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Cisti ovariche, dai sintomi alla cura

Autore: Dott. Celestino Bertellini

Possono essere diagnosticate precocemente e tenute sotto controllo attraverso la visita ginecologica e l’Ecografia

Le ovaie sono due organi del sistema riproduttivo femminile, situate ai lati dell’utero, nella pelvi. Hanno la forma di una mandorla e misurano 3-5 cm di diametro massimo; hanno il compito di produrre gli ovuli per la riproduzione e gli ormoni sessuali femminili. Insieme alle tube o salpingi costituiscono gli annessi genitali femminili.
Le cisti annessiali quindi possono essere ovariche o para-ovariche (si formano in sede pelvica e in prossimità delle ovaie): questa differenza è importante e non sempre semplice dal punto di vista diagnostico. In questo articolo parleremo solo delle Cisti ovariche.

Cosa sono

Le Cisti ovariche sono delle formazioni tondeggianti (a contenuto liquido oppure, in alcuni casi, in parte solido) che si sviluppano all’interno o sulla superficie dell’ovaio. Possono essere localizzate su un ovaio solo oppure su entrambi, possono avere una sola “camera” o essere suddivise in più “scompartimenti” da dei setti.
In linea generale, le Cisti ovariche si dividono in due categorie: funzionali e organiche.

Cisti funzionali

Le cosiddette Cisti funzionali (follicolari o luteiniche) derivano dal follicolo ovulatorio (la struttura che contiene la cellula uovo all’interno dell’ovaio) o dal corpo luteo (una ghiandola che si forma dopo l’ovulazione e produce ormoni, in particolare progesterone ed estrogeni).
Generalmente le Cisti funzionali regrediscono spontaneamente e senza terapia in pochi mesi; per questo motivo potrebbe essere superfluo l’utilizzo della pillola che spesso viene consigliato in tali casi.
Quanto alle dimensioni, le Cisti funzionali raramente superano gli 8 cm di diametro e non vanno mai trattate con un intervento chirurgico, tranne nel caso in cui diano origine a complicanze. Questo tipo di cisti, infatti, non degenera mai in una forma tumorale maligna.

Cisti organiche

A differenza delle Cisti funzionali, le Cisti organiche non regrediscono spontaneamente e nemmeno con l’utilizzo della pillola. Il loro contenuto è variabile, da cui i differenti tipi istologici.
Le Cisti organiche sono soggette a controlli ecografici nel tempo o spesso candidate alla rimozione chirurgica. Esistono anche forme tumorali benigne solide dell’ovaio, come i fibromi.
Le Cisti organiche possono raggiungere dimensioni considerevoli, decisamente maggiori rispetto a quelle funzionali. Infatti possono raggiungere anche i 30 cm o più di diametro e possono trasformarsi in Tumori “borderline” (a malignità intermedia), oppure in veri e propri Tumori maligni invasivi con capacità di dare origine a metastasi locali all’interno dell’addome (più frequentemente) o a distanza.


I possibili sintomi

Spesso le Cisti ovariche non danno alcun segnale della loro comparsa. In questi casi il loro riscontro è occasionale e avviene nel corso di visite, ecografie di controllo o accertamenti eseguiti per altri motivi. In altri casi, la Paziente può accusare sintomi disparati, che possiamo classificare nel seguente elenco:

  • un senso di peso addominale, soprattutto nella parte bassa;
  • dolori pelvici in fase mestruale (Dismenorrea), nel caso di Cisti endometriosiche che hanno come contenuto tessuto mestruale;
  • dolore pelvico cronico, che persiste anche al di fuori delle mestruazioni e si può irradiare alle cosce e alla schiena; 
  • dolore durante i rapporti sessuali, soprattutto nel caso delle Cisti endometriosiche aderenti alle strutture della parte bassa dell’addome; dolore pelvico acuto, soprattutto se la Cisti tende a torcersi sul proprio asse o se si rompe improvvisamente;
  • nausea o vomito;
  • aumento di volume dell’addome, anche in assenza di altri sintomi; irregolarità nel ciclo mestruale;
  • disturbi intestinali e/o minzionali, che possono manifestarsi in Stipsi o dolore alla defecazione, oppure nella necessità di urinare frequentemente o, più raramente, nella difficoltà di svuotare completamente la vescica.

