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Ibisco, regola la pressione

Autore: Dott. Danilo Carloni

Dai suoi fiori si ottiene una bevanda, il Carcadè, che non solo aiuta a controllare i valori pressori, ma è anche ricca di proprietà benefiche per tutto l’organismo 

 L’Ibisco o Carcadè, la cui denominazione botanica è “Hibiscus sabdariffa L. varietà ruber”, è una pianta annuale appartenente alla Famiglia delle Malvaceae. Originario dell’Africa tropicale, oggi l’Ibisco è diffuso un po’ ovunque; cresce fino a circa 600 metri sul livello del mare, prediligendo terreni permeabili e sabbiosi con clima caldo umido.
Il genere “Hibiscus” comprende più di 200 specie (alcune delle quali sono piante erbacee, altre arbusti, altre ancora alberelli) e tutte, o quasi, sono coltivate per i bellissimi fiori. La pianta dell’Ibisco ha un fusto che può raggiungere i 2-5 metri di altezza, tutta la pianta è glabra, cioè senza peli protettivi, e produce, all’ascella delle foglie, un grande fiore solitario con cinque petali, di colore variabile e con il pistillo centrale molto evidente e più lungo della corolla. Sono questi i fiori che abbelliscono le ragazze polinesiane rappresentate da Gauguin nei suoi quadri; in queste isole è ancora consuetudine fra i giovani portare un fiore di Ibisco sull’orecchio destro per indicare il proprio fidanzamento, se invece venisse posizionato a sinistra questo sarebbe un segnale di disponibilità. Secondo alcune tradizioni orientali, donare un fiore d’Ibisco significava dichiarare alla persona amata i propri sentimenti, ma se si riceveva in cambio un fiore bianco, sempre di Ibisco, significava essere rifiutati!

La composizione chimica

Il fiore intero, costituito da petali, calice e calicetto essiccati, rappresenta quindi la droga, cioè la parte della pianta essiccata che vanta proprietà medicinali e viene utilizzata per le preparazioni farmaceutiche.
I costituenti attivi, rilevati dagli studi fitochimici, sono rappresentati da acidi organici (15-30%), antocianine, fra cui ibiscina (1,7-2,5%), responsabili della colorazione rossa delle tisane di Ibisco, altri flavonoidi; polisaccaridi/ mucillagini (50-65%) formati in prevalenza da sali diacidi uronici; steroli.
Gli acidi organici, fra cui l’acido citrico e l’acido malico presenti in abbondanza, conferiscono alle bevande di Ibisco il gradevole sapore acidulo; è stato inoltre isolato anche un acido organico che sembra sia presente solamente in questo fiore: è l’acido di Ibisco, cioè il lattone dell’acido allo-idrossi-citrico.

L’infuso di Carcadè

Dal calice carnoso del fiore essiccato di Hibiscus sabdariffa si ottiene per infusione in acqua calda, il Carcadè (Carcadè o Karkadè è una parola appartenente alla lingua Etiope e significa “Ibisco”), bevanda dal sapore acidulo, rinfrescante e dissetante.
Questo infuso, noto anche come “tè rosa dell’Abissinia”, è apprezzato in molti paesi dell’Africa, in India, nei Caraibi, nell’America tropicale e lo era anche in Italia quando, nel periodo fascista, divenne una bevanda molto diffusa come succedaneo del tè, in quanto non era possibile importare prodotti inglesi a causa dell’embargo; il Carcadè provenendo dall’Etiopia ed Eritrea, colonie italiane, non era considerato un prodotto proibito.

Usi tradizionali

Gli usi tradizionali del Carcadè risalgono alle indicazioni della medicina popolare dei paesi di origine, dove veniva utilizzato per il trattamento di affezioni cutanee, tosse e ipertensione. In Africa centrale è consuetudine consumare la tisana calda o fredda come bevanda dissetante; le donne africane poi hanno l’abitudine di colorare in rosso le labbra con l’infuso che viene anche utilizzato come tintura per i tessuti. Nella medicina popolare il decotto di Carcadè, una volta raffreddato, veniva utilizzato come impacco, per risanare la cute macerata dal sudore.


