La donna in gravidanza e il feto costituiscono una diade indissolubile per cui qualsiasi disturbo materno che si presenti durante la gestazione può influenzare sia la salute della madre sia la crescita e il benessere del feto in utero e, quindi, del futuro neonato. Gli Ostetrici sono abituati a valutare i fattori di rischio per le patologie più comuni che insorgono in gravidanza. Le donne con una patologia preesistente all’insorgenza della gravidanza sono quelle ad alto rischio ma, in realtà, i problemi di salute possono comparire anche in donne precedentemente sane; inoltre il grado di rischio può modificarsi durante il corso della gravidanza, anche improvvisamente. È quindi fondamentale valutare, ad ogni visita prenatale, lo stato di salute materna e del feto e gli eventuali rischi per la salute di entrambi.
I disturbi più comuni
Entrando più nello specifico delle condizioni patologiche materne, quelle più frequenti sono sostanzialmente suddivisibili in:
- Disturbi ipertensivi e cardiovascolari come Malattie cardiovascolari preesistenti,
- Ipertensione cronica, Disturbi ipertensivi della gravidanza;
- Disturbi endocrino-metabolici quali Diabete mellito preesistente, Diabete gestazionale, Malattie della tiroide, Obesità;
- Infezioni tra cui infezioni a trasmissione sessuale (Clamidia, Gonorrea, Herpes simplex virus, HIV, Papillomavirus, Sifilide) e Infezioni non trasmesse per via sessuale come Citomegalovirus, Virus dell’epatite B, Listeriosi, Parvovirus B19, Rosolia, Varicella-zoster virus, Toxoplasmosi, Tubercolosi, Infezioni delle vie urinarie, colonizzazione vagino-rettale con streptococchi di gruppo B, vaginosi batterica.
Altre patologie
Esistono poi condizioni meno frequenti ma che possono comunque avere un impatto importante sulla salute materna e fetale quali le Malattie autoimmuni, quelle ematologiche, l’Epilessia e qualunque patologia d’organo (Malattie respiratorie, renali, neurologiche).
Quali rischi?
Tutte le condizioni descritte sopra possono costituire dei fattori che pongono a rischio sia la salute della madre che quella del feto. A seconda della gravità e della precocità di insorgenza dei disturbi, le conseguenze possono essere:
- morte intrauterina del feto;
- compromissione della crescita fetale in utero;
- sofferenza del feto;
- nascita prematura (spontanea o su decisione medica). In situazioni ad alto rischio, il pericolo che la prosecuzione della gravidanza rappresenta per la donna e per il feto deve essere soppesato con i rischi che comporta la nascita prematura.
Stile di vita, alcuni consigli
Anche alcune abitudini e stili di vita della futura mamma possono costituire un rischio per la propria salute e quella del feto e devono essere assolutamente evitati. Le donne in gravidanza devono infatti evitare il più possibile di fumare e di essere esposte al fumo passivo: il fumo può portare ad una riduzione globale della crescita del feto in utero. Un’altra sostanza particolarmente pericolosa, da evitare (non esiste una quantità ritenuta davvero sicura), è l’alcool. L’assunzione di alcool aumenta il rischio di aborto, morte intrauterina, riduzione della crescita fetale, nascita prematura. Inoltre ha un effetto teratogeno, cioè può essere causa di malformazioni, fino a forme gravi di difetto di sviluppo che comportano anche deficit intellettivo. Molto rischioso è l’utilizzo di sostanze stupefacenti (eroina, morfina, cocaina, metadone, droghe sintetiche) che agiscono negativamente sulla crescita del feto in utero e provocano sintomi di astinenza nel neonato che possono durare anche molto a lungo. La cocaina, inoltre, agendo come vasocostrittore, aumenta il rischio di distacco di placenta (mettendo in pericolo la vita sia della madre che del neonato), di Ictus e di danno cerebrale.
Gravidanza e assunzione di farmaci
La maggior parte dei farmaci prescritti dai Medici curanti è sicura ma, se è in programma o in corso una gravidanza, le donne devono valutare con il proprio Medico tutti i farmaci che assumono; è bene prestare attenzione alle terapie che prevedono l’assunzione di insulina, antidepressivi, anticonvulsivanti, in particolare quando vengono utilizzati per problemi preesistenti. In ogni caso, quando è presente o insorge un problema di salute in gravidanza, è importantissimo non modificare autonomamente il trattamento impostato. Sebbene le donne si preoccupino degli effetti dei farmaci sul feto in via di sviluppo, devono anche essere consapevoli che la mancata adesione ai trattamenti mette a rischio la propria salute e quella del feto stesso. Le donne sono esortate a discutere con il proprio Medico i rischi e i benefici delle diverse scelte terapeutiche.
