Educazione al contatto e Biodanza

Autore: Dott.ssa Elisabetta Lazzaro

 

Benefici

I benefici ottenuti con questo metodo e osservati in questi anni, che proverò ad elencare, sono molteplici:

  • sviluppa la percezione uditiva, l’attenzione e la capacità di ascoltare gli altri;
  • favorisce l’espressione dell’identità e lo sviluppo dell’autostima;
  • sviluppa l’intelligenza affettiva e la capacità di comunicare con linguaggi non verbali (sguardo, feedback, contatto sensibile);
  • sviluppa la capacità di adattare il proprio movimento a diversi ritmi (attraverso i giochi a due e in gruppo), favorisce la coordinazione ritmico-motoria e l’empatia;
  • insegna ad ascoltare se stessi, le proprie sensazioni ed emozioni e sviluppa la capacità di esprimere sentimenti con naturalezza, offrendo la possibilità al bambino di esprimersi attraverso il gioco e il movimento;
  • stimola l’interazione con i coetanei, offrendo la possibilità di creare sani legami affettivi;
  • promuove la cooperazione, la solidarietà e il senso di appartenenza a un gruppo;
  • favorisce lo sviluppo dell’espressione creativa tramite materiali quali colori, pittura, argilla;
  • migliora le capacità di apprendimento;
  • favorisce l’identificazione ed espressione delle emozioni piacevoli (gioia di vivere, tenerezza, allegria), facilitando la trasformazione dei vissuti di aggressività, paura, rabbia;
  • facilita l’autoregolazione e il riconoscimento dei propri bisogni, rispettando quelli altrui; contiene problematiche di iperattività e facilita l’autocontrollo;
  • permette di sanare ferite dovute a carenze affettive: la pelle, come il sistema nervoso, hanno origine da una parte dell’embrione chiamata “ectoderma”; si può quindi affermare che la pelle sia il contenitore “psichico” della nostra identità; toccando la pelle dunque andiamo ad influire sull’autostima, sulla percezione di valore e sul comportamento del bambino.

Qualche idea pratica

Durante la Biodanza e l’Educazione al Contatto si propongono esercizi/ danze/giochi che permettono di sciogliere nei bambini, gradualmente e in modo rispettoso, difese e rigidità, per costruire relazioni affettive e di fiducia. Ci sono “giochi” che, poi, chiedono di ripetere anche a casa coi loro genitori, come la “camminata degli animali”, nel quale il genitore sulla schiena del bambino “fa sentire” come cammina un elefante, un ragno, un coniglietto... e il bambino prova a indovinarla. Oppure il “disegno”, nel quale si traccia delicatamente la forma di un sole, di un albero o di un oggetto sulla schiena dei bambini o si tracciano col polpastrello semplici parole che loro devono indovinare. Ho sperimentato come i bambini con poca capacità di ascolto e autocontrollo siano capaci di fermarsi, “sentire” con la pelle.
Questa metodologia dà la possibilità di imparare a riconoscere i propri bisogni e desideri, ad esprimerli e a farsi rispettare dagli altri. Rinforzando la stima di sé i bambini riescono a mettere limiti, proteggersi e anche rifiutare il “contatto” quando non è un “buon contatto”, non permettendo di farsi “invadere” dall’altro.
Noi siamo lì per cercare di accoglierli, comprenderli, utilizzare queste esperienze per aiutarli a riconciliarsi con la vita, a cicatrizzare le ferite per quanto possibile. Per l’adulto o l’educatore, è essenziale essere “dalla parte” del bambino sempre, credere veramente che possa tirar fuori le sue potenzialità. Insegnare ad ascoltare vuol dire prima di tutto imparare ad ascoltarli, rispettare i loro tempi di “avvicinamento” e saper attendere. 


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