Un aiuto per il controllo della pressione

Se le proprietà dissetanti e corroboranti del Carcadè erano conosciute sin dai tempi più remoti, le possibili indicazioni in campo medicinale sono invece appannaggio di epoca molto recente. Già negli anni novanta l’Ibisco aveva dimostrato, in vitro, le sue potenzialità come antiossidante, e in vivo, in modelli animali, interessanti effetti di controllo dell’Ipercolesterolemia e dell’Ipertensione.
Gli studi sulle proprietà dell’infuso di Ibisco sono continuati e di recente sono stati pubblicati alcuni lavori condotti sull’uomo volti a dimostrare che il Carcadè può essere considerato un efficace strumento coadiuvante i farmaci utilizzati per la cura dell’Ipertensione. Il consumo di un infuso di Carcadè, da parte delle persone affette da Ipertensione essenziale moderata, ha determinato una diminuzione dei valori sistolici e diastolici già dopo 12 giorni di trattamento; che il risultato osservato fosse da relazionare al consumo della tisana lo ha dimostrato il fatto che la sospensione del trattamento provocava il ripristino dei valori pressori originali.
Ancora più precisamente, è stato osservato che il consumo giornaliero di 10 grammi di droga in infusione, in Pazienti con Ipertensione moderata, mostrava un’attività antipertensiva efficace come quella attribuita ad un farmaco (un ACE-inibitore, a base di captopril) utilizzato proprio per la cura dell’Ipertensione e con un meccanismo di azione analogo, cioè di inibizione dell’enzima che modifica l’ormone angiotensina determinando vasocostrizione e aumento della pressione arteriosa.

Attività antipertensiva confermata da altri studi

È interessante sapere che l’attività antipertensiva dell’Hibiscus sabdariffa è stata confermata utilizzando anche forme farmaceutiche diverse dalla tisana. Infatti, in un test condotto su Pazienti ipertesi, è stato somministrato un estratto secco a base di Hibiscus sabdariffa, in capsule che fornivano giornalmente 250 mg di antocianidine, paragonandone gli effetti al farmaco ACEinibitore lisinopril (10 mg). Il risultato ha evidenziato che il meccanismo, legato all’attività antipertensiva, era analogo a quello del farmaco di sintesi, seppur con un’azione inferiore; ha mostrato, inoltre, di esercitare una significativa e utile attività diuretica, diminuendo i livelli serici del sodio senza influire su quelli del potassio.
Sembra quindi evidente che il Carcadè sia in grado di abbassare i valori di una pressione arteriosa moderatamente elevata, in particolare grazie alla presenza dei composti polifenolici antocianici; si ipotizza che il meccanismo sia legato alla possibile interazione con lo ione zinco presente all’interno dell’enzima convertente l’angiotensina, inibendo così il passaggio alla forma attiva che è causa di molti tipi di Ipertensione.


Ruolo protettivo sul sistema cardio-vascolare

I flavonoidi, fra cui le antocianidine di Hibiscus sabdariffa, per le proprietà antiossidanti, avrebbero un ruolo protettivo sul sistema cardiovascolare. In particolare, le antocianine (che sono chimicamente dei flavonoidi) sono responsabili di varie attività nell’organismo umano, fra cui la produzione di ossido nitrico all’interno dei vasi sanguigni; questa azione determina vasodilatazione e quindi la diminuzione della pressione.
Inoltre, sempre grazie a questi costituenti, l’estratto acquoso di Ibisco ha inibito nel ratto il processo ossidativo a carico delle LDL circolanti (lipoproteine a bassa densità, chiamate anche “colesterolo cattivo”), controllando quindi il pericoloso processo definito “perossidazione lipidica”, tanto temuto perché responsabile della formazione della placca ateromatosa (deposito di placche formate da grasso e tessuto cicatriziale nelle pareti arteriose) e della conseguente ostruzione vascolare.
Studi condotti sull’uomo hanno anche evidenziato che il Carcadè può ridurre i valori elevati di colesterolo totale e trigliceridi in Pazienti affetti da Diabete di tipo 2.

Un regolare consumo di Carcadè

I risultati sopra riportati suggeriscono che l’inserimento nelle abitudini alimentari di un regolare consumo di tre tazze al giorno di Carcadè, pari a circa 6-8 grammi di pianta secca, possa:

  • coadiuvare il trattamento di controllo della pressione arteriosa in soggetti adulti moderatamente ipertesi;
  • avere un ruolo di prevenzione per coloro che sono considerati soggetti a rischio di Ipertensione;
  • svolgere una salutare funzione protettiva del sistema cardiovascolare;
  • contribuire alla prevenzione del danno aterosclerotico, grazie alle proprietà antiossidanti.

Dosi e possibili controindicazioni

Va ricordato che il Carcadè non è un medicinale ma un gradevole e salutare infuso assolutamente privo di caffeina (è una delle bevande non eccitanti più consumate in Germania). Per il suo contenuto in mucillagini, ha effetti emollienti per le vie respiratorie e delicatamente rinfrescanti a livello digestivo.
Gli estratti di Ibisco (idroalcolici, infusi) sono considerati sicuri: alle dosi abituali (fino 6-8 grammi al giorno per infusione) non provocano effetti collaterali; solo a dosi eccessive possono provocare blandi effetti lassativi.  

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