Pelle, specchio del nostro benessere

Autore: Dott.ssa Anna Graziella Burroni

 

... e di percezione

È chiaro, a questo punto, che attraverso la pelle sperimentiamo un concetto di familiarità che ci accompagna via via nel tempo. Attraverso la pelle intrecciamo le relazioni affettive più profonde e significative della vita, da quelle parentali a quelle amorose, che contribuiscono a definire una parte fondamentale della nostra interiorità; molto di ciò che siamo, infatti, dipende da come siamo stati guardati, accarezzati e tenuti nel corso delle relazioni primarie, tutte azioni che hanno come apparato ricetrasmittente e come mediatore privilegiato la nostra pelle.

Se arriva una pandemia

Non si può però parlare della Pelle dimenticando il ruolo cruciale nell’attuale emergenza legata alla diffusione del Covid-19, un evento che sta mettendo tutti a dura prova, che ha e continuerà ad avere per lungo tempo, un impatto molto forte sul nostro modo di vivere e di relazionarci con gli altri. È paradossale, infatti, che 70 anni di pace e di sviluppo socio-economico del mondo occidentale ci abbiano illuso che le grandi catastrofi collettive fossero lontane e che la nostra civiltà sarebbe cresciuta indisturbata per sempre; ed ecco che non una guerra, non un meteorite, non un repentino cambiamento climatico è arrivato a sconvolgere le carte di questo paradigma, bensì una malattia, un piccolo virus invisibile rispetto al quale la situazione sanitaria che stiamo vivendo non è che la conseguenza del suo “semplice” interagire con i sistemi biologici superiori.

Stare insieme, ma in che modo?

Questa tragica esperienza lascerà tracce profonde nelle nostre vite, ma anche sulla nostra pelle. Non solo il dolore per le perdite, le complicazioni legate alla limitazione della nostra libertà, la reclusione a cui ci ha obbligato il “contenimento sociale”, la preoccupazione per la nostra salute e per quella dei nostri cari, lo stress quotidiano di assistere ogni sera al conteggio dei morti e dei contagi, le ripercussioni economiche collettive e private, ma anche qualcosa di più; questa esperienza ci obbligherà, anche per il futuro, a rivedere il nostro modo di stare insieme, come comuni cittadini e come Professionisti che svolgono un’attività di cura.

Il contributo della Dermatologia

Il Coronavirus, infatti, aggiorna continuamente le nostre conoscenze scientifiche, con alcune caratteristiche specifiche per noi Dermatologi. Apprendiamo, ad esempio, che tra le vittime più giovani si conta un ragazzo di 14 anni che aveva la Psoriasi e che, forse, la tempesta citochinica che contraddistingue il Covid -19 si è sommata a quella già in atto per quel preciso disturbo, producendo il danno più intenso e inaspettato; oppure, leggiamo che alcuni farmaci storicamente patrimonio del nostro repertorio terapeutico, come ad esempio l’Idrossiclorochina e l’Ivermectina, possono aiutare i Pazienti a superare la malattia e vengono già utilizzati con discreto successo in molti reparti ospedalieri. Apprendiamo ancora che un possibile vaccino anti-Covid potrà essere somministrato attraverso un cerotto grande come un pollice, studiato dagli Scienziati dell’Università di Pittsburgh tra i quali un Dermatologo, il Dott. Louis Falo, in grado di sfruttare la capacità dell’epidermide di presentare gli antigeni al sistema immunitario... Dunque anche la Dermatologia sta dando un contributo importante di esperienze, di conoscenze e di passione al percorso di approccio e conoscenza di questa complessa malattia.

Prevenire e curare

Nel frattempo, nella cura quotidiana dei nostri Pazienti, vigiliamo perché le loro fragilità (tempeste citochiniche nelle Malattie infiammatorie croniche, Deficit immunitari nelle neoplasie) non facciano da terreno fertile per il possibile sviluppo del Coronavirus.
Dobbiamo inoltre impegnarci a curare lesioni, come i geloni-like o l’eruzione varicella-like, prodotte dai dispositivi di protezione individuale (DPI) e relative problematiche cutanee ad esse connesse, sulle mani e sui volti dei colleghi che lavorano ogni giorno in prima linea. Il segno di Gabrin (Alopecia androgenetica), ad esempio, ha aperto la strada alla comprensione di importanti meccanismi attraverso i quali il virus penetra nel nostro organismo; un grande numero di Pazienti con “telogen effluvium” (copiosa caduta di capelli) post virus sarà prezioso per comprendere meglio una patologia dove i dubbi superano le certezze.

In conclusione, possiamo affermare che, lavorando sulla pelle, non ci si stanca mai di stupirsi per la sua incredibile versatilità, per il suo legame esternointerno, per la sua capacità di segnalarci malattie molto prima che queste si manifestino chiaramente in altro modo e per la sua capacità, in altre parole, di essere un organo sempre attuale.


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