Autore: Dott. Giovanni D’Ippolito

 

Il controllo specialistico

È necessario sottolineare l’importanza che riveste la visita ginecologica nell’ambito della preservazione e cura della salute della donna, durante la quale possono essere diagnosticate, tra le altre, anche le malattie che possono compromettere la Fertilità della donna, come l’Endometriosi e la Sindrome dell’Ovaio Policistico.
La Sindrome dell’Ovaio Policistico è un disturbo ormonale che include la presenza di almeno due delle tre seguenti condizioni: anovulazione (ciclo mestruale in cui manca il rilascio di un ovocita da parte dell’ovaio), con conseguenti amenorrea e infertilità anovulatoria; eccesso di ormoni androgeni, che può manifestarsi con acne, irsutismo e disturbi dell’umore; presenza di cisti ovariche multiple dalla caratteristica disposizione a “collana di perle”.
L’Endometriosi consiste, invece, nella presenza di tessuto endometriale al di fuori dell’utero, colpendo principalmente ovaie, tube, legamenti utero-sacrali, retto, intestino, vescica e peritoneo. Questo tessuto, analogamente all’endometrio eutopico, risponde agli stimoli ormonali e si comporta analogamente causando uno stato infiammatorio cronico e formazione di tessuto cicatriziale e aderenze che, oltre a danneggiare gli organi, ne distorcono l’anatomia. I sintomi più frequenti sono dolore mestruale e durante i rapporti sessuali, diarrea o stitichezza. Proprio a causa della sintomatologia subdola, la diagnosi è spesso tardiva e con un ritardo diagnostico medio di circa 9-10 anni, il rischio di riscontrare quadri già gravi e con irreparabili danni all’apparato riproduttivo aumenta.

Quando iniziare gli accertamenti?

Al fine di individuare la presenza di eventuali ostacoli al concepimento si considera giustificato iniziare gli accertamenti dopo 12 mesi di rapporti mirati e non protetti. Nelle donne over 35 e in presenza di fattori di rischio, come ad esempio pregressa Malattia Infiammatoria Pelvica ed Endometriosi, questo limite si riduce a 6 mesi.
Il concetto più importante rimane, comunque, quello che una programmazione familiare tempestiva è determinante per una donna (e per la coppia in generale) in quanto il successo riproduttivo si riduce progressivamente con l’avanzare dell’età. Questo vale sia nel concepimento naturale, sia nel concepimento mediante tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA).

Gli esami previsti

Negli ultimi anni, con l’avanzare delle tecnologie e con l’intensificarsi dell’attività di ricerca, nella pratica clinica sono stati introdotti due importanti novità: l’Ecografia 3D e il dosaggio dell’ormone antimülleriano (AMH). La prima risulta molto utile nella determinazione delle malformazioni uterine, nell’analisi e nella mappatura dei miomi uterini, che in base alla loro sede e dimensioni possono rappresentare un importante ostacolo alla gravidanza.
L’AMH, invece, rappresenta il marker attualmente più affidabile, insieme all’AFC (o conta follicolare antrale, metodica ecografica), della riserva ovarica, che è la quantità di patrimonio follicolare presente nelle ovaie in quel determinato momento in cui viene eseguito l’esame. Il suo dosaggio quantitativo avviene attraverso un prelievo ematico indipendentemente dalla fase del ciclo mestruale e il suo decrescere a livelli minimali si correla a un ridotto numero di follicoli ovarici, quindi ad una diminuita possibilità che si instauri una gravidanza.
Un accenno, infine, sullo studio della pervietà tubarica (che è la condizione necessaria affinchè si verifichi il corretto impianto dell’embrione o il meccanismo della fecondazione), che negli ultimi anni si è avvalsa soprattutto della Sonoisterosalpingografia (SHSG), una metodica ecografica che viene spesso richiesta nell’ambito dello studio delle cause di Infertilità della donna.

Le terapie farmacologiche e chirurgiche

Se la causa dell’Infertilità è legata a disturbi dell’ovulazione, esistono terapie farmacologiche in grado di stimolare le ovaie e di indurre l’ovulazione.
Quando invece le cause sono legate a malattie come polipi, fibromi, anomalie uterine ed Endometriosi, le terapie previste sono di tipo chirurgico e prevedono soprattutto l’uso di tecniche endoscopiche minimamente invasive come l’Isteroscopia e la Laparoscopia.

Le tecniche di Procreazione Assistita

La PMA si propone come insieme di tecniche mediche, chirurgiche e di laboratorio che prevedono l’utilizzo di farmaci per stimolare in maniera controllata le ovaie a produrre un certo numero di gameti (ovociti). Nelle tecniche di I livello, come l’Inseminazione Intrauterina (IUI), gli ovociti vengono inseminati attraverso l’introduzione del seme maschile nella cavità uterina in un momento ben preciso identificato attraverso il monitoraggio ecografico dell’ovulazione, ciò per favorire l’incontro spontaneo dei due gameti nel corpo femminile.
Nelle tecniche di II e III livello, invece, la fertilizzazione degli ovociti avviene in laboratorio. Le tecniche FIVET (Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer) e ICSI (Iniezione Intracitoplasmatica dello Spermatozoo), rispetto a quelle di I livello, prevedono una stimolazione farmacologica controllata delle ovaie con l’intento di produrre un più alto numero di follicoli (quindi di ovociti), che vengono prelevati per via eco-guidata attraverso un ago montato su una sonda transvaginale e inseminati in vitro con gli spermatozoi. Una volta ottenuti, gli embrioni vengono trasferiti in utero.
La PMA, infine, attraverso le tecniche di preservazione della Fertilità offre oggi la possibilità di posticipare la maternità a tutte le donne che desiderano farlo per ragioni economiche, sociali, lavorative o di salute, donando loro la speranza di poter essere un giorno delle mamme, nonostante tutto.


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