Intestino infiammato, dalla diagnosi alle cure

Autore: Dott. Francesco Neri Bortoluzzi

Malattia di Crohn, quali sintomi?

I sintomi della malattia dipendono dalla zona dell’intestino interessata: diarrea cronica, per più di sei settimane, difficoltà a evacuare regolarmente, dolore addominale, anche continuo, gonfiore addominale, a volte mal di stomaco. La malattia comporta anche febbre, debolezza, stanchezza, malessere generale, perdita dell’appetito e calo di peso.
Sia chiaro, non va sempre così male, anzi, spesso i sintomi di esordio sono dolore addominale, alvo alternante e gonfiore addominale. Di fatto non così diverso da quanto riferiscono ogni giorno ai propri Medici tantissime persone che soffrono di Sindrome dell’intestino irritabile (Colite). Da qui la difficoltà di scegliere esami diagnostici adeguati: il lavoro del Medico, e del Gastroenterologo in particolare, non può che essere quello di cogliere eventuali segni o sintomi di allarme e valorizzarli con accertamenti diagnostici dedicati. Per quel che concerne la Malattia di Crohn, pur restando il ruolo essenziale della Colonscopia, vanno considerate pure Ecografie, TAC e Risonanza addominali, a volte la Gastroscopia. Il tutto ovviamente preceduto da esami non invasivi, ematici o fecali in prima battuta, ad indirizzare il percorso migliore. Questo spiega perché per questa malattia il ritardo diagnostico possa essere assai più rilevante, a volte anche di anni, malgrado i numerosi passi avanti degli ultimi tempi.

L’andamento clinico

Entrambe le malattie possono avere periodi di latenza alternati a fasi di riaccensione dell’infiammazione. Quando l’infiammazione intestinale si riacutizza compaiono anche sintomi cosiddetti sistemici quali febbre, dimagramento, stanchezza, inappetenza e perdita di peso. La Malattia di Crohn può complicarsi con la formazione di stenosi (restringimenti del lume del tratto di intestino colpito fino all’occlusione intestinale), fistole (comunicazioni tra intestino e cute o fra organi addominali) o ascessi, che spesso portano ad interventi chirurgici.
Complicanza tipica, ma in realtà poco frequente, della Rettocolite ulcerosa è invece il Megacolon tossico (quadro acuto di dilatazione del colon che spesso necessita di intervento chirurgico); nella maggior parte dei casi, peraltro, la malattia presenta andamento alterno, con periodi anche lunghi di benessere alternati a fasi di attività. Entrambe le malattie, invece, sono considerate a rischio di sviluppare Tumori del colon per cui vi è indicazione a controlli endoscopici periodici.

La terapia

Non esiste, al momento, una cura definitiva per queste malattie. La terapia farmacologica mira a trattare i sintomi e a limitare l’infiammazione; si ricorre alla Terapia chirurgica quando, a causa di ostruzione, fistole o gravi emorragie, non resta che asportare il tessuto lesionato. Nel caso della Malattia di Crohn, la Chirurgia non guarisce la malattia che tende a ripresentarsi nelle porzioni di intestino restanti; per la Colite ulcerosa è invece risolutiva, asportando tutto il colon ed eliminando così l’organo aggredito.
I farmaci utilizzati per controllare l’infiammazione, nella fase acuta, sono i corticosteroidi che devono essere utilizzati solo per periodi limitati per evitare gravi effetti secondari; per la Rettocolite in particolare è assai diffuso l’uso degli amino salicilati. In qualche caso, possono essere di qualche utilità gli antibiotici, in presenza di ascessi o fistole.
Nei casi che non rispondono o che non riescono a sospendere la terapia con cortisonici e nelle malattie particolarmente complesse, si usano farmaci attivi sul sistema immunitario: i farmaci tradizionali appartengono perlopiù alla famiglia delle tiopurine, come l’azatioprina, per esempio. Da alcuni anni sono invece disponibili dei farmaci cosiddetti “biotecnologici”, al momento disponibili solo per via iniettiva. Sono farmaci costosi ma spesso efficaci, sostanzialmente con limitati effetti collaterali. Recentemente poi la scadenza di alcuni brevetti ha portato alla comparsa sul mercato dei farmaci cosiddetti biosimilari ovvero equivalenti in sostanza al farmaco originale, ma a minor costo che potrebbero permettere di ampliare il numero di Pazienti trattati con una sostanziale riduzione dei costi per il servizio sanitario nazionale.

Alimentazione

In generale una persona con MICI non complicata ed in remissione può e deve mangiare di tutto. Nei periodi di acuzie o in presenza di restringimenti (stenosi) del tubo digerente, è buona regola eliminare o ridurre significativamente le fibre dalla propria alimentazione evitando di mangiare frutta e verdura fresca, secca e cotta, prodotti integrali e legumi; è invece consigliata l’assunzione di centrifugati e di estratti di prodotti freschi. È comunque sempre opportuna una valutazione nutrizionale dedicata: queste malattie (in particolare la Malattia di Crohn) possono presentare carenze specifiche nutrizionali legate a riduzione del normale assorbimento dei nutrienti o a perdite eccessive, soprattutto nelle persone operate. Per questo motivo possono essere necessarie supplementi di proteine e vitamine ed un’accurata pianificazione dietetica.


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