L’invecchiamento è un processo naturale che, in modo graduale e continuo, determina una mutazione nell’organismo umano. A partire dai primi anni della mezza età, molte funzioni corporee cominciano infatti un declino graduale.
Perché si invecchia?
All’origine dell’invecchiamento troviamo essenzialmente tre fattori. Il primo è genetico: esiste nel nucleo delle cellule una sorta di orologio, trasmesso ereditariamente, che determina quante divisioni sono possibili per una cellula; superato quel numero di divisioni la cellula cessa di dividersi e muore. Il numero di divisioni possibili (detto “limite di Hayflick”) è specifico per ogni specie animale o vegetale ed è proporzionale all’aspettativa di vita della specie, determinando così l’attesa di vita di 2-4 settimane di una mosca o di oltre 200 anni di una balena artica; la massima sopravvivenza della specie umana è di circa 120 anni.
Il secondo meccanismo è legato ad una progressiva “usura” dei sistemi biochimici che all’interno delle cellule impediscono l’accumulo di sostanze tossiche (come ad esempio: prodotti dei radicali liberi e lipofuscine), eliminandole. Quando queste “scorie”, non venendo più efficacemente eliminate, raggiungono un livello soglia, innescano la morte programmata (detta “apoptosi”) della cellula. L’apoptosi costituisce quindi un meccanismo importante di protezione dell’organismo, che elimina le cellule che rischiano di funzionare male o di trasformarsi in cellule tumorali. Il terzo meccanismo è legato all’azione di agenti aggressivi esterni (smog, raggi ultravioletti e radiazioni ionizzanti) e di malattie croniche (Diabete, Ipercolesterolemia).
Tutte le cellule invecchiano e muoiono: le sole cellule immortali conosciute che continuano a dividersi all’infinito sono quelle tumorali, i cui meccanismi genetici “di sicurezza”, che dovrebbero portare al blocco delle divisioni e alla morte programmata, sono profondamente alterati. Dato che le cellule che lo compongono possono solo invecchiare e morire oppure diventare tumorali, tutti gli organismi invecchiano e muoiono.
Come invecchia il cuore?
Così come avviene per tutti i muscoli del corpo, anche nel cuore con l’invecchiamento si assiste ad una riduzione progressiva delle cellule contrattili (i miociti), che muoiono e vengono sostituite da tessuto fibroso simile a quello delle cicatrici. Queste modificazioni, che rendono il cuore meno elastico, non provocano di per sé un’insufficienza cardiaca, ma ne facilitano la comparsa in presenza di Patologie cardiovascolari come l’Ipertensione o una Malattia coronarica. L’invecchiamento modifica anche le arterie, che diventano meno elastiche; nelle arterie più sottili si riduce inoltre la capacità di dilatarsi quando occorre far arrivare più sangue ai tessuti, ad esempio durante uno sforzo. Tuttavia, il controllo dei fattori di rischio, l’attività fisica regolare e una dieta sana possono ritardare significativamente lo sviluppo delle alterazioni dell’apparato cardiovascolare legate all’invecchiamento.
I fattori di rischio cardiovascolare nell’età avanzata
In linea generale, i fattori di rischio nell’età avanzata sono gli stessi delle altre fasce di età: Ipertensione arteriosa, Dislipidemie, fumo, sedentarietà, eccessivo consumo di alcolici e obesità restano i nemici da combattere anche nell’età avanzata. Non è consigliabile una dieta strettamente iposodica (priva di sale) in quanto con l’età il rene perde la capacità di trattenere il sodio. Ciò accade anche e soprattutto se si assumono diuretici, perché si rischia di provocare lo sviluppo di livelli pericolosamente bassi di sodio nel sangue, con conseguente debolezza e confusione mentale. Un particolare fattore di rischio per lo sviluppo di Malattie cardiovascolari nell’età avanzata è rappresentato dall’infiammazione cronica. Con l’avanzare dell’età, infatti, aumenta la frequenza delle Malattie infiammatorie croniche (Artrite reumatoide, Pemfigoide bolloso e altre similari) o di Infezioni croniche o ricorrenti, che sono caratterizzate da uno stato di infiammazione persistente; questa condizione provoca un’accelerazione dell’invecchiamento cardiovascolare, con formazione di placche nelle arterie, incluse le coronarie. È quindi necessario che le persone anziane affette da Malattie infiammatorie croniche, anche se apparentemente ben controllate dalla terapia, effettuino regolari controlli cardiologici.
