[…] Negli ultimi 50 anni si è assistito a un notevole aumento della popolazione nelle aree urbane e limitrofe, accompagnato da un ovvio abbandono di quelle rurali; il rapporto città/campagna in Italia potrebbe essere riequilibrato con politiche di sviluppo rurale in grado di far coesistere produzioni agricole di qualità con la creazione di servizi ambientali, turistici e culturali; questo, coinvolgendo le aziende agricole e migliorando l’accesso alle aree rurali. Non dimentichiamo, poi, che il territorio rurale è fonte di cibo e risorsa essenziale per l’equilibrio ambientale e la qualità di quello che è un bene comune e patrimonio di tutti: il paesaggio.
Una sfida non da poco…
Una sfida che non deve e non può più essere giocata unicamente in chiave di contrapposizione tra produzione e tutela ambientale, tra città e campagna; perché la realtà, non solo a livello globale, è complessa e ha tante forme: occorre mettere a punto modelli basati su criteri molteplici che prima analizzino e poi “ricompongano”, così da creare una base da cui non si può prescindere per fare scelte sagge e verificarne l’efficacia. Gli approcci multidisciplinari già disponibili dimostrano di consentire letture e interpretazioni innovative nell’àmbito della pianificazione territoriale e paesaggistica, coinvolgendo la conoscenza scientifica e quella basata sull’esperienza, formulando visioni future condivise del paesaggio urbano e rurale. Bisogna quindi individuare una serie di indicatori territoriali sintetizzando efficacemente le analisi di dettaglio dei singoli fenomeni del territorio, puntando sulla sostenibilità e sulla possibilità di verifica dei processi conoscitivi. Queste nuove sfide hanno messo in luce l’importanza di dare una risposta all’esigenza di intensificare in maniera sostenibile la produzione alimentare, dovuta a una domanda crescente di cibo da parte della popolazione mondiale. Per fare un esempio, la gestione degli allevamenti ha oggi un carattere più intensivo, con la conseguenza di possibili ricadute negative per gli equilibri degli ecosistemi, dovute all’aumento delle emissioni causate dai rifiuti prodotti: sviluppare e adottare tecniche ottimizzate di gestione di tali rifiuti può quindi consentire di unire l’aumento di produzione con la sostenibilità ambientale. Al tempo stesso, è evidente come coesistano fenomeni e spinte diversi, come le filiere corte e la valorizzazione delle produzioni di qualità e dei territori, con azioni da parte dei produttori locali in difesa dei caratteri distintivi e della qualità della produzione, appunto, locale. Questo significa sia salvaguardare il marchio di produzione, sia soprattutto conservare e valorizzare il prodotto come simbolo di identificazione del paesaggio che lo ha generato, aggiungendo al suo valore economico anche quello culturale, ambientale e di memoria per il futuro.
Qualità del paesaggio e qualità delle produzioni sono quindi strettamente legati?
Sì, è sempre più riconosciuto il valore dell’unione tra qualità del paesaggio, sia ambientale che culturale, e qualità delle produzioni agricole, oltre alle ricadute pubbliche, sociali ed economiche sul comparto agricolo nella misura in cui quest’ultimo è in grado non solo di svolgere la sua funzione principale, ma anche di fornire servizi che soddisfino le necessità dell’uomo e garantiscano la vita di tutte le specie, mantenendo al tempo stesso l’identità culturale dei luoghi, e dunque contribuendo alla qualità della vita delle popolazioni. Ciò è tanto più vero se si pensa agli impatti determinati dai fenomeni di crescita disordinata delle città e dalla massiccia introduzione nelle campagne di modelli urbani (sia nel modo di costruire che di vivere) ai quali abbiamo assistito negli ultimi decenni. Tra le priorità emerse, vi sono anche l’esigenza di migliorare l’integrazione tra pianificazione territoriale e programmazione agricola e di sviluppo rurale, di individuare in modo specifico le politiche dei fragili territori di interfaccia tra urbano e rurale e, infine, di valorizzare, rigenerandolo, il patrimonio rurale diffuso. Il comparto agricolo potrebbe inoltre contribuire maggiormente alla qualità dei luoghi in cui viviamo, anche qualificando il proprio modo di costruire, sempre più simile all’edilizia di tipo industriale: anche in questo la Conferenza ha sottolineato come strumenti di analisi innovativi consentano alla progettazione moderna di conservare l’essenza dell’edilizia rurale tradizionale, unendo la Storia con la Contemporaneità.
