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Cellulari, quali rischi per la salute?

Autore: Dott.ssa Maria Grazia Petronio

Anche se gli studi effettuati sono talvolta contrastanti, i campi magnetici generati da questi dispositivi sono nel gruppo dei “possibili cancerogeni”

Lo sviluppo tecnologico della società ha comportato un aumento esponenziale delle sorgenti dei campi elettromagnetici: il trasporto dell’energia elettrica e il suo utilizzo attraverso elettrodomestici, computer e macchinari industriali, le trasmissioni radiotelevisive, l’utilizzo di telefoni cellulari e l’uso di internet wireless (senza fili) hanno reso ubiquitaria l’esposizione della popolazione a svariate tipologie di campi elettromagnetici.
Questo avanzamento tecnologico, che da una parte ha agevolato la vita quotidiana delle persone, ha fatto crescere nella comunità scientifica la preoccupazione circa i possibili effetti sulla salute umana dell’esposizione a lungo termine a campi magnetici (CM) ed elettromagnetici (CEM), soprattutto nei confronti dei bambini.
Negli ultimi decenni sono stati effettuati numerosi studi con esiti contrastanti, ma giudicati sufficientemente attendibili per determinare l’inclusione dei campi magnetici sia a bassa che ad alta frequenza (wirless) nel gruppo dei “possibili cancerogeni” per l’uomo, da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC).
In anni recenti, inoltre, anche la percezione dei cittadini verso le problematiche ambientali è mutata e sempre più spesso la cittadinanza si rivolge alle autorità competenti con apprensione, per esempio in caso di installazione di nuovi impianti di trasmissione nel centro abitato.

Gli studi sulle linee elettriche

Campi elettrici e magnetici sono presenti ovunque l’energia elettrica venga generata, trasmessa o distribuita attraverso linee o cavi (nelle linee elettriche, sia ad alta che a media o bassa tensione, la corrente elettrica è alternata alla frequenza di 50 Hz) o venga utilizzata da dispositivi quali ad esempio videoterminali ed elettrodomestici. I campi magnetici a 50 Hz sono dunque esclusivamente di origine antropica, vengono cioè prodotti dalle attività dell’uomo.
Il numero e la varietà delle fonti di tali campi si sono progressivamente ampliati in relazione al progresso delle tecnologie e all’aumento dell’uso dei dispositivi elettrici. Dato che l’elettricità costituisce parte integrante della moderna vita quotidiana, l’esposizione a campi elettrici e magnetici è praticamente ubiquitaria.
Il primo studio che descrisse un aumento del rischio di sviluppare tumori nei bambini che vivevano in prossimità di elettrodotti ad alta tensione è del 1979. Nel 2002 la IARC ha classificato i campi magnetici indotti dagli elettrodotti come possibili cancerogeni per l’uomo sulla base della limitata evidenza di cancerogenicità per quanto riguarda le Leucemie infantili. Studi più recenti hanno confermato sostanzialmente le conclusioni di quelli precedenti.
Sono invece giudicati ancora insufficienti gli studi che hanno trovato associazioni tra l’esposizione e gli effetti negativi sulla riproduzione.
Nel 2002 la IARC affermava “... nel complesso i risultati degli studi sull’uomo non consentono di stabilire alcuna associazione fra esiti riproduttivi avversi ed esposizione a campi elettrici e magnetici a bassa frequenza.”
Le esposizioni residenziali di solito sono molto basse a meno che non ci si trovi molto in prossimità di un elettrodotto. Per esposizioni più elevate, tipo quelle lavorative, sono state descritte associazioni con alcune forme tumorali, quali Melanoma, Leucemia, Tumore dello stomaco e del pancreas, Tumore del rene e Astrocitoma (un particolare tumore cerebrale). Deboli associazioni sono state trovate con l’insorgenza di patologie come il Morbo di Parkinson e la Sclerosi multipla mentre un rischio maggiore di insorgenza di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è stato riportato per le occupazioni elettriche.
Un ampio studio condotto nel 2009 sulla popolazione svizzera (campione esaminato di 4,65 milioni di persone), ha evidenziato un maggior rischio di morte per Malattia di Alzheimer tra i soggetti residenti entro 50 metri da linee elettriche di 220-380kV di potenza rispetto a soggetti residenti a maggiore distanza.
È stata inoltre osservata una relazione dose-risposta tra anni di residenza entro 50 metri dalle linee elettriche e rischio di morte per Morbo di Alzheimer. Nello stesso studio non è stata osservata un’associazione per Sclerosi Laterale Amiotrofica, Morbo di Parkinson e Sclerosi multipla.