Gli stili di vita
È ormai ampiamente dimostrato da importanti studi, condotti per anni su molte migliaia di individui, che nell’età avanzata l’attività fisica regolare (non necessariamente di tipo sportivo), unitamente ad una Dieta mediterranea sana, completa e con un adeguato apporto di proteine “nobili”, costituiscono la più potente arma non solo per la prevenzione delle Malattie cardiovascolari, ma anche per il mantenimento dell’autosufficienza. È infatti del tutto erronea e pericolosa la convinzione che l’anziano debba “mangiare meno”, magari saltando la cena o che debba ridurre l’apporto di proteine. Un consumo moderato di vino ai pasti (un bicchiere al giorno, meglio se rosso) ha dimostrato effetti protettivi nei soggetti che non soffrono di Fibrillazione atriale, e viene considerato parte della salutare Dieta mediterranea. Il fumo di tabacco aumenta la sua nocività nell’età avanzata, ove agisce in presenza dei danni già provocati nel corso degli anni. Il sonnellino pomeridiano (per chi vi è abituato), il mantenimento dei rapporti sociali, dell’attività sessuale e dell’attività mentale costituiscono altri fattori protettivi di efficacia comprovata. È inoltre importante una valutazione medica nelle persone che russano abitualmente durante la notte, soprattutto se il russamento è interrotto da pause del respiro.
I farmaci
Come già accennato, l’Ipertensione arteriosa è un fattore di rischio da trattare anche nell’età avanzata; la presenza contemporanea di altre patologie, come l’Insufficienza renale, comporta tuttavia la necessità di controlli medici più assidui. Inoltre, dopo gli 80 anni i livelli pressori da mantenere dovrebbero essere discussi con il proprio Medico curante e con il Cardiologo. Occorre considerare che alcuni dei farmaci utilizzati per il trattamento dell’Ipertensione arteriosa esercitano effetti benefici anche su altri aspetti della salute, come la funzionalità renale, la memoria e l’integrità dell’apparato muscolare.
Dopo i 60 anni non è consigliata la somministrazione di acido acetilsalicilico (aspirina, aspirinetta) in prevenzione primaria, cioè in assenza di una storia precedente di eventi cardiovascolari come Infarto o Ictus; il trattamento in soggetti che abbiano una storia di eventi cardiovascolari è invece sicuramente indicato.
I dati riguardanti il trattamento dell’Ipercolesterolemia nei soggetti anziani che non abbiano precedenti di eventi cardiovascolari acuti (Infarto o Ictus) non forniscono indicazioni univoche, per cui conviene discutere i potenziali vantaggi e svantaggi di tale terapia con il proprio Medico di Medicina generale e con il Cardiologo di fiducia. La sospensione di un trattamento ipocolesterolemizzante già iniziato è tuttavia da evitare, dato che sembra essere associata ad un rischio molto aumentato di problemi cardiovascolari gravi nei due anni che seguono la cessazione del farmaco.
I controlli
Un controllo regolare della pressione arteriosa, con una cadenza raccomandata dal Medico, è consigliabile anche negli anziani che non soffrono di Ipertensione arteriosa; i controlli regolari sono inderogabili nelle persone che assumono farmaci per l’ipertensione, anche nei casi in cui i valori di pressione risultano ben controllati. A questo proposito occorre ricordare che i controlli dovrebbero includere anche una misurazione effettuata alla mattina al risveglio e che gli apparecchi che si utilizzano per le misurazioni, che siano manuali o elettronici, necessitano di un controllo annuale, poiché la loro accuratezza si modifica nel tempo.
Saranno poi il Medico di Medicina generale ed il Cardiologo di fiducia a stabilire i tempi più opportuni per i controlli del sangue, dell’elettrocardiogramma e di eventuali altri esami da effettuare per mantenere benessere fisico e serenità mentale.
Utilità dell’approccio multidisciplinare
La salute del cuore non può essere scissa dal buon funzionamento di tutto l’organismo. L’Insufficienza renale, alcune Malattie neurologiche (come il Morbo di Parkinson), respiratorie (come la Bronchite cronica ostruttiva), endocrinologiche (come le Malattie della tiroide o il Diabete) o reumatologiche (come l’Artrite reumatoide) possono compromettere il cuore. D’altra parte, una malattia cardiaca, come lo Scompenso cardiaco, può esercitare effetti negativi su tutto l’organismo, causando disturbi della funzione cerebrale, renale, epatica, intestinale e dei muscoli. Non è quindi infrequente che il Cardiologo si trovi ad interagire con altri Specialisti, come i Geriatri, per la gestione della salute generale, ma soprattutto della fragilità e della complessità dei soggetti di età avanzata con Malattie cardiovascolari.