Vaccini anti-Covid, quale futuro?

Autore: Intervista al Prof. Vincenzo Romano Spica A cura della Redazione scientifica

Pensa che possa essere opportuna una profilassi con Vitamina D3, visti gli esiti degli ultimi studi internazionali per la prevenzione di malattie virali tra cui anche il Covid?
L’insieme degli studi disponibili al momento non esclude i possibili vantaggi ed evidenzia anzi come i benefici di livelli adeguati di questa vitamina possano tutelare la salute e prevenire infezioni, tra cui quelle delle vie respiratorie come il Covid o l’Influenza.

Disinfettare continuamente tutto è utile o è meglio detergere accuratamente?
L’uso di disinfettanti è un arma importantissima, ma deve essere utilizzata in modo appropriato. L’eccesso di disinfezione potrebbe rivelarsi persino controproducente, portando a indurre microbi resistenti o danneggiare oggetti. Sulle mani, queste sostanze possono alterare lo strato di cheratina, l’idratazione e pH, e interferire con il microbiota naturale della pelle. L’uso deve essere proporzionato ai rischi di contaminazione e non deve trasformarsi in un rito ripetitivo e stereotipato. Lavarsi le mani con acqua e un sapone delicato è meno invasivo per la nostra epidermide e può essere sufficiente ad eliminare o inattivare numerosi patogeni, incluso SARS-CoV-2. Tornano sempre le regole di buon senso delle nonne, come lavarsi le mani prima di mangiare, quando si finisce di lavorare o usare strumenti comuni o frequentemente toccati anche da altri, come i mouse del computer, i tasti degli ascensori o le maniglie sugli autobus. Teniamo una vigile attenzione a non mettere le mani sporche in bocca o negli occhi, ma manteniamo un sereno equilibrio, ricordando che siamo fatti per difenderci dai virus e rimanere sani.

È scientificamente corretto chiedere l’obbligo vaccinale al personale sanitario?
Ritengo di sì, per almeno due ragioni: per proteggere i Pazienti fragili da contagio e per assicurare la continuità del servizio. Tuttavia, forse, la questione è invece perché porsi questa domanda. Perché utilizzare l’obbligatorietà, se evidenze scientifiche e vantaggi sono palesi e condivisi tra gli addetti ai lavori?

Permane nella analisi dei diversi contributi scientifici e di ricerca, in tema di apporto e livelli ottimali di Vitamina D nei diversi soggetti considerati, che porta a considerare, l’osservatore comune, due separate opinioni e atteggiamenti dei diversi pur autorevoli ricercatori. Con un conseguente divaricante tipo di comportamento: da un lato l’integrazione con Vitamina D sempre e ovunque, dall’altro una scettica astensione dalla somministrazione di Vitamina D, considerata come quantomeno superflua. Quale contributo della ricerca manca per ricomporre i diversi atteggiamenti oggi sussistenti verso un consenso e comportamento unico validato?
Ci sono infatti pareri contrastanti, ma l’attuale letteratura internazionale è orientata verso una conferma del ruolo protettivo della Vitamina D, pertanto non è scorretto utilizzare l’integrazione per rafforzare il proprio organismo e ridurre le conseguenze di questa, a volte terribile, infezione virale da Covid-19.

Ritiene che l’integrazione con Vitamina D, allorquando praticata in senso profilattico, nella tuttora strisciante coda pandemica da SARS CoV-2 abbia trovato comunque una sua logica e legittima collocazione?
Ci sono varie indicazioni per evidenti benefici ma, purtroppo, si riscontra invece da più parti una diffusa e grave carenza di questa vitamina nella popolazione, soprattutto nei Pazienti anziani e più fragili per i quali potrebbe rivelarsi molto utile eseguire un dosaggio ematico per valutare i livelli di Vitamina D e suggerire in modo personalizzato un’eventuale adeguata integrazione.

 


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