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Fragilità ossea, quale approccio?

Autore: Prof. Umberto TarantinoDott.ssa Ida Cariati

Le fratture in terza età,  spesso causate dall’insorgere  dell’Osteoporosi, necessitano di  trattamenti tempestivi e accurati,  adottando un approccio terapeutico  multidisciplinare   

Le fratture da fragilità sono uno dei maggiori  problemi socio-sanitari che colpiscono la popolazione  anziana, causando purtroppo perdita  di mobilità e autonomia e, inevitabilmente, uno stile  di vita prevalentemente sedentario. Nonostante le  fratture da fragilità stiano causando un aumento  della mortalità e della morbilità negli anziani, il tasso  di diagnosi però è ancora basso. I soggetti che hanno  subito una frattura per Osteoporosi o che sono ad alto  rischio di frattura non vengono curati e, in generale, il  numero di Pazienti che ricevono un trattamento adeguato  sta diminuendo. Tuttavia, in letteratura, sono  numerosi gli studi che propongono Linee Guida per il  trattamento e la prevenzione dell’Osteoporosi. 

I numeri del problema 

Delle fratture totali registrate annualmente nel  mondo, 9 milioni consistono in fratture da fragilità  dovute all’Osteoporosi e hanno conseguenze  importanti in termini di mortalità e disabilità. Inoltre,  dopo la prima frattura causata da Osteoporosi,  aumenta il rischio di ulteriori fratture. Si stima che, in  Italia, siano affetti da Osteoporosi 1 donna su 3 oltre i  50 anni e 1 maschio su 8 oltre i 60 anni. Secondo i dati  provenienti dalle Schede di Dimissioni Ospedaliere  (SDO), l’incidenza stimata degli eventi fratturativi è  di 70/10.000 negli over 65. Considerando l’aumento  dell’aspettativa di vita, è plausibile che il numero di  fratture aumenti notevolmente in tutti i Paesi, così  come i relativi costi. 

Cause e fattori di rischio 

Le fratture da fragilità sono le conseguenze di una  ridotta resistenza dello scheletro in seguito ad  un’alterazione della quantità e della qualità del  tessuto osseo; si tratta di una situazione resa particolarmente  insidiosa dal fatto che spesso è asintomatica,  fino al manifestarsi della frattura da fragilità.  Alcune persone hanno più probabilità di avere l’Osteoporosi  rispetto ad altre perché presentano uno o  più fattori di rischio di sviluppare questa condizione.  Alcuni fattori di rischio sono non modificabili, come  età, sesso femminile, Menopausa e razza; anche  la familiarità e i fattori genetici giocano un ruolo  chiave nello sviluppo dell’Osteoporosi e nella suscettibilità  alle fratture.  Altri fattori di rischio sono invece modificabili in  quanto correlati allo stile di vita: alimentazione  povera di calcio, di frutta e verdura o troppo  ricca di proteine, carenza di vitamina D, o una  vita troppo sedentaria. Perfino l’eccesso di fumo,  di alcol e di caffeina possono costituire un fattore di  rischio, così come anche diverse malattie tra cui Patologie  autoimmuni, Malattie del sistema endocrino  e Disturbi alimentari per le quali è necessario  assumere medicinali che hanno effetti negativi sullo  scheletro o perché comportano una riduzione della  mobilità. 

Cosa fare dopo una frattura 

È importante attuare un intervento diagnostico e  terapeutico mirato a prevenire una successiva  frattura, predisponendo una prevenzione secondaria  personalizzata in base alle esigenze del Paziente.  Il primo passo è quello di riconoscere velocemente  il problema, soprattutto se si sa di essere a rischio di  frattura o in caso di frattura pregressa. Il trattamento  deve essere sia tempestivo che adeguato affinché sia  efficace e permetta di incrementare le possibilità di  ripresa del Paziente e della funzionalità della zona  lesa, che si traduce in un ritorno all’autonomia prefrattura.  Lunghe attese per l’intervento corrispondono  a un aumento del rischio di mortalità e di disabilità  del Paziente. L’esame di riferimento per la diagnosi  di Osteoporosi è la DEXA, che fornisce una valutazione  della massa ossea. Si tratta di un esame  semplice, rapido ed assolutamente indolore oltre ad  essere sicuro poiché prevede l’impiego di raggi X ma  in dosi bassissime, e si può ripetere tranquillamente  nel tempo. 


Osteoporosi e prevenzione 

La prevenzione è fondamentale e deve iniziare in  giovane età poiché è proprio in questa fase della vita  che si raggiunge il picco di massa ossea adeguato da  cui dipenderà la futura robustezza dello scheletro.  Dunque, prevenire l’Osteoporosi si può e si deve,  anche perché le terapie attualmente disponibili non  permettono di guarire dalla malattia una volta che si  è instaurata, ma solo di rallentarne la progressione.  Le buone pratiche di prevenzione si basano su alcuni  punti cardine, tutti legati allo stile di vita: seguire  una dieta bilanciata ricca di calcio e vitamina  D, praticare regolarmente attività fisica, mantenere  un peso forma adeguato, evitare un consumo eccessivo di alcol, non fumare. Prevenire  la recidiva di fratture successive è importante non  solo per il Paziente ma anche per il Servizio Sanitario  Nazionale, in quanto garantirebbe una riduzione dei  costi associati, soprattutto se la frattura viene trattata  tempestivamente. 

Un approccio multidisciplinare 

Per garantire un’adeguata prevenzione e un trattamento  ottimale dell’Osteoporosi e delle possibili  fratture è necessario adottare un approccio terapeutico  interdisciplinare, basato sullo sviluppo di modelli  all’avanguardia che mirino a ridurre il nuovo rischio  di frattura in un Paziente che ne ha già subita una.  I “Fracture Liaison Service” (FLS) rappresentano  un modello esemplare di cura post-frattura in quanto  prevedono un approccio multidisciplinare nei confronti  del Paziente fragile, il quale viene seguito in un  percorso che vede la collaborazione di più Specialisti.  Lavorando in team infatti, al verificarsi di una prima  frattura, è possibile intervenire non solo della cura  immediata ma anche nell’affiancamento del Paziente  fino alla riabilitazione e alla prevenzione di nuove  fratture, attraverso approcci terapeutici e variazioni  dello stile di vita. Le Linee Guida sulla “Diagnosi,  stratificazione del rischio e continuità assistenziale  delle Fratture da Fragilità”, frutto della collaborazione  tra le principali Società Scientifiche, Enti  Clinici e Istituto Superiore di Sanità, confermano l’importanza  di ottimizzare la gestione dei Pazienti fragili  ad ogni livello di assistenza mediante approcci integrati  e multidisciplinari. Attraverso questo servizio,  dunque, il Paziente fratturato può essere rapidamente  avviato a efficaci programmi di prevenzione secondaria  di ulteriori fratture. È stato documentato che,  laddove queste strutture sono state create, sostenute e  adeguatamente implementate, si sono dimostrate economicamente  vantaggiose, con una riduzione media  del 20% del gap terapeutico, un aumento del 20%  dell’aderenza al trattamento anti-osteoporotico e una  riduzione del 5% del tasso di rifrattura e mortalità. 

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