Stress e tumori, quale relazione?

Autore: Dott.ssa Luisa Merati

 

Stress emozionale e linfociti

I linfociti “natural killer” sono ritenuti un importante strumento di difesa dell’organismo contro il Cancro.
Essi rappresentano una popolazione linfocitaria distinta da quella B e T; si trovano nel sangue periferico di ogni individuo e sono dotati di attività citotossica spontanea contro “cellule bersaglio”, senza aver bisogno di incontri precedenti con l’estraneo, cioè senza bisogno di precedente sensibilizzazione.
Questa attività si svolge principalmente attraverso la divisione delle “cellule bersaglio”; rappresentando quindi un mezzo fondamentale della immunosorveglianza.
E’ suggestivo rilevare come vari studi nell’animale e nell’uomo abbiano riscontrato una depressione dell’attività delle cellule “natural killer” in varie condizioni di stress emozionale. In particolare una ridotta attività dei linfociti “natural killer” è stata osservata in soggetti in stato di lutto per la morte di una persona cara.

Lo stile di reazione alla malattia

Il fattore emozionale risulta poi determinante anche sul decorso della malattia. È nell’esperienza di ogni Medico il Paziente che “non reagisce e si lascia morire”. L’altro lato dello stesso problema è rappresentato dai casi di miracolose regressioni di Tumori inoperabili o in fase avanzata per cui la scienza aveva formulato prognosi infausta.
La valutazione della sopravvivenza nel tempo ha dimostrato che l’adozione di meccanismi di tipo combattivo si associa ad una migliore prognosi rispetto ad altri modelli di reazione (fatalismo, disperazione).

Le relazioni d’aiuto

La mortalità per Cancro si associa a situazioni caratterizzate da scarso supporto sociale quale il vivere soli, la mancanza di una famiglia o di un coniuge, l’isolamento sociale. Ugualmente la vedovanza, la mancanza di sostegno da parte di una figura di riferimento vicina sul piano emozionale oltre all’isolamento sociale, si associano a bassa sopravvivenza.
In questa situazione la presenza di sintomi di sofferenza psichica, l’utilizzo di meccanismi di difesa e di reazione basati sull’inerzia, la disperazione e il fatalismo, l’incapacità ad esprimere le emozioni, e anche a comunicare e a chiedere aiuto, si inseriscono in un più ampio quadro di grave disagio in cui le possibilità di sopravvivenza si riducono notevolmente.
Un sistema di relazioni interpersonali e un ambiente in cui sia possibile manifestare i propri bisogni e chiedere aiuto è quindi un importante fattore positivo nell’evoluzione della malattia. In questo senso la Psicoterapia può giocare un ruolo determinante, può infatti favorire una migliore reazione alla malattia; può inoltre contribuire a migliorare lo stato emozionale del Paziente, influenzando i sistemi psiconeuroendocrino e psicoimmunologico, favorendo così la normalizzazione del sistema immunitario e il conseguente miglioramento della prognosi.

 


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