Autore: Dott. Marco Crostelli

Quando ricorrere alla Chirurgia

Se da un lato i corsetti si sono dimostrati efficaci nel trattamento della Scoliosi di ragazzi che non hanno raggiunto la maturità scheletrica, con curve tra i 20° e 30° Cobb, dall’altro, in curve scoliotiche oltre i 35°-40° Cobb il corsetto non ha efficacia e il trattamento della deformità è esclusivamente chirurgico. L’intervento correttivo prevede l’utilizzo di due barre metalliche opportunamente sagomate (e attaccate alla colonna vertebrale tramite particolari viti), usate perderotare e rettilinizzare la curva scoliotica e mantenere la colonna vertebrale in posizione finchè avviene la fusione ossea (artrodesi) delle vertebre interessate; tale fusione si realizza attraverso innesti ossei prelevati dallo stesso Paziente, che alle volte possono essere anche integrati da materiali di sintesi, di natura ceramica (una sorta di osso artificiale). Nel giro di alcuni mesi gli innesti ossei si integrano con le strutture circostanti, “fissando” la colonna vertebrale nella posizione corretta. Generalmente la durata dell’intervento per la correzione della Scoliosi idiopatica dell’adolescente è attorno alle 4 ore, e la degenza media in ospedale è di 7 giorni. L’intervento può essere programmato nelle ragazze a partire dagli 11-12 anni e nei ragazzi a partire dai 12-13 anni, quando lo sviluppo in altezza della colonna vertebrale è sufficiente a evitare un effetto di “tronco corto” (conseguente al blocco della crescita delle vertebre interessate dall’artrodesi).

Se la Scoliosi insorge precocemente

Nei casi chirurgici di Scoliosi “precoce”, che colpiscono bambini sotto gli 8-10 anni di età, si utilizzano interventi cosiddetti “senza fusione”, nei quali, per permettere il pieno sviluppo della colonna vertebrale, evitando al contempo che la curva scoliotica progredisca fino a deformare la gabbia toracica tanto da compromettere la respirazione, si utilizzano particolari sistemi con barre allungabili. In questo caso la colonna non viene bloccata immediatamente con una artrodesi, ma le barre vengono progressivamente allungate seguendo la crescita del Paziente e mantenendo nel contempo la correzione. Lo svantaggio relativo di questa tecnica è la necessità di sottoporre il piccolo Paziente a interventi ripetuti, in media ogni 8-12 mesi, fino a quando la colonna è sufficientemente sviluppata per procedere ad una fusione definitiva.

Scoliosi da alterazioni alla nascita

Una menzione a parte è necessario fare per gli interventi correttivi della Scoliosi congenita da emispondilo. In questo caso la curva è causata da una malformazione presente alla nascita, con la presenza di una vertebra formata solo a metà (emispondilo), che cresce solo su un lato determinando una progressiva curvatura della colonna vertebrale. La correzione chirurgica può essere proposta molto precocemente, anche a partire dai due anni di età: l’intervento consiste nella rimozione radicale dell’emispondilo. Il vantaggio di operare un Paziente così giovane è poter trattare la causa della curva, eliminandola, prima che si sviluppi una deformità strutturata che coinvolge più vertebre. L’artrodesi non compromette la successiva crescita della colonna vertebrale che procede fisiologicamente, giungendo quindi ad una definitiva guarigione della deformità.

Dopo l’intervento

Trascorsi pochi giorni dall’intervento, il Paziente può mettersi in piedi e camminare senza aiuto; nelle prime settimane dovrà indossare un corsetto che tutela la corretta formazione di una fusione ossea completa.
A pochi giorni dalla dimissione i ragazzi operati riprendono la frequenza scolastica, e dopo quattro mesi dall’intervento possono riprendere l’attività sportiva, incominciando dal nuoto.

In un prossimo futuro le novità più importanti nella diagnosi e nel trattamento della Scoliosi si attendono nella progressiva sostituzione delle analisi radiologiche tradizionali (che impiegano radiazioni ionizzanti) con sistemi a bassa emissione di radiazioni e con l’Ecografia tridimensionale; nell’introduzione di tecniche chirurgiche mininvasive che riducano l’estensione dell’esposizione dei tessuti; e soprattutto in studi che individuino le caratteristiche genetiche e tissutali delle Scoliosi ad alto rischio di progressione verso curve gravi, in modo da poterle trattare efficacemente quando il loro sviluppo è ancora “in fieri”, da considerarsi uno stato che al momento attuale non richiederebbe trattamento.


« Pagina precedente 2/2 Pagina successiva