 

Le distanze previste dalla normativa

Ad oggi i limiti di esposizione che impone la normativa vigente sono più alti rispetto a quelli per i quali gli studi hanno trovato associazione con eccessi di rischio di ammalare di Leucemia nei bambini. Indicativamente le distanze entro le quali è consigliato far effettuare delle verifiche sono le seguenti: 70 metri per linee a 132 kV, 80 metri per linee a 220 kV, 150 metri per linee a 380 kV e 3 metri per le cabine di trasformazione.
È chiaro che non solo la distanza è importante ma anche l’altezza delle linee rispetto alle abitazioni.

Telefoni cellulari e tecnologie wireless

Utilizzare i telefoni cellulari è da tempo una consuetudine per una parte importante della popolazione mondiale e si ritiene che circa la metà degli utilizzatori sia rappresentata da bambini e giovani adulti. Parallelamente all’uso dei telefoni senza fili sono cresciute le stazioni radio base per la telefonia cellulare e sono destinate a crescere ancora con l’introduzione degli apparecchi di terza generazione. Si stanno inoltre diffondendo nelle case, negli uffici e nelle aree pubbliche (aeroporti, uffici pubblici, scuole, ecc.) altre tecnologie “wireless” (senza fili) per l’accesso a internet ad alta velocità.
Indagini recenti indicano che l’Italia è il Paese europeo con la maggior diffusione di telefoni mobili (Agcom, 2012). Si stima che tra il 2000 e il 2011, in Italia, i bambini e i ragazzi tra 11 e 17 anni utilizzatori di cellulari siano passati dal 55,6% al 92,7% (ISTAT, 2011).

Cellulari e insorgenza tumori

La diffusione a livello planetario dell’uso di telefoni mobili ha sollevato, sia nella popolazione generale che nel mondo scientifico, preoccupazioni riguardo ai possibili rischi per la salute legati ai campi elettromagnetici ad alta frequenza (CEM-AF) da questi generati, soprattutto in relazione all’insorgenza di Tumori cerebrali.
Nel caso dei telefoni cellulari l’esposizione riguarda in particolar modo la parte del corpo più prossima all’antenna dell’apparecchio, quindi il distretto testa-collo nella maggior parte dei casi, oppure le varie parti del corpo più vicine al telefono, nel caso si ricorra all’uso del vivavoce o si usi il telefono per altre attività (applicazioni, sms, ecc.). Per quanto concerne le radiazioni emesse dalle Stazioni Radio Base, l’esposizione della popolazione riguarda tutto il corpo ma, normalmente, a livelli d’intensità notevolmente inferiori a quelli raggiunti dai cellulari sebbene per tempi più prolungati.
Gli effetti biologici dei campi elettromagnetici ad alta frequenza dipendono dall’intensità, dalla quantità di energia assorbita dal tessuto o organo irradiato, dalla frequenza della radiazione ed anche dalle modalità e dal tempo di esposizione.

Che cos’è il SAR

La sigla SAR (Specific Adsorption Rate) indica la quantità di energia che viene assorbita nell’unità di tempo per unità di massa corporea misurato in W/kg.
Ogni dispositivo mobile ha un valore SAR caratteristico, che deve essere reso noto dalla casa produttrice. A fronte di un limite massimo di 2 W/kg (limite suggerito dalla Commissione Internazionale per la Protezionedalle Radiazioni Non Ionizzanti per esposizione di testa e tronco), i cellulari, specie i più recenti, possono arrivare a livelli di oltre 1,5 W/kg.

