Autore: Dott.ssa Carolina Capriolo

Un’alimentazione sana e variata è in grado di apportare i nutrienti essenziali per la crescita e lo sviluppo del feto e mantenere in salute la futura mamma

La qualità dell’alimentazione e della nutrizione materna durante la gravidanza rappresenta uno di quei fattori fondamentali per gestire al meglio un periodo così delicato; l’alimentazione può infatti influenzare in maniera significativa la salute della gestante e quella del nascituro.
Quando una donna è in gravidanza attraversa una fase in cui il corpo ha bisogno di particolari sostanze. A livello nutrizionale, infatti, necessita di numerosi nutrienti per costruire nuovi tessuti, siano essi propri, come la placenta e l’utero, o del feto, per permetterne il suo perfetto sviluppo.

Cambiamenti del metabolismo in gravidanza

Alla base di una corretta gravidanza c’è lo scambio materno-fetale dei vari nutrienti e la quantità di quest’ultimi, che raggiungono il feto, riflette non solo ciò che mangia la madre ma anche la sua capacità di rendere tali elementi disponibili al feto.
La donna in gravidanza va incontro a cambiamenti fisiologici: variazioni che coinvolgono il metabolismodei substrati energetici, degli aminoacidi, delle vitamine e dei minerali, oltre ai cambiamenti a livello ormonale. Di pari passo seguono la crescita del feto e le sue esigenze nutrizionali, che sono differenti da quelle materne.

Un adeguato apporto di calcio

Durante la gravidanza si verifica, da parte della madre, una crescente secrezione dell’ormone paratiroideo (PTH), che mantiene stabile la concentrazione di calcio nel siero a fronte di numerosi cambiamenti fisiologici, come ad esempio un calo nei livelli di albumina (proteina del plasma, prodotta dal fegato, con importanti ruoli fisiologici), un aumento del volume di liquido extracellulare, un’escrezione renale crescente e il trasferimento di calcio nella placenta.
Quest’ultima riesce a trasportare attivamente gli ioni calcio, rendendo il feto ipercalcemico (presenta cioè un eccesso di calcio nel sangue) rispetto alla madre; come conseguenza, la madre stimola il rilascio di calcitonina (ormone prodotto nelle cellule parafollicolari della tiroide, la cui principale funzione consiste nell’abbassamento della concentrazione di calcio nel sangue) con probabile successiva soppressione della secrezione dell’ormone paratiroideo (il cui ruolo principale è quello di mantenere costante la concentrazione del calcio nel circolo ematico) del feto. Alcuni studi scientifici dimostrano che disturbi dell’omeostasi del calcio neonatale possono essere correlati alla comparsa di Diabete in gravidanza. Infine, la carenza di calcio e/o di vitamina D durante la gestazione può portare a diverse complicanze per il neonato oltre che per la madre.

Vitamina D e salute delle ossa

Se nella normalità è essenziale, ma piuttosto difficile, avere livelli ottimali di vitamina D, lo è ancora di più in una fase così delicata come quella della gravidanza. Ciò a causa del fatto che la vitamina D riveste un ruolo fondamentale in innumerevoli ambiti: è implicata nell’assorbimento di calcio a livello intestinale, nella deposizione ossea di questo elemento, nella regolazione dell’espressione di molti geni (regolazione che risulta essere estremamente precisa e intensa durante la formazione del bambino) e infine contribuisce a rinforzare il sistema immunitario in caso di infezione batterica o da virus.
Va detto che all’interno della placenta esiste un sistema che riesce a fornire una fonte di vitamina D3 per il feto ed è importante che questo vada altamente preservato.
Secondo uno studio condotto da Robert Heaney, Ricercatore di fama mondiale nel campo della vitamina D e della Biologia ossea, il livello ottimale di questo ormone nel sangue deve essere superiore ai48 ng/ml, indicativamente tra i 60 e gli 80 ng/ml. In gravidanza i valori possono essere addirittura superiori. Per raggiungere livelli ottimali di vitamina D è necessario variare l’alimentazione, introducendo alimenti che ne agevolino l’assimilazione, ed esporsi al sole. Nella stagione estiva è necessaria un’esposizione di 10-15 minuti al giorno, in un orario compreso dalle 10.00 alle 15.00, senza protezione solare, poiché l’uso di creme protettive bloccherebbe i raggi ultravioletti necessari per la formazione di vitamina D. Se invece la gestazione avvenisse durante l’inverno, la sola esposizione solare non sarebbe sufficiente a raggiungere buoni livelli di tale ormone. In questo caso è raccomandata una integrazione suppletiva che va introdotta giornalmente nella misura di circa 4000 unità, a seconda della condiziona fisica.


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