Ridurre il rischio
Per prevenire l’insorgere di problematiche di salute durante la gravidanza è importante la prevenzione. È bene evitare tutti gli stili di vita e le abitudini potenzialmente dannose per la madre e per il feto, in particolare, come già accennato, fumo, alcool e sostanze stupefacenti. Inoltre, in caso di patologia preesistente, non interrompere le terapie in corso autonomamente ma rivolgersi sempre al proprio Medico di fiducia.
Percorsi personalizzati
Per non correre rischi bisogna affrontare fin da subito il percorso della gravidanza insieme alle figure professionali competenti che potranno anticipare gli eventuali problemi, valutando il grado di rischio della singola donna (personalizzazione), affrontandone anticipatamente le possibili conseguenze. Gli Specialisti si occuperanno inoltre di valutare e monitorare la salute materna e fetale a intervalli regolari, rivalutando, ad ogni visita, il rischio e il piano assistenziale, e di prescrivere gli accertamenti necessari e adeguati alla singola gravidanza. I professionisti coinvolti potranno poi decidere di approfondire eventuali risultati patologici o dubbi circa gli accertamenti effettuati, intervenendo rapidamente per correggere i problemi che possono essere risolti.
Nei casi più complessi
In situazione ad alto rischio per la madre e/o per il feto, i professionisti che seguono la gravidanza possono ritenere necessario programmare un monitoraggio più frequente del benessere materno e fetale e consultare Specialisti Ostetrici, Neonatologici o di altre discipline come Cardiologi, Neurologi, Internisti, Chirurghi. L’obiettivo è quindi quello di programmare il parto nelle condizioni di massima sicurezza possibile, anche trasferendo la futura madre, qualora la situazione sia particolarmente difficile, presso un centro di II livello per poter gestire al meglio le condizioni materne complesse e/o far nascere il bambino nel luogo più appropriato come, ad esempio, in strutture dotate di una Terapia Intensiva Neonatale. Infatti il trasferimento prima del parto di una donna in condizioni stabili (cosiddetto “trasporto in utero” del feto) è generalmente molto meno rischioso, per il neonato prematuro o con patologia, rispetto al trasferimento del bambino dopo la nascita.
Inquinamento ambientale e salute materno-fetale
La madre e il feto sono un’unità indissolubile, il cui “punto di collegamento” è la placenta; quest’ultima è un organo straordinario, capace di nutrire ed ossigenare il feto, ma è anche un filtro, che però solo in parte è in grado di bloccare sostanze assunte dalla madre, alcune anche nocive, pericolose per la salute della mamma e del feto. Normalmente siamo abituati a pensare a sostanze nocive assunte volontariamente dalla madre (alcool, fumo, droghe): in questi casi la prevenzione passa soprattutto attraverso comportamenti individuali virtuosi. In realtà il discorso è molto più ampio. Ogni essere umano è immerso nell’ambiente e ne fa parte. Negli ultimi decenni si sono moltiplicati gli articoli scientifici che dimostrano gli effetti deleteri dell’inquinamento ambientale sull’organismo umano, dimostrando la presenza delle sostanze inquinanti direttamente nei nostri organi, nelle nostre cellule. La donna in gravidanza non fa eccezione, per cui ogni sostanza presente nell’ambiente (nell’aria, nel suolo, negli oggetti di uso comune) può entrare in contatto con l’organismo materno. La domanda di base è quanto la placenta riesca a fare da filtro agli inquinanti e se tali sostanze possano raggiungere il feto. Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, è stata dimostrata, per alcune donne residenti in zone ad alta concentrazione di smog, la presenza nella placenta e negli organi fetali, sia di nanoparticelle di carbonio (derivate da petrolio, carbone e gas naturale), sia di polveri sottili. Non sono ancora completamente conosciute le conseguenze sulla salute neonatale ed infantile: ciò che è stato documentato è una maggior incidenza di deficit di crescita in utero e quindi di neonati di basso peso. Una delle forme di inquinamento ambientale che preoccupa di più è quello da plastica. Alcune sostanze chimiche che vengono liberate dai prodotti in plastica possono interferire con la funzionalità degli ormoni, per cui l’industria le sta progressivamente sostituendo con altri composti. Purtroppo alcuni studi, fra cui uno italiano, hanno dimostrato anche la presenza di microplastiche (polipropilene ed altre) sia nella placenta sia nelle cellule del feto. Si tratta di tipologie di plastica praticamente ubiquitarie e di uso comunissimo. Di fronte a queste problematiche, cosa si può fare concretamente in gravidanza? Anche se non sono risolutivi sul piano globale, sono possibili alcuni comportamenti virtuosi individuali, che mirano ad abbassare la quantità di sostanze che raggiungono l’organismo della mamma e del feto, in particolare: cercare di frequentare il più possibile aree verdi e poco inquinate ed evitare di utilizzare bottiglie di plastica, contenitori alimentari di plastica e pellicole, preferendo i prodotti sfusi.