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Stomaco: disturbi e terapie

Autore: Dott. Benedetto Mangiavillano

Reflusso, acidità e gonfiore addominale sono disturbi molto frequenti che in molti casi possono essere risolti correggendo le abitudini quotidiane 

Reflusso e acidità sono disturbi dello stomaco e dell’esofago che affliggono circa l’80% delle persone che si rivolgono ad un Gastroenterologo. Rigurgito acido e bruciore retrosternale sono i principali sintomi che li accomunano e, se persistenti, possono essere i campanelli di allarme di una vera e propria Malattia da Reflusso Gastroesofageo.

Il reflusso gastroesofageo

Reflusso e acidità gastrica sono disturbi collegati fra loro. Il reflusso gastroesofageo, la più comune espressione per indicare queste due avvisaglie, può presentarsi durante la giornata in modo persistente o ad intermittenza. Spesso, infatti, i sintomi si avvertono al risveglio, dopo i pasti e durante la notte (tipicamente da mezzanotte alle 3 di mattina), solitamente quando si è in posizione supina o mentre ci si piega in avanti (tipico movimento che si compie quando ci si allaccia le scarpe).

Come si manifesta

I sintomi da reflusso gastroesofageo si classificano in “tipici” o “atipici”. I primi sono quelli che interessano l’esofago o lo stomaco: bruciore dietro lo sterno e rigurgito acido, ossia la percezione di liquido amaro o acre in bocca. I sintomi “atipici”, invece, possono essere:

  • sensazione di nodo alla gola, con difficoltà di deglutizione;
  • nausea;
  • tosse;
  • raucedine;
  • abbassamento della voce;
  • dolore toracico (simile a quello di natura cardiaca);
  • difficoltà digestiva;
  • laringite cronica;
  • singhiozzo;
  • asma;
  • in casi rari, otite media ed insonnia.

Molti di questi campanelli di allarme sono definiti “extra-esofagei” perché, anche se tipici del disturbo, possono essere erroneamente attribuiti a malattie che interessano altri organi. Tipico esempio è la tosse stizzosa, che sebbene sia un sintomo comune del reflusso, può essere scambiato per un disturbo polmonare o tracheo-bronchiale.

Le possibili cause

Le cause del reflusso gastroesofageo sono molteplici e includono fattori alimentari, come una dieta ricca di carboidrati e alimenti acidi (ad esempio, pomodori, menta, liquirizia e vino bianco), soprattutto a cena, e fattori anatomici, come la presenza di Ernia jatale. Cause importanti della malattia possono essere anche: la difficoltà di svuotamento gastrico (per cui alcune persone affette da reflusso gastroesofageo assumono farmaci che favoriscono il processo) e l’aumento della pressione intra-addominale, che accomuna sia le persone in sovrappeso che le donne in gravidanza.

Quali soluzioni?

Il reflusso gastroesofageo può essere immediatamente diagnosticato nella persona che presenta i sintomi tipici. Molto spesso, se avvertito occasionalmente, il disturbo può essere trattato modificando per prima cosa le abitudini quotidiane. Si consiglia quindi di:

  • non coricarsi immediatamente dopo i pasti;
  • perdere peso e ridurre il girovita, se si è in sovrappeso;
  • controllare la propria alimentazione, evitando pasti ricchi di grassi (come le fritture) e troppo abbondanti, soprattutto la sera;
  • non fumare ed evitare gli alcolici;
  • evitare gli alimenti acidi, come cioccolato, caffè, pomodori, agrumi e menta;
  • ridurre lo stress;
  • svolgere attività fisica.

A volte, anche dopo aver apportato le correzioni suggerite, i sintomi possono non attenuarsi e continuare a presentarsi quotidianamente. In questo caso, lo Specialista può consigliare un periodo di terapia con gastroprotettori.

Una mano dalla Gastroscopia

Nel caso in cui il Paziente presenti fattori di rischio (ad esempio, età compresa tra i 60-70 anni e infiammazione cronica) o campanelli d’allarme (come dimagrimento, debolezza o anemia), il Gastroenterologo può richiedere test diagnostici di approfondimento, tra cui la Gastroscopia, che consente di esaminare esofago, stomaco e duodeno attraverso l’impiego dell’endoscopio, uno strumento flessibile dotato di telecamera. Da sempre fonte di timori e paure nel Paziente, oggi è possibile eseguire una versione meno invasiva dell’esame: la Gastroscopia Transnasale (EGDS-T).


