Stampa questa pagina

Clamidie, le nemiche della fertilità

Autore: Prof.ssa Maria Paola Landini

Le infezioni causate dalle Clamidie possono causare danni permanenti agli organi riproduttivi della donna

L’informazione è sempre scarsa, i giovani poco attenti, e le malattie sessualmente trasmesse, mai messe veramente sotto controllo, sono in deciso aumento nella fascia giovanile, sempre più a rischio e sempre meno informata. Le cause di infezioni sessualmente trasmesse più sottovalutate sono proprio quelle meno conosciute come le Clamidie, la Candida e la Gardnerella, che causano infezioni che possono evolvere e comportare gravi rischi per la salute, soprattutto delle donne.
In questo articolo l’attenzione viene posta sulle Clamidie, le più diffuse e le più pericolose.

Le Clamidie

Questi microrganismi sono batteri molto piccoli di forma tondeggiante, immobili, che vivono all’interno delle cellule animali, in quanto non hanno la capacità di produrre l’energia che serve al loro metabolismo. Sono pertanto dei parassiti “energetici” obbligati di cellule più grandi e più complete. Le Clamidie hanno un caratteristico ciclo di sviluppo, unico nell’ambito dei batteri, che è caratterizzato dall’alternanza di due forme molto diverse, il corpo elementare di piccole dimensioni, che è capace di sopravvivere nell’ambiente esterno ed è infettante, e il corpo reticolare, di maggiori dimensioni, in grado di duplicarsi, ma non di sopravvivere nell’ambiente extracellulare e di infettare la cellula ospite.
Tre sono le specie appartenenti al genere Chlamydia: Chlamydia trachomatis, Chlamydia pneumoniae e Chlamydia psittaci.
Il genere Chlamydia trachomatis è, tra questi generi, l’unico che circola esclusivamente nella specie umana, in particolar modo nella popolazione sessualmente attiva. Infatti, dei 15 sierotipi conosciuti e denominati con le lettere dell’alfabeto, alcuni (DK) sono responsabili di infezioni genitali umane molto diffuse. Dati recenti fanno ritenere che le infezioni causate da questi batteri siano una delle malattie trasmissibili sessualmente più diffuse al mondo, con una prevalenza del 16-38% nelle donne e del 30-50% nei maschi.  L’infezione colpisce principalmente gli adolescenti e i giovani nella fascia d’età tra i 20 e i 26 anni. Secondo una ricerca condotta nel nostro Paese, sembra che siano addirittura il 15% le ragazze in quella fascia d’età che hanno contratto l’infezione. 


Nell’uomo

Nell’uomo, il sospetto di infezione da Clamidie può sorgere quando vengono avvertiti bruciore e difficoltà a urinare, accompagnati da secrezione purulenta. Il processo infettivo resta generalmente circoscritto all’uretra anteriore ma, in una piccola percentuale di casi, può estendersi anche all’uretra posteriore, alla prostata, in casi rari all’epididimo. Queste complicanze possono portare alla sterilità. È importante sottolineare che circa il 40% dei soggetti colpiti sono asintomatici poiché si instaura un equilibrio fra l’ospite e il parassita.

Nella donna

Nella donna l’infezione è localizzata primariamente alla cervice e alla porzio, ma spesso anche all’uretra. Dalla cervice l’infezione può risalire nella cavità uterina e propagarsi alle tube, alle ovaia ed anche al peritoneo. L’interessamento delle tube, delle ovaia e, in modo variabile, del peritoneo definisce il quadro della malattia infiammatoria pelvica che è una condizione molto seria e richiede cure mediche immediate. Essa può causare danni permanenti agli organi riproduttivi della donna e può portare dolore pelvico cronico, un rischio alto di gravidanza extrauterina, poliabortività e sterilità. I danni alle tube di Fallopio (Salpingiti), che derivano in oltre il 10% dei casi di infezione da Clamidie nelle donne, rappresentano la causa più comune di infertilità femminile. I più comuni disturbi avvertiti sono i dolori durante i rapporti sessuali, secrezioni vaginali anomale, cistiti ricorrenti, perdita di sangue tra una mestruazione e l’altra, febbre moderata, pruriti genitali o dolori nel basso addome che compaiono solamente quando l’infezione è in fase avanzata. Quasi l’85% delle donne con infezione da Clamidie sono, però, prive di sintomi. E questo è il motivo principale per cui l’infezione è così diffusa. L’infezione da Clamidie, soprattutto se non curata e, quindi, protratta nel tempo, pare inoltre facilitare la trasmissione di HIV e aumentare nelle donne il rischio di contrarre infezioni da parte di quei genotipi di Papillomavirus coinvolti in neoplasie cervicali intraepiteliali.

