Fecondazione assistita, a che punto siamo?

Autore: Prof. Ermanno Greco

Per quali Pazienti?

Le Pazienti più indicate per sottoporsi a questa tecnica sono:

  • giovani donne per le quali si voglia effettuare un trasferimento embrionale singolo, ottimizzando le percentuali di impianto e azzerando quasi del tutto le possibilità di gravidanze multiple;
  • donne con un rischio particolarmente alto di alterazioni cromosomiche embrionali, quindi Pazienti con età materna avanzata (superiore ai 36 anni compiuti), con alle spalle aborti ripetuti (almeno due o tre) oppure diversi procedimenti di impianto embrionale, sia omologhi che eterologhi, falliti (almeno tre tentativi o più di dieci embrioni trasferiti).
  • Possono ricorrere a questa tecnica anche Pazienti portatrici di malattie genetiche come Traslocazioni, Inversioni, Anemia mediterranea, Fibrosi cistica, Emofilia, Distrofia muscolare e l’X fragile.

Infine risulta particolarmente indicata anche per tutte quelle donne che presentano un’elevata capacità di produrre ovociti indotta da stimolazione ormonale: a questo proposito, tramite un test preliminare molto semplice, come la conta ecografica dei follicoli antrali ed il dosaggio ematico dell’ormone antimulleriano, è possibile valutare la riserva ovarica della Paziente.

Recettività del tessuto uterino

Una volta ottenuti embrioni sani, occorre essere sicuri anche della qualità del “terreno” in cui si procede ad impiantarli, cioè il tessuto (endometrio) che riveste l’utero femminile: numerosi studi internazionali hanno evidenziato che circa il 25% delle donne con fallimenti di impianto embrionale presenta un endometrio non recettivo, definito in gergo tecnico come un “dislocamento della finestra di impianto”.
Oggi tuttavia, grazie ad un test apposito chiamato ERA-test, siamo in grado di identificare con esattezza questa finestra e procedere quindi ad un transfer embrionale personalizzato, con una notevole riduzione delle percentuali di fallimento e quindi di possibile abortività.
Un ulteriore ostacolo all’impianto dell’embrione può determinarsi per via di un’alterazione della flora batterica uterina e in particolare per una diminuzione, al di sotto del 90%, della flora lattobacillare e/o per la presenza di un Endometrite cronica. Anche questa tipologia di quadro può essere accertata con alcuni test genetici innovativi in grado di determinare con esattezza l’alterazione presente (endometriome).

Qualità degli spermatozoi

Infine una migliore selezione degli spermatozoi da inserire all’interno dell’ovocita può contribuire sensibilmente ad aumentare le percentuali di successo dell’impianto. L’Infertilità maschile, infatti, può generare anomalie cromosomiche degli embrioni soprattutto a livello dei cromosomi sessuali: l’inserimento di uno spermatozoo di cattiva qualità all’interno dell’ovocita può quindi portare ad un mancato impianto oppure all’aborto. A questo scopo si sono rivelate fondamentali due tecniche: la selezione ad iperingrandimento degli spermatozoi (IMSI) e la selezione degli spermatozoi con un DNA integro non frammentato (MACS).
Grazie all’apporto di queste tecniche e test innovativi, possiamo comunque affermare che attualmente non sia più giustificato recarsi all’estero per ricorrere alla Fecondazione in vitro eterologa, maschile o femminile, oppure per congelare embrioni soprannumerari (che non vengono traferiti). Le percentuali di successo dopo circa 400 casi effettuati nel nostro Centro, ad esempio, sono del tutto simili a quelle di altri paesi, con valori che si assestano intorno al 60% con un 49% di nascite effettive.

Altri test genetici

Ulteriori test genetici, come il Genescreen, permettono poi un più completo accoppiamento genetico tra donatrice e ricevente, riducendo ulteriormente il rischio, per l’embrione, di contrarre malattie genetiche rare.
Da non dimenticare anche la grande opportunità della Crioconservazione degli ovociti (“social freezing”) per tutte quelle donne che, grazie al congelamento degli ovociti, pur non avendo ancora in progetto una gravidanza, intendono comunque preservare tutte le loro future possibilità riproduttive. Questa tecnica risulta molto utile anche per tutte le Pazienti oncologiche che, dopo aver sconfitto malattie gravissime, vogliono mantenere intatta anche la loro qualità di vita riproduttiva.
Infine, per tutte quelle donne che temono che una stimolazione ormonale possa provocare l’insorgenza di una patologia neoplastica, sono a disposizione nuovi test genetici in grado di valutare tale predisposizione. Per concludere, anche la possibilità di effettuare un test di screening sulla salute del feto alla decima settimana di gravidanza, grazie ad un semplice prelievo di sangue dalla madre, permette di intraprendere al meglio una gravidanza sicura ed informata. 


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