Labirintite, una questione di equilibrio

Autore: Dott. Giacinto Asprella Libonati

Spesso associata alla perdita improvvisa di equilibrio, in realtà la Labirintite ha molteplici cause oggi ben diagnosticabili 

Nel linguaggio comune il termine Labirintite è associato all’idea di Vertigine, con perdita improvvisa dell’equilibrio e invalidante sensazione di vedere il mondo girare, spesso associata a sintomi come nausea, vomito, sudorazione, pallore. In realtà si tratta di una disfunzione a carico delle strutture dell’orecchio interno, il labirinto, dove hanno sede l’organo dell’udito nella chiocciola, e l’organo dell’equilibrio nel vestibolo.
Le cause di Vertigine acuta sono molteplici e oggi ben conosciute e definite in un campo della Medicina che si chiama Vestibologia. Il Vestibologo è un Otorinolaringoiatra che si dedica a questo settore, dispone delle conoscenze e dei mezzi diagnostici per inquadrare in maniera corretta i disturbi dell’equilibrio.
Le cause di Vertigine possono essere periferiche, quando il problema risiede nell’orecchio interno e quindi nel vestibolo, o centrali, quando sono coinvolti i centri nervosi (tronco encefalo e cervelletto) deputati all’elaborazione dei segnali provenienti dai due labirinti, che verranno poi integrati con altre informazioni sensoriali.

Vertigine periferica e manovre liberatorie

La causa in assoluto più frequente di Vertigine periferica è la Vertigine Parossistica Posizionale Benigna (VPPB), dovuta ad un disturbo meccanico periferico del labirinto: piccoli cristalli di carbonato di calcio, gli otoliti, distaccatisi dalle macule vestibolari (formazioni in cui hanno sede i recettori sensoriali sensibili all’accelerazione di gravità), galleggiando nel liquido che riempie le cavità del labirinto, si impegnano nei canali semicircolari, rendendoli così sensibili alla gravità e generando vertigine, violenta e transitoria, ai cambiamenti di posizione del capo, appunto una Vertigine “parossistica posizionale”.
La Vertigine si accompagna, tipicamente, a movimenti automatici e involontari degli occhi definiti “nistagmo”, la cui interpretazione consente al Vestibologo di fare diagnosi di VPPB e di curare immediatamente il Paziente, sottoponendolo alle cosiddette “manovre liberatorie”. Queste ultime sono movimenti che lo Specialista fa compiere al Paziente sul lettino da visita, atti a guidare gli otoliti fuori dal canale semicircolare interessato, ottenendo così la risoluzione immediata della vertigine. Inoltre, l’utilizzo del Videonistagmoscopio, strumento che consente di guardare su di un monitor gli occhi ingranditi del Paziente, permette di ottenere elevatissime percentuali di risoluzione di questa frequente causa di Vertigine già dal primo trattamento.
L’interesse del mondo scientifico è oggi proiettato sulla prevenzione di questa diffusissima forma di Vertigine, e sui rapporti della sua ricorrenza con la carenza di vitamina D, importante nel fissare il calcio nelle ossa, ma probabilmente, anche negli otoliti costituiti da carbonato di calcio.

L’Emicrania vestibolare

Altra causa di Vertigine ricorrente, ancora non sufficientemente conosciuta, è l’Emicrania, cioè un disturbo neurologico complesso, attribuito ad un insieme di fattori ambientali e genetici, i cui due sintomi principali sono la Cefalea ricorrente e la Vertigine ricorrente. Quest’ultima è definita “Emicrania Vestibolare” ed ha caratteri clinici ben noti e riconoscibili dal Vestibologo.
La terapia è farmacologica ed è mirata sia alla prevenzione, per diradare la frequenza e l’intensità delle crisi, sia alla cura degli attacchi acuti.
Da studi recenti emerge che l’Emicrania vestibolare sia come frequenza la seconda causa di Vertigine; inoltre, nei soggetti emicranici la stessa Vertigine Parossistica Posizionale Benigna ha maggiore incidenza rispetto alla popolazione non emicranica.

La Malattia di Menière

La terza causa di Vertigine ricorrente è la Malattia di Menière. Quest’ultima associa nella crisi acuta, la cui durata varia dai 20 minuti alle 12-24 ore, altri due sintomi caratteristici: l’abbassamento transitorio dell’udito (Ipoacusia), che ritorna normale alla risoluzione della crisi, e l’Acufene, un forte ronzio nell’orecchio colpito. Il meccanismo causale è attribuito ad uno scompenso nel ricambio dei liquidi all’interno del labirinto con crisi che ne aumentano la pressione.
La Malattia di Menière purtroppo accompagna il Paziente a vita, presentando fasi diverse, con differente incidenza delle crisi. In fase attiva è altamente invalidante, per frequenza, intensità e imprevedibilità delle crisi. La terapia è farmacologica, ma la regolarità nello stile di vita e nelle norme dietetiche possono aiutare molto al controllo della sintomatologia. Infine, affinità rilevanti sono state sottolineate dai Ricercatori fra Malattia di Menière ed Emicrania. 


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