Vista, recuperarla con un microchip

Autore: Prof. Francesco Maria BandelloAntonella Ciana

Come avviene la selezione del Paziente da sottoporre a impianto di Alpha AMS?

La scelta del Paziente è una delle cose più importanti e delicate: non solo chi viene operato deve avere una malattia che possa essere affrontata adeguatamente con questo tipo di “device” (come le malattie retiniche degenerative), ma si devono fare i conti anche con i problemi di carattere psicologico che possono derivarne. Mi spiego: accanto alle questioni di carattere clinico, non meno importanti sono i possibili risvolti psicologici che si presentano allorché un Paziente riprende a vedere dopo un lungo periodo di tempo in cui non ha visto nulla. Questo può costituire un trauma che, per certi versi, è drammatico, tanto è vero che ci sono casi di Pazienti che hanno fatto l’intervento con il “device” americano e che hanno chiesto di spegnere il dispositivo, cioè non hanno più voluto andare avanti con l’esperienza, perché da un punto di vista psicologico risultava drammatico il fatto di poter vedere quello che prima per tanto tempo non avevano visto.

Sembra paradossale...

Invece non lo è: quando per un lungo periodo di tempo non hai avuto la vista e ti sei abituato a non vedere, hai imparato a convivere con la condizione della non-visione e a quel punto hai sviluppato tutta una serie di meccanismi di compenso con gli altri organi di senso e con la tua vita di relazioni, in ragione dei quali ti riesce poi difficile accendere l’interruttore della visione senza che questo poi si traduca in un grosso disagio proprio dal punto di vista esistenziale. Questo aspetto di carattere psicologico tende a non essere valutato abbastanza, invece è fondamentale scegliere la persona “giusta”: selezionare un Paziente solo perché vede poco purtroppo non sempre è la scelta migliore.

Chi è cieco dalla nascita è escluso?

Si ritiene che avere avuto un’esperienza visiva sia utile; le nuove indicazioni per eseguire la scelta migliore possibile del Paziente dicono chiaramente che sarebbe auspicabile che non fosse cieco dalla nascita, ma che abbia avuto l’opportunità di avere una certa funzione visiva per un periodo della sua vita sufficientemente lungo per cui possa riprendere a vedere con modalità non dico normali, ma più semplici. Viceversa, uno che debba partire da zero nell’imparare a vedere è un Paziente più impegnativo e difficile da trattare.

Quali sviluppi futuri prevede?

Probabilmente questa è una fase di passaggio, non è sicuramente quella risolutiva, però è prevedibile che gli avanzamenti tecnologici in questo campo portino in un futuro non lontano a un sostanziale miglioramento della qualità della visione. I microchip migliorano di giorno in giorno, per cui ci sarà un progressivo aumento di prestazioni di questa tecnologia e, soprattutto, un incremento del numero dei Pazienti che potranno beneficiarne.

Ricerche così tecnologicamente avanzate richiedono grandi finanziamenti...

Certo. Devo dire che tutto ciò è stato reso possibile grazie al finanziamento di Banca Mediolanum, senza la quale non avremmo potuto realizzare, tra i primi nel mondo, questo progetto così importante e pionieristico.


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