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Ansia, conoscerla per curarla

Autore: Dott.ssa Maria Teresa Merenda

Diverse opzioni terapeutiche ci permettono di fronteggiare efficacemente Ansia e tensione, rendendoci più sicuri di noi stessi 

Nella società attuale, che impone un tipo di vita frenetico, è quasi inevitabile dover fare i conti con un’emozione caratteristica dell’essere umano, l’Ansia.
Il termine Ansia deriva dal latino “anxia”, condizione di agitazione e di preoccupazione, e da “angere” che significa stringere, soffocare. È quindi definita come uno “stato di tensione emotiva” accompagnato anche da disturbi fisici, quali tensione muscolare, sudorazione e aumento della frequenza cardiaca.

Ansia e predisposizione allo stress

In epoca passata, il disturbo di Ansia è stato letto in termini di interiorità e la Psicologia parlava di disturbi di emotività riferendosi a ciò che potremmo definire oggi come “predisposizione allo stress”. Si tratta, in questo caso, della facilità con cui una persona si sente “modificata” interiormente in relazione a una situazione esterna. Ma quando l’emozione diventa un’abitudine su cui le circostanze esterne agiscono come un modulatore, si dovrebbe piuttosto parlare di uno stato di Ansia.
La Psicologia dinamica ed evolutiva ha permesso di dimostrare che le Ansie e gli stress di oggi si strutturano sulle Ansie e gli stress di ieri e che, logicamente, la “predisposizione allo stress” e la modalità con la quale oggi l’organismo manifesta la risposta d’Ansia dipendono in buona misura dalla quantità e qualità degli stress vissuti fin dal primo momento della nostra esistenza.

Le diverse forme

L’Ansia viene considerata come una condizione presente in ogni essere umano che si esprime lungo un continuum i cui estremi sono indicati in “normale” (o “adattiva”, in questo caso l’Ansia rappresenta la risposta di adattamento da parte dell’organismo in una determinata situazione) e “patologica” (o “disadattiva”, risultando ingestibile per la persona che la vive, compromettendone il benessere). Inoltre, l’Ansia si differenzia dalla paura (in quanto relativa ad un pericolo reale e specifico), dalla fobia (paura e spesso invalidante) e dal panico (esperienza di paura improvvisa o stato di terrore con vissuto di perdita di controllo o di morte imminente).
Possiamo quindi identificare due forme di Ansia: la prima prodotta dall’impossibilità di manifestare l’aggressività o la paura; la seconda più legata all’impossibilità di lasciarsi andare ad un piacere, vissuto come pericoloso o colpevolizzante.

Come si manifesta?

L’Ansia rappresenta si manifesta attraverso tre sistemi o canali di risposta:

  • sistema fisiologico, con sintomi fisici come sudorazione e tachicardia;
  • sistema comportamentale, con azioni e comportamenti che evidenziano uno stato di agitazione osservabile oggettivamente;
  • sistema cognitivo, con pensieri di pericolo, preoccupazioni, aspettative negative.

In questo articolo ci occupiamo della sintomatologia psico-fisica e cercheremo di capire quali possano essere le sue manifestazioni, come intervenire nell’immediato per affrontare un attacco di Ansia e quali terapie psicologiche siano più efficaci per la gestione del problema a lungo termine.

Innanzitutto... rilassarsi!

Un primo intervento sui sintomi dell’Ansia è certamente il rilassamento che rappresenta uno stato del nostro essere nel quale non solo i nostri organi vitali si rilasciano a fondo ma anche e soprattutto la nostra mente rallenta i suoi processi, riducendo al minimo il campo della coscienza. Subentra così un piacevole stato di calma, la fatica e le tensioni si sciolgono, si ripristina l’armonia. Ma quali sono le procedure da adottare per ottenere questo stato di distensione? Vediamole insieme.



