Autore: Intervista al Prof. Vincenzo Romano Spica del Dott. Enrico Montanari

 

Professore, diamo uno sguardo al resto del mondo: come si spiega l’attuale situazione in Gran Bretagna, Israele e Russia secondo lei?
In questi paesi, sembra che la vaccinazione non abbia sempre aderito alle procedure in maniera ideale, ma questa è la realtà per ogni campagna vaccinale, che comporta limiti inevitabili, cui nessun Paese è esente. Ricordo comunque che la vaccinazione non protegge completamente dal contagio, per cui anche chi è vaccinato può contagiarsi, e trasmettere il virus. Attenzione dunque ad abbassare la guardia! Non occorre andare all’estero per osservare situazioni in cui non si tengono più le mascherine in luoghi affollati o non si osserva più il dovuto e prudente distanziamento… La distanza e la mascherina proteggono se stessi, ma sono anche una importante forma di tutela, educazione, e rispetto per gli altri, specie se fragili o più vulnerabili.

E le mutazioni? Potrebbe essere anche questa la causa?
Certamente, il virus muta e tenta di evadere le nostre difese con varianti sempre nuove e che vengono selezionate proprio sulla base della maggiore resistenza e capacità di sopravvivere nonostante mascherine, vaccini e disinfettanti… Ma questo è un normale processo naturale, i Coronavirus mutano comunque, ed esistono da ben prima del 2019.

Ultimamente si comincia a parlare anche di nuovi vaccini come, ad esempio, quello con proteine ricombinanti. Ci può spiegare brevemente di cosa si tratta?
Non sono nuovi vaccini, si tratta di ottime armi già sperimentate e disponibili da tempo. Alcune vaccinazioni obbligatorie si basano da decenni su queste tecnologie. L’iter autorizzativo di questi vaccini a proteine ricombinanti, però, è rimasto quello tradizionale, che richiede anni, senza le scorciatoie adottate per i vaccini ad mRNA (che furono autorizzati da subito, seppure come sperimentali). Sarebbe anzi auspicabile che i Paesi si attrezzassero anche per produrre questi vaccini più tradizionali e consolidati, specie ora che l’urgenza-emergenza è finita.

E per quanto riguarda le nuove terapie in arrivo cosa può anticipare?
Nulla, abbiamo già assistito a troppe anticipazioni e confutazioni, proclami e fake news. Il caso della Clorochina e dell’efficacia posta in dubbio da studi poi ritirati a causa di grossolani errori dei revisori e in presenza di possibili conflitti d’interesse dei ricercatori, impone prudenza. Ci sono dati preliminari promettenti, ma dobbiamo anche essere consapevoli che, se per i batteri disponiamo di antibiotici, per i virus le armi sono molto più limitate. Molta ricerca è richiesta, ed anche il giusto tempo acchè i dati degli studi possano arrivare al “letto del malato” o, ancor meglio, “in farmacia”.

Professore, secondo lei, quanto è importante l’assunzione di Vitamina D per aiutare il nostro sistema immunitario a difenderci delle patologie virali e respiratorie, compreso Covid-19?
Abbiamo completato recentemente uno studio che conferma l’effetto positivo della Vitamina D nella protezione dalle forme gravi di Covid-19. In realtà, avevamo analizzato studi precedenti cercandovi errori e provando a confutarli, ma il risultato della ricerca ha invece fortemente confermato l’azione protettiva della Vitamina D. Con equilibrio e sotto controllo medico può essere un ottimo ausilio per rafforzare la nostra salute e proteggerci dal Covid-19 …anche io l’utilizzo.


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