Autore: Dott. Francesco De Cesaris

Per la cura di prevenzione di questa invalidante malattia sono già in commercio gli anticorpi monoclonali, farmaci biologici ottenuti attraverso un sistema di cellule 

Cefalea è un termine comune che indica solamente un sintomo, il “mal di testa” e, in oltre il 90% dei Pazienti che ne soffrono essa è la “vera” malattia (Cefalea primaria) e non il sintomo di un’altra affezione (Cefalea secondaria). Ogni tipo di Cefalea primaria (ad esempio Emicrania, Cefalea tensiva, Cefalea a grappolo) si contraddistingue per la presenza di sintomi e segni ben definiti.
Per curare un Paziente affetto da “mal di testa” è necessario effettuare un’accurata anamnesi che permetta di formulare innanzitutto una diagnosi corretta (oggi sono classificate oltre 100 forme diverse di Cefalea), sottoporre il Paziente a una visita generale e neurologica ed eventualmente prescrivere degli accertamenti per poi procedere all’impostazione di una terapia.

Emicrania, gli attacchi dolorosi

L’Emicrania è la forma per la quale più spesso il Paziente si rivolge al Medico di famiglia o allo Specialista; si caratterizza per attacchi dolorosi che, se non trattati, hanno nell’adulto una durata compresa fra le 4 e le 72 ore, solitamente localizzati ad un lato della testa, di tipo pulsante-martellante, di forte intensità, peggiorati dall’attività fisica (anche semplicemente dal chinarsi per raccogliere un oggetto o dal camminare) e sono accompagnati da nausea e/o vomito, fastidio alla luce e ai rumori.
Talvolta il dolore è preceduto da disturbi neurologici completamente reversibili (visivi, della sensibilità, della parola, dei movimenti) denominati “aura” che, specialmente le prime volte che si presentano, possono creare apprensione nel Paziente.

Episodica o cronica

Nei paesi occidentali circa 14-16 persone su 100 sono affette da Emicrania. Se i giorni al mese di Cefalea sono inferiori a quindici, la forma è definita episodica mentre, se sono uguali o superiori a quindici, la forma è definita cronica; i Pazienti affetti da Emicrania cronica sono 1-3 ogni 100 persone adulte ma rappresentano il 40-50% di coloro che afferiscono ad un Centro Cefalee.

L’impatto sulla qualità di vita

L’attacco di Emicrania in oltre la metà dei soggetti che ne sono affetti è un evento disabilitante, che limita fortemente fino ad impedire le comuni attività lavorative, scolastiche e sociali. Ciò determina un alto impatto sulla qualità di vita dei Pazienti che soffrono di questa malattia, cui conseguono elevati costi sociali diretti (spese per visite mediche, esami diagnostici, farmaci, ecc.) e indiretti (ridotta produttività o assenza a scuola o al lavoro); è stimato che ogni anno, negli Stati Uniti, i Pazienti affetti da Emicrania passino in totale oltre 113 milioni di giorni a letto a causa del dolore.
L’Emicrania rappresenta, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la prima causa al mondo di disabilità, fra tutte le malattie, nei Pazienti al di sotto dei 50 anni di età, e recentemente anche lo Stato italiano ha riconosciuto l’Emicrania come malattia sociale.

Chi ne è più colpito

L’Emicrania ha un picco di prevalenza fra i 15 e i 50 anni di età, periodo nel quale le donne sono colpite in numero tre volte maggiore rispetto agli uomini. L’Emicrania rappresenta un serio problema anche nei bambini, negli adolescenti e negli ultracinquantenni fino alle fasce più anziane della popolazione.

Correggere le abitudini

La terapia dell’Emicrania si basa innanzitutto sulla eventuale correzione di stili di vita errati, che possono addirittura aumentare la frequenza degli attacchi fino a farli cronicizzare. Ad esempio, importante è una corretta alimentazione che prevenga o corregga il sovrappeso o l’obesità, così come l’abolizione del fumo, lo svolgere attività fisica, il cercare quanto più possibile di mantenere uno stile di vita regolare, alzandosi e coricandosi agli stessi orari, e di correggere ove possibile l’eventuale russamento.
Parlando di farmaci, le terapie per l’Emicrania si dividono in sintomatica e di prevenzione.
La cura sintomatica è quella che serve al momento dell’attacco, da assumere all’inizio del dolore, stando poi a riposo per circa 20 minuti per cercare di ottenere il massimo assorbimento del farmaco e di conseguenza il massimo effetto; si noti peraltro come la Cefalea sia uno dei sintomi per i quali i Pazienti ricorrono più spesso alla automedicazione, cioè all’assunzione di prodotti senza consultare il Medico.


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