In questo momento ci troviamo di fronte ad una situazione che potremmo definire “disastro collettivo”: i disastri sono eventi comuni e complessi in cui la quotidianità e gli aspetti che fino a quel momento erano certi, stabili e sicuri, diventano improvvisamente instabili.
La ricerca ha messo in evidenza come il trauma psicologico causato da disastri collettivi può interferire con le nostre funzioni sociali, cognitive ed emotive: il dolore e il trauma coinvolge non solo gli individui malati (o le persone in qualche modo legate alla persona malate) ma anche il gruppo e la comunità, in questo caso tutto il mondo.
Emergenza sanitaria collettiva
Il termine pandemia indica un tipo particolare di epidemia la cui diffusione è talmente ampia da interessare più aree geografiche diverse del mondo, con un alto numero di casi gravi e una mortalità elevata. Secondo l’OMS le condizioni per cui si possa verificare una vera e propria pandemia sono tre:
- la comparsa di un nuovo agente patogeno (ad esempio un virus o un batterio sconosciuti);
- la capacità di tale agente patogeno di colpire gli uomini, creando gravi patologie;
- la capacità di tale agente di diffondersi rapidamente per contagio oppure tramite un oggetto capace di trasformare patogeni trasferendoli da un individuo ad un altro per contatto
La paura, un sentimento comune
Una delle emozioni primarie che in questo momento prova una gran parte della popolazione mondiale è la paura: emozione primaria fondamentale per la nostra difesa e sopravvivenza che ci permette di metterci in salvo dai pericoli. Una limitata dose di allerta è necessaria per potersi attivare senza perdere lucidità. Ma in questi giorni abbiamo assistito ad un eccesso di allerta: un esempio ne è stato l’affollamento dei supermercati per il timore di non riuscire a rifornirsi di scorte alimentari, portando ad una concentrazione di molte persone in luoghi chiusi e aumentando la possibilità di favorire la diffusione del virus o quando in molti si sono messi in viaggio per rientrare presso i propri domicili.
Ma la paura può diventare panico o ansia generalizzata o ancora ipocondria.
Nel caso dell’ansia, un pericolo limitato e contenuto di contagio viene generalizzato percependo ogni situazione come rischiosa e allarmante; nel caso dell’ipocondria siamo invece in presenza di un’eccessiva preoccupazione e si percepisce ogni minimo sintomo come un segnale di coronavirus.
Oltre la paura
Oltre all’emozione della paura, vi sono altre possibili e comuni reazioni al coronavirus che possono durare alcuni giorni e/o alcune settimane:
- intrusività: immagini ricorrenti dell’evento che possono riguardare un vissuto personale o delle immagini viste in tv (ad esempio vedere i soccorritori con “tute d’astronauti” portare via un malato);
- evitamento: tentativo di evitare pensieri ed emozioni correlati al trauma;
- iperarousal: aumentata attivazione psicofisiologica ad esempio allerta alta a ogni nuova notizia;
- umore depresso e pensieri negativi.
Consigli per tutti
Nonostante la situazione, è importante seguire alcune indicazioni e consigli per affrontare e gestire le circostanze emergenziali al meglio delle proprie possibilità.
Per cominciare, scegliete due momenti al giorno per informarvi e fatelo solo tramite fonti ufficiali come il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità. Non è necessario esporsi continuamente alle informazioni poiché si rischia l’aumento di paura e stato di allerta.
Cercate inoltre di mantenere le abitudini ordinarie, riposatevi mantenendo il più possibili la regolarità del sonno e seguite le norme igieniche consigliate. È normale provare paura o agitazione: parlatene con i vostri cari o con qualcuno di cui ci si fida e state con le persone che potete frequentare e di cui vi fidate.
Avere un atteggiamento positivo aiuta non solo te stesso ma tutta la collettività.
Per distendere la mente possiamo fare attività fisica anche in casa, svolgere piccoli lavoretti, leggere un libro o occuparsi della casa.
Per le persone anziane valgono sostanzialmente le stesse indicazioni, con il rischio però di una maggiore solitudine, irritabilità o confusione: è bene mantenere i contatti, seppure virtuali, con la famiglia e gli amici e cogliere l’occasione per raccontare ai nipoti della propria infanzia e delle proprie esperienze.
Come affrontarlo con i bambini?
Anche i bambini stanno vivendo un periodo particolare ma raccontategli la verità, anche se in modo semplice, scegliendo immagini e informazioni adeguate per poter rendere comprensibile e rassicurante il contenuto. Spiegate loro che tanti Medici, Infermieri e forze dell’ordine molto capaci stanno lavorando costantemente per ripristinare sicurezza e dare aiuto agli ammalati. Permettetegli di mantenere abitudini piacevoli come gioco e attività scolastiche e trasmettete loro affetto, sicurezza e attenzione.
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