La Respirazione Profonda

Da bambini esercitavamo spontaneamente la Respirazione Addominale Profonda; poi, con gli anni, tensioni, paure, rabbia e Ansie hanno prodotto apnee che, via via, hanno ridotto questa nostra naturale capacità.
Il respiro e i suoi ritmi si modificano quando cambia il nostro stato d’animo, il nostro sentire. Intervenendo intenzionalmente sul controllo del nostro respiro possiamo ottenere importanti risultati: respirando al ritmo tipico di uno stato di rilassamento ci possiamo realmente rilassare; respirando con il ritmo tipico del momento in cui si passa dalla veglia al sonno, ci possiamo addormentare realmente.
Le tecniche basate sull’attenzione al respiro sono semplici e molto efficaci; possono essere praticate da tutti, ovunque e anche durante una qualsiasi attività quotidiana.
Le procedure finalizzate al ripristino della corretta respirazione insegnano ad inspirare lentamente, profondamente con il naso, gonfiando l’addome e poi, dopo aver trattenuto l’aria, ad espirare, sempre lentamente, comprimendo i muscoli addominali. Se si pratica con regolarità, questo tipo di respirazione costituisce un mezzo efficace per fronteggiare situazioni di tensione mentre, al contrario, una insufficiente respirazione debilita il nostro corpo rendendolo incapace di reagire adeguatamente.

Il Training Autogeno

Definito come “auto-distensione da concentrazione psichica”, il Training Autogeno consente di ottenere modificazioni nella tensione neuro-muscolare, nello stato cardio-circolatorio, nelle funzioni respiratorie e viscerali e nello stato psicologico.
Attraverso l’auto-distensione si ottiene il progressivo rilasciamento muscolare e l’eliminazione delle tensioni neuropsichiche con le conseguenti regolazioni neurovegetative: diminuisce il bisogno di ossigeno, il respiro si fa sempre più calmo, il battito cardiaco rallenta, la temperatura corporea aumenta, la pressione sanguigna si normalizza.
Nella versione completa proposta dall’ideatore del metodo (J.H. Schultz), la tecnica si compone di due serie di esercizi: nella prima serie (inferiore o somatica) la concentrazione mentale è rivolta a particolari sensazioni corporee, con la visualizzazione delle parti del corpo coinvolte nel processo di distensione psico-fisica; mentre nella seconda serie (superiore o psichica) è necessaria la completa padronanza degli esercizi “inferiori” per consentire visualizzazioni e rappresentazioni mentali in stato di totale rilassamento.
Per apprendere il Training Autogeno è necessario sottoporsi ad un allenamento costante che inizialmente va praticato con la guida di un esperto.

Il Rilassamento Muscolare Progressivo

Si tratta di una tecnica basata sull’alternanza di esercizi di contrazione/rilassamento di alcuni gruppi muscolari. Richiede una fase di apprendimento guidata dal Terapeuta allo scopo di acquisire l’abilità di saper ottenere un buon controllo dei muscoli e la capacità di allentare rapidamente le tensioni e le contrazioni muscolari che si avvertono. La distensione muscolare si diffonde successivamente al sistema cardiovascolare e neurovegetativo, consentendo all’organismo di ripristinare l’equilibro alterato da fattori di stress psico-fisiologici. Terminata la fase di addestramento (durante la quale è importantissimo curare la Respirazione Addominale Profonda), la tecnica consente di riuscire ad ottenere autonomamente uno stato di rilassamento in breve tempo senza agire realmente sui muscoli ma solo immaginando di rilassarli.

La Terapia Cognitivo Comportamentale

Nei disturbi d’Ansia, le procedure terapeutiche cognitive e comportamentali costituiscono un intervento di provata efficacia sperimentale, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità hanno definito la Terapia Cognitivo Comportamentale il trattamento elettivo per la cura di questi disturbi.
Tra i fondamenti della Psicoterapia Cognitivo Comportamentale c’è questo principio: non sono i fatti, gli eventi a procurarci sofferenza ma la nostra interpretazione dei fatti, cosa noi pensiamo di quello che ci succede. In particolare, per quanto riguarda le manifestazioni ansiose, alla base vi è la tendenza a sopravalutare le difficoltà che una situazione presenta e a sottostimare le proprie capacità e possibilità di fronteggiarle.
La Terapia Cognitivo Comportamentale per il trattamento dei disturbi d’Ansia si avvale di procedure che intervengono sui seguenti aspetti:

  • psicofisiologico, con tecniche quali la Respirazione Profonda e le diverse pratiche di Rilassamento;
  • comportamentale, con cambiamenti nei comportamenti e nelle abitudini disfunzionali che contribuiscono a mantenere il disturbo;
  • cognitivo, attraverso modifiche nel modo di interpretare le situazioni negative e nella valutazione delle proprie risorse, per superare il divario tra questi eventi e la capacità di affrontarli in maniera efficace.

Insomma passare da “non ce la faccio” a “ce la posso fare” e, perché no, “ce la voglio fare”.

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