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Cuore, fattori di rischio e prevenzione

Autore: Dott. Gian Francesco Mureddu

Correggendo i fattori di rischio è possibile ridurre in modo significativo la probabilità di incorrere in Malattie cardiovascolari come Infarto e Ictus 

Le malattie cardiovascolari sono un gruppo molto ampio di patologie a carico del cuore e dei vasi sanguigni che riconoscono un’origine multifattoriale, cioè più fattori di rischio responsabili dell’aumento delle probabilità di insorgenza della malattia. L’esposizione protratta nel tempo ai fattori di rischio determina modifiche sia strutturali che funzionali del cuore e di tutto il sistema vascolare, facilitando l’insorgenza e la progressione dei processi di Aterosclerosi (formazione di placche sulla superficie interna dei vasi arteriosi) e favorendo l’Aterotrombosi (grumo di sangue all’interno delle arterie che interrompe il flusso sanguigno) e l’infiammazione vascolare. Queste ultime causano sindromi acute coronariche e/o cerebrovascolari, quali Infarto del miocardio e Ictus cerebrale.

I fattori di rischio non modificabili...

I fattori di rischio cardiovascolare si dividono in modificabili, ovvero rimovibili o controllabili mediante modifiche degli stili di vita o mediante assunzione di farmaci, e fattori invece non modificabili. Tra questi ultimi rientrano l’età, il sesso maschile e, se presente, la predisposizione familiare alla malattia. Gli uomini sono classicamente più a rischio delle donne, forse perché ancora più esposti ad alcuni fattori di rischio come il fumo, e perché non godono della protezione ormonale che tutela le donne fino alla menopausa. Poiché nella donna il rischio aumenta sensibilmente dopo la menopausa, si può dire che le donne in media sviluppano malattie cardiovascolari circa un decennio più tardi degli uomini.
La familiarità è difficile da valutare in maniera specifica. In genere si considera come forte familiarità la presenza di parenti di primo grado (genitori, fratelli e/o sorelle) che abbiano sofferto di eventi cardiovascolari in età giovanile (meno di 55 anni negli uomini e meno di 65 nelle donne).

... e quelli modificabili

I principali fattori di rischio modificabili sono l’abitudine al fumo, l’Ipertensione arteriosa, l’Ipercolesterolemia e il Diabete mellito; ma lo sono anche Obesità e sedentarietà, fattori che risentono molto delle abitudini più o meno corrette che adottiamo. Analizziamoli più nel dettaglio:

  • fumo: è dannoso soprattutto attraverso i prodotti di combustione; il monossido di carbonio riduce l’ossigeno nel sangue favorendo lo sviluppo dell’Aterosclerosi, mentre la nicotina determina dipendenza;
  • Ipertensione arteriosa: una pressione arteriosa superiore a valori di 140 e/o 90 mmHg aumenta il lavoro del cuore costringendolo ad ogni battito ad aumentare la forza di contrazione per vincere la resistenza della pressione alta nel letto vascolare; inoltre, la pressione aumentata sulla parte delle arterie accelera l’Aterosclerosi;
  • Ipercolesterolemia: è l’eccesso di colesterolo nel sangue. Il colesterolo è una sostanza naturalmente presente nell’organismo, prodotta dal fegato e utile per la formazione delle membrane cellulari e per molte altre sostanze necessarie all’organismo, ad esempio diversi ormoni. L’eccesso di colesterolo nel sangue aumenta il rischio che si formino depositi nelle pareti delle arterie, soprattutto delle lipoproteine a bassa densità, ossidate, il cosiddetto colesterolo LDL, o colesterolo “cattivo”. Queste particelle favoriscono la formazione della placca aterosclerotica. Di contro le lipoproteine che costituiscono la frazione del colesterolo HDL (ad alta densità) trasportano il colesterolo in eccesso dai tessuti al fegato dove viene eliminato. Il colesterolo HDL, pertanto, ha una relazione inversa con il rischio: minore è la concentrazione nel sangue, maggiore è il rischio cardiovascolare;
  • Diabete mellito di tipo 2: si sviluppa per la resistenza all’insulina da parte dei tessuti periferici spesso legata a Obesità e sedentarietà. Il Diabete, se non diagnosticato in tempo e non correttamente controllato, favorisce l’Aterosclerosi, determinando danni sui vasi piccoli e grandi ed incrementando enormemente il rischio cardiovascolare;
  • Obesità e sedentarietà: rappresentano altrettanti fattori in grado di favorire sia l’Ipertensione che il Diabete e sono spesso correlati alle Dislipidemie (alterazioni della quantità di lipidi circolanti nel sangue), moltiplicando l’effetto dannoso.