Diagnosi sempre più mininvasiva

La Gastroscopia Transnasale, vera e propria innovazione nel campo della Gastroenterologia e dell’Endoscopia Digestiva, è eseguita in pochissimi Centri in Italia, tra cui Humanitas Mater Domini. Diversi sono i vantaggi per il Paziente: rispetto all’esame tradizionale, l’endoscopio non viene inserito per via orale, ma per via nasale, permettendo quindi alla persona di continuare a respirare e parlare con il personale medico; l’uso di un endoscopio più sottile permette al Paziente di tollerare meglio l’esame che, per questo motivo, viene eseguito anestetizzando solamente gola e naso con un semplice spray; senza l’impiego di una sedazione venosa, il Paziente può dunque presentarsi in Ospedale anche senza accompagnatore, considerandosi assolutamente autonomo e potendo mangiare e bere immediatamente dopo l’esame. Questa innovativa modalità di diagnosi può interessare coloro che soffrono di reflusso, acidità, gonfiore, Esofagite, Esofago di Barrett, Gastrite, digestione lenta o cattiva digestione, Intolleranza al glutine e Celiachia.

Il gonfiore addominale

Circa il 40% della popolazione italiana soffre di gonfiore addominale che può presentarsi, sia negli uomini che nelle donne, dopo i 20 anni, provocando una spiacevole sensazione di pienezza e di tensione intestinale. A lungo andare, questo disturbo può compromettere la qualità della vita, provocando irritabilità e nervosismo in chi ne soffre. A volte, il problema può diventare visibile ad “occhio nudo”, soprattutto nelle donne giovani e magre.

Le possibili cause

Diagnosticare la causa del gonfiore addominale non è sempre facile. Le cause sono spesso complesse e possono combinarsi fra loro:

  • alimentazione abbondante;
  • Colon irritabile;
  • stitichezza;
  • intolleranze alimentari;
  • Celiachia;
  • alterazione della flora batterica intestinale (Disbiosi Intestinale).

Quest’ultima causa può provocare gonfiore, sia per una produzione di gas dovuta a una proliferazione anomala dei batteri intestinali, sia per un’infiammazione cronica da intolleranze alimentari.
Per diagnosticare queste alterazioni è possibile eseguire il Breath test al lattosio, lattulosio o glucosio, esami che richiedono semplicemente un campione d’aria espirata dal Paziente. Con il Breath test è possibile accertare la presenza di intolleranze al latte ed i suoi derivati; determinare il tempo di transito intestinale a chi soffre di alitosi, digestione lenta, gonfiore, stipsi, coliche addominali e meteorismo; verificare un’eventuale colonizzazione batterica anomala nei Pazienti che presentano anche diarrea, crampi addominali e digestione lenta.

Il ricorso alla Colonscopia

Molto spesso, il gonfiore addominale può anche essere causato da problemi di salute che richiedono un approfondimento attraverso la Colonscopia, l’indagine che interessa l’ultimo tratto dell’intestino. Questo esame può essere eseguito in sedazione profonda, ossia attraverso la somministrazione da parte dell’Anestesista di un farmaco anestetico che rende il Paziente incosciente per tutta la durata del test.

Come risolvere il problema?

Per trattare efficacemente il gonfiore addominale è necessario rivolgersi ad un Gastroenterologo che, a seguito di un’attenta valutazione, indicherà la terapia più corretta a seconda della causa. Nella maggior parte dei casi, ad originare il problema può essere un’infiammazione del Colon, un disturbo dell’intestino che può essere trattato con farmaci specifici, alcuni dei quali di origine naturale. Quando il gonfiore addominale è causato da Disbiosi intestinale, il Gastroenterologo può consigliare una terapia antibiotica mirata, con lo scopo di trattare l’alterazione batterica. Nel caso in cui il disturbo fosse determinato da stipsi, questo può essere risolto con un maggior apporto di fibre nella dieta quotidiana o con terapia specifica. 

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