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Bullismo, come riconoscerlo e affrontarlo

Autore: Dott.ssa Silvia Marinelli

È importante che in ambito familiare vengano riconosciuti i campanelli d’allarme solitamente presenti, in modo da attivare prontamente gli opportuni provvedimenti 

Il termine bullismo, che deriva dalla parola inglese “bullying”, viene definito come un’oppressione, psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona o da un gruppo di persone che si percepisce come più potente nei confronti di un’altra, ritenuta come più debole. Secondo i dati del Ministero della Salute gli undicenni vittime di bullismo sono il 18,9 % dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze; nella fascia di età di 13 anni sono il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine; gli adolescenti  (15 anni) sono il 9,9% dei ragazzi e il 9,2% delle ragazze.

Le caratteristiche del fenomeno

Per parlare di bullismo devono verificarsi tre condizioni: comportamenti di prevaricazione diretta o indiretta, reiterazione nel tempo di queste azioni, coinvolgimento degli stessi soggetti, di cui uno o alcuni, sempre in posizione dominante (bulli) ed uno o alcuni, più deboli e incapaci di difendersi (vittime). Inoltre, parliamo di un comportamento consapevole e volontario, perpetrato in maniera persistente, organizzata e opportunistica. Il bullismo può essere fisico o verbale, ma si sviluppa anche in tipologie maggiormente complesse, può essere infatti di tipo relazionale, manipolativo o elettronico. Il primo tipo consiste fondamentalmente nell’isolare la vittima dal punto di vista sociale, il secondo nel compromettere la sua reputazione e distorcerne i rapporti sociali e il terzo nel diffamarlo sulle piattaforme web.

Il contesto scolastico

Grandi protagonisti di questo fenomeno sono gli adolescenti e l’ambiente scolastico. È infatti nelle aule e nei corridoi di scuola che si consumano principalmente questi fenomeni, oltretutto spesso e volentieri vittima e bullo frequentano la stessa classe. Parliamo di un comportamento che coinvolge indiscriminatamente ragazzi e ragazze, con alcune differenze. Il bullo maschio è più portato alle prepotenze di tipo fisico poiché sente un bisogno maggiore di dimostrare il proprio ardimento fisico, solitamente forma grandi gruppi organizzati gerarchicamente che favoriscono un tipo di aggressione diretta. Le ragazze preferiscono formare gruppi più piccoli, basati su amicizie più strette, molto importanti soprattutto durante e dopo la pubertà per lo sviluppo psicosociale. Nelle ragazze si manifesta inoltre una maggiore inclinazione per la manipolazione, favorendo un’aggressività di tipo verbale o indiretta, intesa a condizionare i legami di amicizia.

Cyberbullismo e web

Capitolo a parte merita il cyberbullismo, fenomeno in crescita negli ultimi anni. Rispetto al bullismo tradizionale, in questo caso, ritroviamo un elemento aggiuntivo: l’anonimato da parte del persecutore. Le modalità di offesa possono variare dai commenti volgari (“flaming”) al ledere la reputazione della vittima sotto falso nome (“masquerade”) o rendere pubbliche informazioni personali (“outing”). Questi elementi possono emergere per via diretta, attraverso l’uso della messaggistica istantanea o indiretta con i social network. Un aspetto molto preoccupante del cyberbullismo è la perdita dei confini spazio-temporali che, invece, sono salvaguardati nel bullismo tradizionale. Se nel bullismo tradizionale infatti lo spazio fisico e geografico può far sentire al sicuro la vittima, online siamo sempre rintracciabili e potenzialmente attaccati.


Le gravi conseguenze

Come indica anche il Ministero della Salute, il fenomeno del bullismo è purtroppo associato a problemi di salute nel periodo adolescenziale che includono Disturbi d’ansia e dell’umore, ideazione suicidaria, autolesionismo e Disturbi da deficit di attenzione e da comportamento dirompente (Disturbo da deficit dibo oppositivo-provocatorio), ma è anche associato a un maggior rischio di soffrire di Disturbi correlati ad abuso e dipendenza da alcol e/o sostanze psicoattive.

Cosa dice la legge

La legge del 19 maggio 2017 ha istituito misure per la cancellazione dei contenuti offensivi diffusi online e per la protezione della privacy dei minori. Questa legislazione rappresenta un primo passo importante nella prevenzione e nel contrasto di questi fenomeni, promuovendo una maggiore consapevolezza e una cultura del rispetto tra i giovani. Nonostante sia fondamentale l’aspetto legislativo, gli ambiti di intervento più importanti sono sicuramente le famiglie e la scuola.

Prevenzione a scuola e...

Nell’ambiente scolastico possono essere attuate strategie preventive sull’allievo, sia di tipo educativo che attenzione/iperattività, Disturbo della condotta, Disturinterpersonale e sociocomunicativo. Altro ambito di intervento è il contesto, valorizzando le differenze individuali, l’aiuto e il supporto reciproco. Il ruolo dell’insegnante è fondamentale per rilevare e prevenire i segnali premonitori che attestino lo svilupparsi del fenomeno.

... in famiglia

Altro ambito in cui è necessario affrontare il bullismo, è il contesto familiare, in particolare nella capacità dei genitori di notare nel bambino quei campanelli d’allarme:

  • non porta a casa compagni di classe o coetanei;
  • non ha nessun amico per il tempo libero;
  • non viene invitato a feste;
  • ha paura di andare a scuola la mattina e per questo il più delle volte percorre il tragitto più lungo per recarvisi;
  • è inappetente, soffre di Disturbi allo stomaco e di Mal di testa;
  • ha il sonno disturbato (insonnia, frequenti risvegli, ecc.);
  • ha frequenti sbalzi d’umore: sembra infelice, triste e depresso e spesso manifesta irritazione e scatti d’ira; • perde oggetti o vestiti.

In conclusione

Ciò su cui tutti gli studiosi e i dati concordano è che per prevenire e combattere i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo è necessario un approccio multidisciplinare. Solo insieme famiglia, scuola e professionisti sanitari possono arrivare dove purtroppo le leggi, per quanto fondamentali, non riescono e probabilmente non riusciranno ad essere incisive.

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