Artrite reumatoide, nuovi farmaci per curarla

Autore: Prof. Roberto Gerli

Cuore e Artrite reumatoide

Come noto da tempo, in realtà, l’Artrite reumatoide non è una malattia che colpisce solo le articolazioni o le strutture anatomiche ad esse connesse come i tendini, ma è caratterizzata da un possibile coinvolgimento di altri organi e apparati che possono configurare un quadro clinico più impegnativo. A tal riguardo, vi possono essere interessamenti a diversi compartimenti del cuore come il pericardio, il miocardio e le valvole cardiache. È molto importante ricordare come oggi sia ormai chiaro che l’infiammazione cronica, che caratterizza la malattia, è in grado di danneggiare il miocardio e accelerare i processi di aterosclerosi a livello arterioso, favorendo quindi l’insorgenza di Patologie cardiovascolari di tipo ischemico, come ad esempio l’Infarto del miocardio.

Può coinvolgere polmoni, occhi e pelle

Un altro organo che viene colpito in una significativa percentuale di Pazienti è il polmone e probabilmente non è un caso che i fenomeni di alterazione che portano alla formazione degli anticorpi anti-citrullina, ovvero gli anticorpi che evidenziano la presenza della malattia, avvenga proprio in quest’organo. Risulta quindi importante capire se il Paziente presenti sintomi come una persistente tosse secca o una certa difficoltà a respirare sotto sforzo. Il Paziente con Artrite reumatoide può anche presentare disturbi agli occhi, più frequentemente con una sensazione di secchezza, bruciore e percezione come di un corpo estraneo a causa della riduzione della secrezione lacrimale, talora anche con importanti arrossamenti legati a profonda infiammazione della sclera. Possibile è anche un interessamento della pelle con formazione di una porpora, cioè di lesioni arrossate di piccole dimensioni che si localizzano soprattutto agli arti inferiori, ma che si possono estendere a “carta geografica” o possono danneggiare la cute.

I possibili danni

Come accennato, il rischio per il Paziente è quello che si creino dei danni articolari irreversibili e, quindi, una conseguente grave limitazione funzionale delle articolazioni e inabilità non solo sul lavoro ma anche, nelle fasi più avanzate, ad accudire sé stessi. I possibili interessamenti extra-articolari non fanno che aggravare la prognosi per questi Pazienti.

La terapia farmacologica

Fortunatamente le terapie per le Malattie reumatologiche, in particolare dell’Artrite reumatoide, che hanno segnato la storia della Medicina sin da fine ‘800 con la scoperta dell’aspirina e, negli anni ’50, con la sintesi della prima formulazione di cortisone, che consentì un importante miglioramento clinico dei primi Pazienti trattati che erano affetti proprio da Artrite reumatoide, hanno visto l’introduzione, a partire da questo millennio, di incredibili innovazioni che hanno radicalmente cambiato il decorso naturale della malattia e ne hanno, di conseguenza, modificato la prognosi.
Sino agli anni ‘90, infatti, avevamo a disposizioni armi farmacologiche in grado certamente di migliorare sintomi e segni della infiammazione articolare cronica ma, il più delle volte, si assisteva ad un rallentamento, ma non all’arresto, del progressivo danno strutturale articolare.
La svolta si è avuta con la disponibilità, dai primi anni del 2000, di farmaci molto avanzati prodotti grazie alle moderne tecnologie e sulla base del grandissimo miglioramento delle nostre conoscenze dei meccanismi infiammatori e immunologici alla base della malattia. Questi agenti, meglio noti come farmaci biologici o biotecnologici, sono anticorpi o proteine che bloccano i fattori più rilevanti implicati nella cascata infiammatoria responsabile del danno organico dell’articolazione. L’impiego di questi farmaci consente oggi di ottenere nella grandissima maggioranza dei Pazienti affetti da Artrite reumatoide uno spegnimento della infiammazione e una scomparsa del dolore.
È molto importante però comprendere che il loro utilizzo deve iniziare prima possibile, prima quindi che si siano creati danni anatomici. Da qui la rilevanza di una diagnosi precoce che possa consentire, attraverso tali farmaci, di prevenire il danno irreversibile. In tal modo è possibile offrire al Paziente una vita pressoché normale, evitando nel contempo i rischi di sviluppo sia di inabilità articolare che di danni d’organo legati all’interessamento extra-articolare da malattia. I vantaggi che si possono trarre anche dal punto di vista psicologico e socio-economico sono indubbiamente incalcolabili. In sintesi, i progressi nel trattamento dell’Artrite reumatoide rappresentano uno degli esempi più interessanti di come la Ricerca scientifica abbia consentito di incidere in modo positivo e determinante sul decorso naturale di una malattia che in passato ha rappresentato un problema medico e sociale di grandissimo rilievo, ma che oggi ci fa guardare al futuro con grandissima fiducia.


« Pagina precedente 2/2 Pagina successiva