E' importante un approccio multidisciplinare?
Esistono diversi tipi di ruralità, in funzione di produzione, ambiente, paesaggio dei vari territori, criticità, potenzialità… Grazie anche allo sviluppo di nuove tecnologie e nuove metodologie, gli studi di analisi, valutazione e monitoraggio territoriale si sono fortemente intensificati e affermati a livello internazionale. A livello nazionale queste tematiche vengono affrontate sempre di più con approcci alle più diverse discipline in vari settori, mettendo in campo conoscenze e competenze di scienze agrarie e agroambientali, di ingegneria agraria e biosistemi, di scienze statistiche, economiche e sociali, di urbanistica, di scienze geografiche e così via. Nell’àmbito dell’ingegneria agraria, ad esempio, lo studio del territorio rurale e il tema della sua pianificazione ha assunto da tempo un ruolo molto importante; esistono metodi di analisi e pianificazione del territorio in grado di utilizzare le banche dati disponibili su dati demografici, agricoli, socioeconomici e di uso del suolo, opportunamente affiancate da un rilevamento degli stessi dati efficiente e che consenta di andare oltre i confini amministrativi. Al tempo stesso, un passo cruciale è quello di poter valutare contemporaneamente i molti aspetti che determinano il profilo agroambientale e socioeconomico di un territorio […]
Il 12% della popolazione mondiale è tuttora sottonutrito…
Ora si può rendere più efficace il conseguimento degli obiettivi strategici definiti dalla FAO, ossia: eradicazione di denutrizione e malnutrizione, incremento della produttività sostenibile di agricoltura e pesca, riduzione della povertà e resilienza (ossia capacità di adattamento) di fronte alle calamità. Tecniche innovative di analisi dei dati telerilevati consentono di mettere a sistema le informazioni su produttività e uso dei suoli con quelle relative ai fabbisogni alimentari; l’obiettivo è quello di aumentare la sicurezza alimentare.
Quali i possibili scenari futuri realisticamente immaginabili e attuabili?
Siamo ormai in grado di eseguire analisi ad alta risoluzione spaziale e temporale delle trasformazioni del paesaggio rurale e del consumo di suolo, mettendo a punto metodologie per i piani territoriali che si basino su variabili agroambientali, infrastrutturali, demografiche e paesaggistiche; questo sarà utile per individuare aree idonee a politiche territoriali e agroambientali specifiche, oltre che per valutare la sostenibilità di diversi scenari di svilppo territoriale alternativo, con la creazione di mappe di cosiddetta “idoneità territoriale”. La nostra idea è che si possa davvero migliorare la qualità del paesaggio rurale solo se si cambia punto di vista: da quello della riparazione dell’impatto “a posteriori” a quello della integrazione paesaggistica “a priori”; questo, tanto nella progettazione quanto nella elaborazione di regolamenti urbanistici ed edilizi e di linee guida.
Le considerazioni finali su queste nuove sfide?
Oggi abbiamo l’opportunità di rivedere modelli ormai consolidati: l’approccio multidisciplinare allo studio di dinamiche, criticità e opportunità del territorio rurale è in grado di fornire gli elementi necessari per definire e verificare nel loro svolgersi politiche mirate a far coesistere sicurezza alimentare, sviluppo agricolo e rurale, sostenibilità economica e tutela di paesaggio e ambiente. Ciò che occorre è mettere al centro la ricerca e lo sviluppo di nuove conoscenze, al tempo stesso formando esperti e professionisti “del futuro”, facendo leva sull’irrinunciabile legame tra progressi di conoscenza e progetti formativi innovativi. Questi ultimi, va da sé, vanno costantemente monitorati affinché rispondano alle esigenze della società in un contesto nazionale e internazionale in rapida evoluzione. Altrettanto necessario è mettere al centro una “cultura della qualità” fortemente radicata quando si elaborano offerte formative che dovranno essere ulteriormente potenziate attraverso reti di scambio a livello internazionale.