Cosa dicono gli studi scientifici

Numerosi studi condotti principalmente da Scienziati del Dipartimento di Oncologia dell’University Hospital di Örebro in Svezia, hanno evidenziato incrementi di rischio statisticamente significativi e consistenti in particolare per alcune forme di tumore (Astrocitomi e Neurinomi) del nervo acustico dopo 10 anni o più di latenza o di uso continuato di cellulari analogici e digitali. Un altro studio pubblicato dal gruppo di Hardell (2011) evidenzia inoltre un rischio aumentato per coloro che hanno iniziato a usare telefoni cellulari prima dei 20 anni.
Risultati meno preoccupanti sono stati riportati da un grosso studio internazionale, “Interphone Study”, i cui autori riferiscono però che i soggetti indagati erano per lo più scarsi utilizzatori di telefoni mobili in confronto agli standard odierni e che il cambiamento del profilo di utilizzo soprattutto dei giovani rende necessarie ulteriori valutazioni in proposito.
Da molte autorevoli fonti si sono alzate critiche all’impostazione dello studio “Interphone” che comprendono errori metodologici nel disegno dello studio, l’inadeguata definizione dell’esposizione, la mancata valutazione dell’esposizione a cordless.
Dopo aver esaminato e valutato la letteratura scientifica disponibile, inclusi i risultati dello studio “Interphone”, il Gruppo di Lavoro della IARC ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come “possibili cancerogeni per l’uomo” in relazione all’insorgenza di Glioma e Neurinoma del nervo acustico.
Gli studi che hanno indagato l’esposizione residenziale in prossimità di impianti di trasmissione radio-televisiva sono poco numerosi e presentano debolezze metodologiche, soprattutto nella quantificazione dell’esposizione, tanto che ad oggi non consentono di affermare con certezza che tali esposizioni causino malattie neoplastiche né forniscono evidenze del contrario.


 

I bambini sono più a rischio

Una maggiore vulnerabilità dei bambini ai campi magnetici da telefoni mobili è stata ipotizzata in considerazione del lungo periodo di esposizione potenziale che i bambini hanno davanti a sé e soprattutto sulla base delle differenze biologiche tra bambini e adulti. In età pediatrica infatti, il sistema nervoso centrale è in crescita, fino ai 18 anni i tessuti ossei, come il cranio, hanno spessori minori, il tessuto cerebrale conduce meglio e ha un maggior assorbimento di energia ad alta frequenza da telefoni mobili a causa del maggior tenore idrico e dell’elevata concentrazione ionica (Kheifets et al, 2005; Figà Talamanca, 2012).
Pertanto appare giustificata, l’applicazione del principio di precauzione.

Le misure protettive da adottare

La risoluzione 1815/2011 del Consiglio d’Europa raccomanda espressamente di:

  • adottare tutte le misure ragionevoli per ridurre l’esposizione dei bambini e dei soggetti giovani ai campi elettromagnetici, specialmente a radiofrequenza da telefoni cellulari;
  • ridurre i livelli di esposizione soprattutto nelle zone di permanenza (scuole, zone residenziali, parchi gioco, ecc.);
  • segnalare le aree “wireless” con indicazioni sui possibili effetti sulla salute;
  • prediligere le reti cablate e regolare severamente l’uso del telefonino dentro le scuole;
  • introdurre una chiara etichettatura che indichi la presenza di microonde o campi elettromagnetici, la potenza di trasmissione o il SAR del dispositivo e qualsiasi rischio per la salute connesso con l’utilizzo;
  • promuovere campagne di informazione.

Numerosi enti e istituzioni nazionali e internazionali (tra i principali l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i Ministeri della salute inglese, canadese, tedesco, francese e, nel 2011, quello italiano) hanno emanato utili raccomandazioni al fine di ridurre l’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza generati da telefoni mobili.

Raccomandazioni per l’uso corretto dei cellulari

  • Non fare utilizzare i telefoni cellulari ai bambini sotto i 12 anni di età (se non in situazioni di emergenza), anche per scoraggiare eventuali condotte di dipendenza e abuso
  • Restare a più di 1 metro di distanza da una persona che sta parlando al cellulare
  • Utilizzare sempre l’auricolare, meglio ancora il vivavoce
  • Non tenere il telefono sul corpo (anche se non in conversazione)
  • Fare sempre attenzione a rivolgere verso l’esterno il lato dell’apparecchiatura con l’antenna
  • Utilizzare il cellulare per conversazioni brevi, per telefonate più lunghe servirsi di apparecchi fissi
  • Comunicare preferibilmente via sms
  • Evitare di usare il cellulare in zone in cui il segnale è debole oppure quando ci si sposta velocemente tra “celle” diverse (come in auto o in treno)
  • Nell’acquisto di un cellulare, scegliere apparecchi che hanno il tasso di assorbimento specifico di energia (SAR) più basso
  • Alla guida, non utilizzare il cellulare neppure con i dispositivi “a mani libere” (vivavoce, auricolari), se è necessario chiamare, fermarsi prima in una zona sicura