Autore: Dott. Salvatore Cardellicchio

Terapia a base di Vareniclina

Si tratta di una sostanza che agisce come agonista parziale e antagonista parziale dei recettori nicotinici, avendo come effetto sia la riduzione del desiderio di fumare e del piacere legato al fumo che la riduzione dei sintomi di astinenza
Talvolta la nicotina della sigaretta rimasta in circolo può dare una sensazione di nausea che aiuta il fumatore a fare a meno della sigaretta.
Il trattamento dura 3 mesi, con possibilità di prolungarlo per ulteriori 3 mesi. È necessaria la prescrizione medica e la cessazione del fumo può avvenire gradualmente entro i primi 10 giorni dall’inizio della terapia. Occorre fare attenzione per coloro che soffrono di sindrome depressiva o ipertensione arteriosa non controllate. L’effetto collaterale più frequente è la nausea. È inoltre controindicato in gravidanza e allattamento in quanto non vi sono studi specifici.
Da qualche anno è disponibile in Italia anche un prodotto galenico, la Citisina, un alcaloide di origine vegetale, con un meccanismo di azione simile alla Vareniclina, ma con una durata d’azione più breve, che ha il pregio di costare meno rispetto agli altri trattamenti.
Il costo dei farmaci antitabagici in effetti rappresenta un problema per molti fumatori, anche se equivale al costo di un pacchetto di sigaretta al giorno, e sarebbe pertanto auspicabile la possibilità di un rimborso da parte del SSN.

Sigarette elettroniche (e-cig)

Fermo restando che non si tratta di vapore innocuo ma dell’inalazione di sostanze nocive, anche se in quantità minore rispetto a quelle inalate con le sigarette, gli studi al momento non hanno evidenziato risultati soddisfacenti.
In alcuni casi potrebbero essere utilizzate, con l’obiettivo di riduzione del danno. Esiste comunque il grande rischio che siano utilizzate in aggiunta alle sigarette e soprattutto come prima via di accesso alle dipendenze da parte di giovani e giovanissimi.

Approcci psicologici  e motivazionali

Tali metodologie si sono dimostrate efficaci nell’indurre la cessazione del fumo, soprattutto se ad integrazione di trattamenti farmacologici. 
In particolare la Terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è una forma di Psicoterapia di breve durata, orientata al presente e concreta. La TCC viene largamente utilizzata nel trattamento delle Dipendenze da Sostanze Psicoattive in quanto è stato dimostrato che permette la modifica dei comportamenti che inducono la dipendenza dalla sigaretta, facilitando il controllo dei processi psicologici connessi con l’acquisizione e il mantenimento dell’abitudine di fumare. L’approccio cognitivo-comportamentale alle Dipendenze riconosce il Tabagismo come un comportamento acquisito attraverso un insieme complesso di dinamiche, mantenuto tramite il condizionamento e l’apprendimento sociale. Tale terapia può fornire un aiuto al Paziente nel capire quali sono le variabili che mantengono il proprio comportamento errato. Attraverso l’utilizzo di tecniche quali il “problem solving” o il rilassamento, la persona sarà in grado di incrementare le proprie motivazioni al cambiamento. Queste tipologie di terapia possono essere effettuate anche in modalità di gruppo che presenta alcuni vantaggi rispetto a quella individuale in quanto più economica e soprattutto consente di sfruttare le specifiche dinamiche psicologiche di gruppo all’interno della relazione terapeutica. Comunque sia e qualsiasi sia l’aiuto che possiamo dare per smettere di fumare, occorre essere consapevoli che tutti questi trattamenti possono essere in grado di ridurre il desiderio di fumare, di attenuare i sintomi d’astinenza, anche di indurre meno piacere nel fumo, ma rimangono sempre e soltanto un ausilio. Ciò che fa smettere di fumare rimane l’allontanamento dall’ultima sigaretta fumata, la determinazione a liberarsi da una vera e propria schiavitù, il non sottovalutare il rischio di ricaduta che viene innescato da una sola inalazione.
È necessario avere la consapevolezza che smettere di fumare può voler dire rinunciare ad un piacere, ma ciò non significa rinunciare ad una cosa buona. In realtà si tratta di liberarci da una cosa cattiva per se stessi e per il proprio organismo. 

 


« Pagina precedente 2/2 Pagina successiva