La diagnosi

Attraverso la visita ginecologica si può rilevare una tumescenza riconducibile a una Cisti ovarica.
Allo stato attuale, per averne la conferma vengono eseguiti altri esami più approfonditi. Il principale strumento che ci permette di determinare una diagnosi precisa è senza dubbio l’Ecografia. Il Ginecologo ha il vantaggio di utilizzare la sonda ecografica trans-vaginale, che è in grado di avvicinarsi il più possibile alla Cisti, definendone meglio dimensioni e caratteristiche. Anche l’Ecografia trans-addominale è molto importante, soprattutto per le formazioni cistiche di volume considerevole e per quelle molto mobili, che tendono a dislocarsi nella parte alta della pelvi.
Altri esami che possono essere indicati sono la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) e la RMN (Risonanza Magnetica Nucleare). Si tratta di due esami radiologici utili soprattutto quando vi sia il sospetto di una degenerazione maligna della Cisti, oppure nel caso in cui il quadro non sia stato completamente chiarito dagli altri accertamenti.
Esistono poi i cosiddetti “markers sierici” (Ca 125, CEA, Ca 19-9), ossia degli indicatori che si trovano nel sangue, che ci permettono di avere ulteriori indizi ma non sono specifici, e soprattutto non devono essere presi in considerazione da soli per evitare errori di valutazione.
Ad esempio, il Ca 125 aumenta in certi casi di Tumori maligni ovarici oppure in caso di Endometriosi, ma può aumentare anche in caso di infiammazione della pelvi e dell’addome, in gravidanza, per Fibromi uterini, per patologie del fegato o persino in caso di ovulazione.
Si può dunque concludere che per avere una diagnosi il più possibile precisa sulla natura della Cisti occorre spesso eseguire più di un esame.


 

La terapia

Cosa bisogna fare una volta che la diagnosi sia accertata? Se le Cisti non presentano sembianze sospette (per lo sviluppo di una forma maligna), sono di piccole dimensioni e non danno sintomi, si possono semplicemente controllare a cadenza periodica. Nella donna in età fertile, dopo il riscontro di una Cisti benigna, si può effettuare un controllo dopo 2-3 mesi, perché se la Cisti è funzionale dovrebbe regredire spontaneamente. Se invece permane e tende a crescere, è sempre preferibile rimuoverla.
Nei casi in cui la donna sia in Menopausa e la Cisti superi i 5 cm di diametro, è consigliabile rimuovere l’annesso (ovaio e tuba) in cui si trova oppure, a scopo preventivo, anche l’altro annesso nello stesso intervento. Infine, se la Cisti è di notevoli dimensioni (anche nel caso in cui sia benigna) va comunque rimossa. 

La Laparoscopia

Attualmente, la maggior parte delle Cisti ovariche viene asportata attraverso la Laparoscopia, una tecnica chirurgica mini-invasiva che consente di operare all’interno dell’addome inserendo attraverso l’ombelico uno strumento ottico chiamato Laparoscopio. Laddove sia possibile, soprattutto in donne giovani, la Laparoscopia permette poi di conservare l’ovaio.
Si tratta di un intervento che si esegue in anestesia generale e consiste nell’entrare dentro l’addome attraverso piccole incisioni cutanee con un’ottica collegata ad una telecamera e ad un monitor (per visualizzare l’interno), con pinze e forbici montate su sottili steli e manovrate dall’esterno dagli operatori. In tal modo si evitano i tagli e le relative conseguenze (maggiore dolore, maggiore perdita ematica, degenza più lunga, maggiore possibilità di formazione di aderenze, ecc.).
In certi casi però, per rimuovere la Cisti o tutto l’ovaio, è indispensabile intervenire con la Laparotomia (cioè con il taglio) per le notevoli dimensioni oppure per la sospetta o accertata degenerazione maligna della formazione cistica. Bisogna precisare che il Tumore dell’ovaio è soprattutto frequente in età superiore ai 50 anni.

Una diagnosi precoce

Le Cisti ovariche purtroppo non si possono prevenire, ma si possono diagnosticare precocemente e tenere sotto controllo una volta effettuata la diagnosi.
È importante prima di tutto fare attenzione ai sintomi correlati sopra esposti, rivolgendosi prontamente ad un Ginecologo in caso di una loro ingiustificata comparsa.
Inoltre, tutte le donne dovrebbero periodicamente, almeno ogni due anni, eseguire una visita ginecologica eventualmente associata ad una Ecografia trans-vaginale o trans-addominale, per identificare precocemente l’eventuale sviluppo di qualsiasi patologia della sfera genitale. 

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