Autore: Intervista al Prof. Vincenzo Romano Spica del Dott. Enrico Montanari

Il nostro Direttore scientifico Dott. Enrico Montanari propone al Prof. Vincenzo Romano Spica alcuni interrogativi sulle prospettive future della pandemia

Professore, rispetto alla virosi Covid-19 e alla conseguente pandemia, quali sono secondo lei le prospettive nel prossimo futuro? Assisteremo ad un aumento dei contagi o, al contrario, ad una scomparsa del virus?
Né l’uno né l’altro. I Coronavirus hanno accompagnato l’umanità di generazione in generazione con diverse forme di raffreddori e infezioni, la natura proseguirà il suo corso, e, per una serie di ragioni non possiamo attenderci di debellarli: continueranno a circolare nella popolazione e nell’ambiente. Un aumento diffuso con i picchi dello scorso anno possiamo ragionevolmente escluderlo; ormai abbiamo diverse armi per difenderci e sappiamo come usarle: dai tamponi ai vaccini, dalle mascherine e disinfezione al distanziamento. Ma, se violiamo queste regole, continueremo ad assistere a focolai isolati. Molto importante è anche evitare di uscire di casa con qualsiasi sintomo Covid o simil-influenzale (quale febbre, raffreddore, tosse, mal di gola, perdita di olfatto o odorato, ecc). Questo anche per evitare di contagiare altri, non solo per Covid-19, ma anche con altri virus o batteri; attenzione ad evitare certi consigli superficiali che invitano imprudentemente ad uscire di casa anche se malati, prendendo prima un farmaco antifebbrile: passano i sintomi per un po’ ma si resta pericolosi portatori (“finti-sani”) della malattia. Attenzione dunque a rimanere riguardati se si hanno sintomi, per proteggere sé stessi ed anche proprio per ridurre i rischi agli altri: meglio un giorno noi a casa che i nostri contatti per settimane in quarantena, o peggio ricoverati in ospedale.

Riguardo al tema vaccini sarà opportuno somministrare la terza dose?  E, se sì, dopo quanti mesi dopo la seconda dose sarebbe opportuno effettuarla?
Questa decisione non dovrebbe dipendere da dogmi astratti, ma dalla situazione epidemiologica, ossia dalla diffusione dei casi e soprattutto dei casi gravi ricoverati in Terapia intensiva. Inoltre, si è osservata una diversa risposta a seconda del tipo di vaccino inoculato, che potrebbe suggerire tempi diversi per diversi vaccini.

Professore, parliamo di coloro che hanno contratto il virus: secondo lei in questi casi è utile verificare il livello di anticorpi prima di sottoporsi alla vaccinazione? E quale dose di anticorpi è considerata protettiva da questa infezione virale?
In principio è utile, in quanto l’effetto del vaccino comprende la produzione di livelli protettivi di anticorpi. Tuttavia è di difficile realizzazione sia per i costi, che per aspetti organizzativi. Per il livello anticorpale, non vi sono valori assoluti, ma devono essere riferiti al metodo di analisi. Una soluzione è stata indicata dall’OMS attraverso l’introduzione di fattori correttivi, rapportando tutto in unità BAU, ma purtroppo anche questo espediente non risolve completamente la questione in quanto esiste una diversa suscettibilità individuale e le nostre difese seguono anche un’altra via, quella dell’immunità cellulare, che non viene vista con la semplice analisi degli anticorpi.


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