La Curcuma è una spezia utilizzata da millenni nella tradizione indiana sia come ingrediente di molte ricette (è uno dei principali ingredienti del curry), sia come rimedio medicinale. Questa pianta è originaria di Giava ma trova il suo habitat naturale anche in India, America centrale, Antille e Malaysia. Negli ultimi anni è ormai nota in Occidente anche in ambito scientifico per i suoi molteplici effetti benefici, testimoniati ormai da migliaia di studi, la maggior parte dei quali recentissimi. La Curcuma o Turmeric, come viene chiamata dagli inglesi e dagli indiani, è una spezia di colore giallo che viene ricavata dalla porzione sotterranea essiccata di “Curcuma longa” L. (C. domestica Valeton), appartenente alla famiglia delle Zingiberaceae, la stessa dello zenzero. La parte utilizzata per ottenere la spezia non è la radice, come erroneamente riportato in moltissimi testi, quanto piuttosto una porzione di fusto (rizoma) che diviene sotterraneo e che si riempie di sostanze di riserva. Il rizoma viene estirpato, tagliato a fette rotonde e fatto essiccare: dopo questo trattamento, diventa di colore giallo intenso-arancione ed emana un gradevole odore. I componenti che danno il sapore a questa spezia sono estremamente volatili e quindi il sapore si perde facilmente, mentre i componenti che danno il caratteristico colore sono stabili e quindi il colore si conserva nel tempo.
Le sostanze benefiche
Il colore giallo della Curcuma è dovuto principalmente ai pigmenti in essa contenuti, detti curcuminoidi: il principale tra questi (ne costituisce circa il 90%) è la curcumina, utilizzata anche come colorante alimentare e, secondo la codifica dell’Unione Europea, identificato come E 100. Il contenuto in curcumina del rizoma di “Curcuma longa” L. varia dallo 0.6 al 5% della massa essiccata.
I curcuminoidi appartengono alla classe dei polifenoli, molecole presenti nei vegetali in più di 4000 forme diverse; pur non rappresentando fattori indispensabili alla vita dell’uomo, hanno recentemente assunto una grande importanza per un possibile ruolo nella prevenzione delle patologie cardio-circolatorie e neoplastiche. Proprio nelle capacità antiossidanti, largamente provate in vitro, sembra risiedere il motivo della loro azione sulla salute umana, ma la loro scarsa biodisponibilità è il fattore che maggiormente rende difficile un possibile ampio utilizzo sistemico di queste molecole. Nella Curcuma sono inoltre presenti un olio essenziale, zuccheri (in particolare fruttosio) e ancora minerali (3,5% della massa totale), proteine ed acidi grassi.
Usi terapeutici tradizionali
Sono innumerevoli: basti pensare che alle Hawaii, dove e chiamata “holena”, la Curcuma è alla base di tutta la Medicina Tradizionale. In India è utilizzata da secoli nella Medicina Ayurvedica; oltre all’uso in cucina per dare colore ai cibi e come conservante, la Curcuma viene infatti impiegata nella Medicina Tradizionale Indiana per trattare diversi disturbi, come la flatulenza, la dissenteria, le ulcere, l’Artrite e le infezioni della cute e dell’occhio. La Curcuma si impiega nella Medicina Ayurvedica come depurativo generale, come rimedio digestivo, in presenza di febbre, infezioni, dissenteria, Artrite, itterizia e vari disturbi epatici. La Medicina Cinese impiega invece la Curcuma per problemi epatici e alla cistifellea, per le emorragie, per le congestioni al petto ed i disturbi mestruali, nelle flatulenze, in caso di presenza di sangue nelle urine, nel mal di denti, nelle contusioni e nelle ulcerazioni (per uso esterno). Migliaia di studi, la maggior parte pubblicata negli ultimi quattro anni, confermano le notevoli proprietà anticancerogene, antinfiammatorie e soprattutto antiossidanti della curcumina; ed è recente inoltre l’interesse per il suo potenziale neuroprotettivo.