Nel neonato

Il neonato partorito per via vaginale da una donna affetta da un’infezione da Clamidie alla cervice ha il 60-70% delle possibilità di contrarre l‘infezione durante il passaggio nel canale di parto. Circa il 25-50% dei neonati esposti a tale rischio svilupperà una Congiuntivite ed il 10-20% svilupperà una Polmonite interstiziale.
La Congiuntivite insorge in genere tra il 5° ed il 14° giorno di vita.
La sintomatologia è caratterizzata dalla comparsa di essudato mucopurulento e da edema delle palpebre. Può associarsi Otite o Rinite. Il decorso senza terapia è prolungato, con esacerbazioni spontanee. L'esito di solito è benigno, tuttavia possono residuare cicatrici congiuntivali e micropanno corneale; tali esiti non si verificano se viene instaurata una terapia adeguata.
La Polmonite da Clamidie costituisce una delle più comuni forme di Polmonite nei primi 6 mesi di vita. Insorge generalmente tra la 3° e la 12° settimana di vita e può avere quadri clinici molto diversi. Accanto a forme benigne, la cui frequenza può essere sottostimata per la difficoltà delle diagnosi, vi sono forme gravi, più frequenti nei neonati pretermine, a insorgenza più precoce con quadro di grave insufficienza respiratoria. L'evoluzione è di solito favorevole; tuttavia se il trattamento non è adeguato, il decorso è molto prolungato (3-8 settimane). 


 

È importante la diagnosi

È molto importante, quindi, riuscire a tenere sotto controllo l’infezione nella popolazione maschile e femminile; per riuscire in questo intento non si può prescindere da una corretta diagnosi microbiologica poiché l’anamnesi e l’esame obiettivo non sono sufficienti per risalire all’origine del problema, elemento fondamentale per una idonea terapia. L’accertamento diagnostico viene raccomandato non solo in tutti gli uomini e le donne che presentano sintomi di infezioni genitali, ma anche nelle donne non sintomatiche e nel loro partner sessuale. Il test andrebbe ripetuto almeno una volta l’anno a tutte le persone sessualmente attive non monogame.
Poiché le infezioni da Clamidie, in percentuali variabili fino al 40% dei casi, risultano associate all’infezione da Gonococco (Neisseria gonorrhoeae, altro importante patogeno di infezioni sessualmente trasmesse, clinicamente difficili da distinguere da quelle causate da Chlamydia trachomatis) un corretto approccio diagnostico di infezioni purulente sessualmente trasmesse dovrebbe sempre tenere presenti entrambi i patogeni.
Numerosi sono i test che il laboratorio di Microbiologia ha a disposizione per ricercare la presenza di Clamidie e Gonococco; negli ultimi anni è stata però introdotta, con indiscutibili vantaggi, la ricerca contemporanea del genoma dei due microrganismi (Clamidia e Gonococco) mediante una tecnica molecolare detta Real Time PCR. Il test è rapido, sensibile e specifico. Il materiale su cui il test viene effettuato non è più il tampone vaginale o uretrale, fastidioso per i Pazienti, ma l’urina della prima mattina raccolta in un idoneo contenitore sterile facilmente acquistabile in farmacia.

Come curarsi

La terapia consiste nella somministrazione di tetraciclina 250-500 mg, 4 volte al dì per 7-14 giorni. Se ci sono controindicazioni all’uso delle tetracicline, si può somministrare eritrocina 500 mg per 4 volte al dì per 14 giorni. Se a un Paziente viene diagnosticata l’infezione da Clamidie, tutti i partner sessuali recenti di quella persona devono essere informati, sottoposti al test ed eventualmente trattati.

Evitare il contagio

Non sono attualmente disponibili vaccini, anche se alcuni sono oggi in fase di sperimentazione.
La prevenzione si basa, quindi, su norme comportamentali e sulla diagnosi e terapia precoci. È indispensabile che tutti, ma soprattutto i giovani, facciano molta attenzione al loro partner sessuale e utilizzino sempre il profilattico fin dall'inizio del rapporto possibilmente aumentando la protezione con una crema spermicida e battericida (compatibile con il profilattico). Sarebbe anche auspicabile che, dopo aver avuto un rapporto con un partner nuovo, ci si sottoponesse ad una visita da parte di uno Specialista in malattie veneree.
È anche molto importante che in ogni famiglia si parli apertamente di precauzioni, di sesso e di malattie sessualmente trasmesse e si agisca di conseguenza. Anche se a un genitore può risultare difficile dare un preservativo in mano a un figlio quindicenne, questo gesto potrebbe salvare il quindicenne da infezioni rischiose per se stesso e per la comunità.

Cron Job Starts