Cellule staminali cordonali, quali applicazioni?

Autore: Dottor Ezio BergaminiDott.ssa Renata Zbiec

Conservando il cordone ombelicale, prelevato subito dopo il parto, è possibile crioconservare cellule staminali utilizzabili per la cura di oltre ottanta malattie 

L’impiego di cellule staminali prelevate dal cordone ombelicale rappresenta già da oggi una terapia consolidata per molte patologie del sistema sanguineo e immunitario, ma anche a livello sperimentale nel trattamento delle Malattie metaboliche e del sistema nervoso. Si tratta di un prelievo sicuro e indolore per la mamma e il bambino, che avviene subito dopo il parto secondo standard di sicurezza rigidissimi e che rappresenta una chance preziosa di cura per il bambino stesso o per un familiare, per eventuali patologie di cui ancora molto spesso i futuri genitori non sono a conoscenza.

Cellule staminali, i possibili impieghi

Le cellule staminali, a prescindere dalla loro provenienza, sono cellule non specializzate, in grado di replicarsi indefinitamente rimanendo identiche o trasformandosi in cellule diverse specializzate (autorinnovamento); questo significa che possono essere impiegate per generare nuove cellule del sangue e del sistema immunitario, ma anche altri tipi di cellule come quelle nervose e muscolari danneggiate da una malattia. Le cellule staminali cordonali sono simili a quelle prelevate dal midollo ma hanno una vitalità ed una capacità proliferativa tale da generare un numero di cellule circa sette volte maggiore rispetto alle staminali del midollo osseo. Inoltre, sono incontaminate, perché protette dall’utero materno da virus, infezioni batteriche ed inquinamento, e il relativo grado di immaturità immunologica rispetto a quelle midollari fa sì che presentino un minor rischio di rigetto.

Un aiuto per 80 patologie

Dal cordone ombelicale si estraggono due tipi di cellule: emopoietiche e mesenchimali. Le cellule emopoietiche sono prelevate dal sangue che resta nel cordone ombelicale subito dopo il parto e, grazie alla loro capacità di dare origine a globuli rossi, bianchi e piastrine, trovano impiego nella cura di malattie del sangue e del sistema immunitario. Le cellule mesenchimali (derivate dalla gelatina di Wharton) hanno il potenziale rigenerativo dei tessuti in quanto si dividono ciclicamente e vanno a sostituire le cellule danneggiate o che presentano segni di invecchiamento.
Questi due tipi di cellule possono essere impiegate per il trattamento di oltre 80 patologie del sistema immunitario e sanguigno, come Anemie, Leucemie e Linfomi, Talassemie, +Malattie autoimmuni, e in trial clinici per disordini del sistema nervoso e metabolico, nel trattamento della SLA, di Paralisi cerebrale e Spina bifida, Autismo, nella ricostruzione delle cellule del cuore dopo un Infarto, delle cartilagini e delle giunture. Ad oggi sono stati effettuati oltre 40.000 trapianti con questo tipo di cellule staminali, di cui quasi 700 in Italia.

La raccolta in Italia

In Italia la raccolta del sangue cordonale è possibile in tutti gli Ospedali e avviene dopo il taglio del cordone ombelicale, sia in caso di parto naturale che di taglio cesareo. Da questo sangue, opportunamente processato, vengono estratte cellule staminali, che possono essere conservate presso la Banca del cordone ombelicale privata familiare, per uso personale del bambino o di familiari o in ambito pubblico, per dare la possibilità di cura alle persone che necessitino di trapianti di cellule staminali. Aderendo al servizio, si riceve un kit per il prelievo ed il trasporto del sangue. Nell’ultimo mese di gestazione la mamma si dovrà sottoporre a una serie di esami del sangue per escludere Epatite B e C e HIV 1-2. Inoltre, l’Ospedale dove avverrà il parto dovrà essere contattato per avviare le pratiche necessarie per ottenere l’autorizzazione all’esportazione del campione. Il giorno del parto, a prelievo avvenuto, un corriere della Banca ritirerà il campione, lo porterà in laboratorio dove il sangue sarà analizzato e processato per l’estrazione delle cellule staminali cordonali. Al termine della procedura, viene inviata alla famiglia un report dell’analisi non certificato di avvenuta crioconservazione. A questo punto il campione è pronto per l’utilizzo.


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