Il livello dei fattori di rischio in Italia

La popolazione italiana è da sempre considerata tra le più longeve al mondo. Tuttavia le Malattie cardiovascolari sono ancora la causa principale di morte e disabilità in Italia. Da sole spiegano circa il 29,5% delle morti premature nel 2010 (World Heart Federation report, 2014). Nella popolazione adulta (35-74 anni) il 12% di tutte le morti è dovuto alle Malattie ischemiche cardiache e ben l’8% all’Infarto miocardico.
I tre fattori di rischio che spiegano la maggior parte delle Malattie cardiovascolari in Italia sono: le abitudini alimentari scorrette, l’Ipertensione arteriosa e il fumo di sigaretta, seguite da Obesità, inattività fisica, disturbi del metabolismo del glucosio (Diabete e pre- Diabete) e Dislipidemie. Seguono l’inquinamento ambientale, l’abuso di alcol; quest’ultimo è estremamente importante nei bambini al di sotto di cinque anni, in termini di esposizione passiva, e nei giovani.


Ultimi dati aggiornati

Le maggiori informazioni sulla prevalenza del rischio in Italia derivano dai dati dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare/Health Examination Survey (OEC/HES), dovuto alla fortunata collaborazione tra Istituto Superiore di Sanità e ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) che consente di ottenere dati estremamente omogenei, attendibili e aggiornati sull’esposizione ai fattori di rischio dell’intera popolazione nazionale e di fare un confronto tra la situazione attuale e il decennio precedente.
È emerso che nell’ultimo decennio, l’Ipertensione arteriosa è ancora il fattore di rischio più diffuso: interessa il 50% circa degli uomini e il 37,2% delle donne. La prevalenza di Ipercolesterolemia è invece aumentata in entrambi i sessi, passando dal 20,8% al 34,3% negli uomini e dal 24,6% al 36,6% nelle donne. Il controllo (in genere farmacologico) dell’ipercolesterolemia è migliorato, ma è ancora insufficiente. Parallelamente anche i valori medi di colesterolo LDL sono aumentati nell’ultimo decennio sia negli uomini che nelle donne e i livelli di colesterolo LDL elevati sono diventati più frequenti in entrambi i sessi, passando dal 63,4% al 68% negli uomini e dal 60,9% al 67,3% nelle donne. Il Diabete, invece, è in crescita epidemica: il valore medio della glicemia a digiuno è elevato in entrambi i sessi. Oltre la metà dei diabetici è trattata, ma solo un quarto lo è in modo adeguato. Infine, la prevalenza della cosiddetta Sindrome metabolica, ovvero l’insieme di Obesità addominale, Ipertrigliceridemia, Iperglicemia e Ipertensione, è molto elevata in entrambi i sessi. Crescono quindi nella popolazione italiana gli effetti devastanti della sedentarietà e delle nuove sbagliate abitudini alimentari.

