerà a produrre dei dati alla fine del mese di maggio, perché sono già molti i Centri che hanno dato la loro adesione e quindi si dovrebbe avere un risultato in proposito.
L’altro studio che è partito riguarda il Remdesivir, un farmaco che è invece antivirale, cioè che agisce direttamente sul virus e che era stato utilizzato per la Sars e la Mers; i risultati non sono ancora conclusivi, ma comunque questo è uno studio che mira ad appurare se vi sia un effetto oppure no.
Il terzo farmaco è la Clorochina, che è un antimalarico, per il quale sono già partiti diversi studi in molti Paesi, principalmente in Francia; la Clorochina è presente nello studio avanzato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e proprio in questi giorni un gruppo inglese ne ha lanciato la ricerca per verificare come si comporti all’inizio della malattia; come detto, è preventivo per la Malaria, quindi bisogna vedere se anche nel caso del virus funzioni da preventivo all’inizio della malattia, per evitare i danni della malattia stessa. Questo studio è stato lanciato in vari continenti reclutando circa 40.000 persone. Questi sono, quindi, gli studi principali in corso. Poi ce ne sono anche che si stanno facendo con un derivato dell’Eparina, perché quest’ultima è una componente molto importante in questo tipo di polmoniti che presentano l’occlusione dei capillari polmonari; si pensa perciò che sia utile per mantenere il più possibile la funzionalità polmonare. C’è poi anche un farmaco antiparassitario che però ha un effetto antivirale, è molto ben tollerato ed è conosciuto dal 1975; è stato ampiamente usato, per cui potrebbe essere anche questo un buon candidato. C’è molta roba al fuoco e ce n’è tantissima altra in corso di analisi, sono circa 30 i farmaci di varia natura, sempre o di tipo antinfiammatorio o di tipo antivirale, che sono attualmente in corso di studio.
A proposito di antiparassitari, c’è uno studio sull’Ivermectin?
L’Ivermectin è un farmaco che si usa come antiparassitario e antielmintico; è stato utilizzato in vitro e per adesso i dati in vitro dimostrano che in dosi adeguate in 48 ore praticamente si elimina il virus. Potrebbe essere importante, bisogna però vedere se in questo momento il farmaco agisce anche nelle infezioni, prima di diventare sperimentale; però si può arrivare a sperimentarlo sull’uomo, dato che è stato ampiamente utilizzato su milioni di persone e sembra essere abbastanza ben tollerato. Ancora non ho visto uno studio sull’Ivermectin, sono sicuro però che qualcuno nel mondo lo sta provando e ha accesso a tutte le informazioni correlate.