Che l’aumento di mortalità per Malattie cardiovascolari sia causato anche dall’inquinamento atmosferico è un dato ormai confermato da studi importanti, un’altra conferma arriva dal progetto EpiAir, frutto della collaborazione scientifica e dell’integrazione multidisciplinare di diversi ricercatori italiani nel quadro di ricerche promosse a livello nazionale, oltre che dell’esperienza maturata dai Servizi Sanitari e dalle Agenzie regionali per l’ambiente (ARPA). Il suo scopo principale è quello di sorvegliare l’impatto sanitario dell’inquinamento atmosferico con l’adesione di ben 25 città italiane rispetto alle 10 precedenti, facendo sperare che questo sistema, basato su una rete estesa di servizi di sorveglianza epidemiologica e ambientale, possa continuare in futuro. Una delle novità emerse dal progetto è la possibilità di verificare sul campo le attività di prevenzione messe in opera. Ne parliamo con il Dottor Ennio Cadum, Medico Epidemiologo e Responsabile del Centro regionale per l’Epidemiologia e salute ambientale dell’ARPA Piemonte.
Una sintesi del Progetto
Si tratta del più recente e ampio studio sugli effetti a breve termine degli inquinanti atmosferici rilevati nel periodo 2001-2010 in 10 città italiane (Torino, Milano, Mestre- Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Roma,Taranto, Palermo, Cagliari) cui si sono aggiunte altre 15 città nella seconda fase (2006-2010) (Treviso, Padova, Rovigo, Trieste, Genova, Piacenza, Reggio Emilia, Parma, Modena, Rimini, Ferrara, Ancona, Napoli, Bari, Brindisi). EpiAir è stato anche il maggiore studio nazionale multicentrico sugli effetti a breve termine in Europa, il che ci pone all’avanguardia nel nostro continente su questi temi. L’obiettivo primario è quello di sorvegliare lo stato di salute della popolazione in relazione agli effetti dell’inquinamento atmosferico. I temi trattati: misura del rischio di mortalità specifico per causa in relazione ai diversi inquinanti; misura del rischio di ricovero ospedaliero specifico per causa; utilizzabilità dei dati degli accessi in Pronto Soccorso; composizione del particolato urbano per singola centralina e città; stima dell’impatto in termini di numero di casi attribuibili di mortalità per città; valutazione delle politiche attualmente adottate per la riduzione dell’inquinamento atmosferico urbano; aggiornamento di Linee Guida destinate al pubblico sul tema dei rischi per la salute dell’inquinamento atmosferico. […]
Quali sono le zone più colpite?
L’impatto delle concentrazioni di polveri PM10 (particolato formato da particelle inferiori a 10 micron, cioè inferiori a un centesimo di millimetro), e PM2.5 (particolato fine con diametro inferiore a 2,5 μm) è risultato concentrato nelle città della Pianura Padana, della Piana Fiorentina e nelle grandi realtà metropolitane di Roma, Napoli e Palermo.[…]
I livelli di inquinamento osservati sono stati responsabili di un numero importante di decessi nelle città analizzate: politiche di contenimento basate sulla diminuzione percentuale delle concentrazioni annuali di polveri interesserebbero tutte le città coperte dallo studio e potrebbero ridurre in modo importante l’impatto dell’inquinamento sulla salute. […]
Quali sono i possibili interventi di prevenzione sia a livello collettivo che individuale?
Una delle novità emerse dal progetto è la fattibilità di verifiche sul campo delle politiche di prevenzione attivate. Il principale significato del progetto EpiAir risiede nel porre le basi per un programma di sorveglianza dell’impatto sanitario dell’inquinamento atmosferico fondato sull’utilizzo di indicatori ambientali e sanitari affidabili e standardizzati. L’adesione del numero più elevato di città mai riscontrato finora in Italia (25) sostiene la speranza che tale sistema, basato su una rete estesa di servizi di sorveglianza epidemiologica e ambientale, possa continuare in futuro. I risultati dello studio EpiAir2 lasciano intravvedere la possibilità che la riduzione dei rischi sia legata alle azioni di prevenzione poste in essere negli ultimi anni per le ondate di calore, azioni che avrebbero quindi avuto un’influenza contemporanea sia sui rischi determinati dall’inquinamento atmosferico, sia su quelli determinati dalle ondate di calore.
In altre parole?
I risultati dello studio EpiAir2 suggeriscono che la riduzione dei rischi sia legata alle azioni di prevenzione poste in essere negli ultimi anni per le ondate di calore, azioni che avrebbero quindi avuto un’influenza contemporanea sia sui rischi determinati dall’inquinamento atmosferico, sia su quelli determinati dalle ondate di calore. La riduzione degli effetti significativi dell’ozono estivo sui ricoveri potrebbe indicare nuove strade alla prevenzione, basata sull’adozione di modalità di difesa individuale che, se confermate, possono aprire scenari nuovi e inesplorati di grande interesse. […]
Quali le debolezze e quali i punti di forza delle città italiane nell’affrontare la mobilità sostenibile?
Le modifiche della consistenza del parco circolante sono state accompagnate da un suo rinnovamento con conseguente riduzione dei veicoli rispondenti agli standard emissivi più vecchi, seppur con differenze marcate tra le varie città. Tra le debolezze più rilevanti nella gestione locale della mobilità urbana è da segnalare in primo luogo lo sviluppo ridotto di metropolitane e di sistemi tranviari e il ritardo nell’ammodernamento delle reti ferroviarie suburbane, che pongono le città italiane in una posizione evidentemente svantaggiata rispetto ad altre realtà urbane europee analoghe. Per quanto riguarda gli altri aspetti della mobilità urbana (offerta/domanda di trasporto pubblico, ZTL, zone pedonali, km di piste ciclabili, servizi di car sharing e bike sharing), si segnala una situazione estremamente disomogenea tra le varie città italiane. D’altra parte, le stesse disomogeneità sono spiegabili con le peculiarità strutturali e culturali locali, oltre che da una diversa attenzione “storica” alle problematiche ambientali e a un’estemporaneità delle scelte effettuate dalle rispettive amministrazioni. […]
In conclusione…
Purtroppo l’Italia è in forte ritardo nell’adozione generalizzata di misure strategiche strutturali mirate alla riduzione delle emissioni, che si accompagna all’assenza di valutazioni di efficacia delle misure adottate. In conclusione, quindi, possiamo dire che i livelli di inquinamento osservati nel periodo in studio sono stati responsabili di un numero importante di decessi nelle città analizzate. Adeguate politiche di contenimento basate sulla diminuzione percentuale delle concentrazioni annuali di polveri interesserebbero tutte le città coperte dallo studio e potrebbero ridurre in modo importante l’impatto dell’inquinamento sulla salute.