La prevenzione cardiovascolare

I fattori di rischio sono dunque ben identificati, ma sottotrattati. Purtroppo, l’attenzione alla prevenzione cardiovascolare, soprattutto da parte dei mezzi di divulgazione è ancora scarsa. Eppure la soluzione sarebbe relativamente semplice se vi fosse la volontà di trasmettere un messaggio univoco e chiaro: la reversibilità del rischio è stata dimostrata, cioè correggendo i fattori di rischio è possibile ridurre in maniera consistente la probabilità di ammalarsi di Infarto e di Ictus.
La Malattia cardiovascolare è oggi prevenibile.
La prevenzione cardiovascolare è definita come una serie di azioni coordinate, a livello di popolazione o individuale, volte a eliminare o ridurre l’impatto delle Malattie cardiovascolari e della disabilità ad esse correlata. Le misure preventive, soprattutto la legislazione sul fumo di sigaretta e la cura dei fattori di rischio sia prima che si sviluppi la malattia (prevenzione primaria) che dopo la sua insorgenza (prevenzione secondaria), insieme alle cure della fase acuta dell’Infarto miocardico in Ospedale, spiegano la riduzione della mortalità per le Malattie cardiovascolari che si è osservata a partire dagli anni 80.
Eliminare dunque gli stili di vita scorretti renderebbe possibile prevenire circa l’80% delle Malattie cardiovascolari ed il 40% circa delle Neoplasie; tuttavia, come abbiamo visto, alcuni fattori di rischio sono in crescita incontrollata: l’Obesità e il Diabete in aumento, legati alla sedentarietà crescente e alle abitudini alimentari scorrette, frenano il declino di Infarto e Ictus che si osserva in molti Paesi europei.


Come valutare il rischio cardiovascolare?

Nelle persone apparentemente sane, il rischio cardiovascolare è, in genere, il risultato dell’interazione fra diversi fattori di rischio. Questo concetto è alla base dell’attuale approccio secondo il quale è necessario, come valutazione di base in soggetti sani esposti, il calcolo del rischio assoluto totale proiettato a 10 anni. Questo calcolo è possibile con algoritmi matematici e sistemi di valutazione, le cosiddette “Carte del rischio”, validati da Istituti e Società scientifiche. Quelli attualmente in uso in Italia sono la “Carta del rischio” del Progetto Cuore (www.cuore. iss.it) e la “Carta europea” (SCORE). Questi sistemi sono validi soprattutto in persone di età media esposte a fattori di rischio non molto elevati ma concomitanti e che non hanno ancora sviluppato malattia. Le “Carte del rischio” funzionano peggio nei giovani e negli anziani e non si devono applicare in chi ha già avuto l’Infarto miocardico o l’Ictus.
Per quanto riguarda la possibilità di ridurre il rischio cardiovascolare, per tutti vale il consiglio di muoversi di più, svolgendo almeno 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica moderata, di evitare il fumo di sigaretta e di seguire un’alimentazione povera in grassi saturi, privilegiando i prodotti integrali, pesce, verdura e frutta.

La prevenzione “primordiale”

Le malattie cardiovascolari sono prevenibili, soprattutto se gli stili di vita sani sono adottati precocemente. La prevenzione primaria e ancor prima la prevenzione “primordiale”, cioè la promozione e la diffusione degli stili di vita sani nei giovani, è la vera sfida futura della prevenzione cardiovascolare.
I dati dell’osservatorio dell’istituto Superiore di Sanità (Okkio alla Salute) parlano chiaro: l’Obesità infantile in Italia è in aumento ed è fortemente legata alla sedentarietà. Le abitudini alimentari fanno il resto. L’eccesso di sale è responsabile di un eccessivo numero di morti per cause cardiovascolari. Nelle bibite carbonate e gassate, il fruttosio, spesso addizionato, favorisce l’ingestione di calorie “vuote” che riducono il senso di sazietà, determinano un picco glicemico con conseguente iperinsulinemia post-prandiale. Questi fattori favoriscono l’aumento di peso e l’Obesità, ma anche la resistenza all’insulina e la lipogenesi. Si possono quindi sviluppare più facilmente Dislipidemia, Diabete e Malattie cardiovascolari ad esse correlate. In conclusione, occorre diffondere i principi di vita sana e corretta alimentazione fin dall’infanzia e nell’adolescenza per poter arrivare, da adulti, con una buon bagaglio di consapevolezza della salute. I fattori di rischio sono stati individuati, tocca a noi saperli affrontare!  

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