Nel nostro paese il 37% della popolazione vive nelle aree metropolitane. Questo dato è sufficiente per comprendere che la nostra sopravvivenza dipende dalla pianificazione di ambienti urbani più sani, perché rendere le città più eque e salutari incide sul benessere psico-fisico di tutti, in tutte le fasce di età. A livello internazionale è anche l’“Health and Environment Alliance” a occuparsi di tali politiche di rigenerazione e riqualificazione urbana con l’obiettivo di costruire un mondo in cui le generazioni di oggi e quelle future possano beneficiare di un ambiente sano per vivere una vita lunga e in salute, con un’economia e una società sostenibili. In Italia il Think Tank indipendente, apartitico e no profit, “Health City Institute”, è nato come risposta civica all’urgente necessità di studiare i determinanti della salute nelle città, occupandosi di salute urbana a 360 gradi. Società sostenibili, qualità del cibo e dell’aria che respiriamo, tutela dell’ambiente, contrasto alle sostanze tossiche, attenzione ai fattori ambientali che influenzano la salute delle persone sono dunque i principali ambiti in cui questi organi lavorano.
Salute, ambiente e società
Sappiamo ormai con certezza che sulla salute incidono diversi “determinanti di salute” che, però, non sono solo di carattere sanitario. Sul benessere hanno effetto anche le caratteristiche sociali ed economiche dei gruppi di popolazione, l’ambiente in cui si vive, uno stile di vita sano, l’esposizione a fattori di rischio ambientali come, ad esempio, l’inquinamento. L’insieme di queste condizioni genera un effetto di lungo periodo sulla salute ma anche sulla capacità del sistema di essere economicamente sostenibile. Le correlazioni tra lo stato di salute della popolazione e le disuguaglianze sociali, economiche ed ambientali che la caratterizzano sono un dato reale e, all’interno dei grandi contesti urbani, tali disugua- unitamente all’iniquità del sistema, sono spesso causa di esclusione sociale e difficoltà nell’accedere ai servizi di istruzione e di cura.
Il processo di rigenerazione urbana
Il 54% della popolazione mondiale vive in aree urbane e, se da un lato la concentrazione della popolazione nelle città è il risultato dell’evoluzione socio-economica, dall’altro costituisce un vero e proprio amplificatore di problematiche e fattori di rischio che vanno dall’inquinamento atmosferico, al sovraffollamento, all’emarginazione sociale. In questo quadro, il concetto di rigenerazione urbana, definito come un processo che mira al recupero o alla trasformazione degli spazi urbani degradati attraverso iniziative e progetti di riqualificazione, assume un ruolo centrale. I progetti di rigenerazione urbana hanno infatti lo scopo di migliorare le condizioni fisiche, sociali ed economiche degli spazi urbani, promuovendo al contempo la tutela dell’ambiente.
Per una città sostenibile
Tali processi rappresentano dunque, per la salvaguardia dell’ambiente, una grande opportunità perché sono rivolti allo sviluppo di un modello di città sostenibile, capace di influenzare direttamente la qualità della vita dei cittadini. Particolarmente rilevanti, soprattutto in alcuni contesti urbani, diventano le strategie per la mobilità sostenibile che, nella più ampia ottica della rigenerazione urbana, possono diventare parte integrante di tutti quei progetti che mirano a migliorare la vivibilità della città.
Il concetto “One Health”
Ad un occhio attento, all’interno di questi modelli, emerge la centralità del concetto “One Health”, la cui definizione, coniata nel 2004 nella Conferenza indetta dalla “Wild Conservation Society”, è stata prevalentemente applicata alla salute animale, alla sicurezza degli alimenti, alle epidemie zoonotiche (che possono coinvolgere gli animali e l’uomo) e all’antibioticoresistenza. Oggi l’approccio va rivisto, considerandolo anche alla luce dell’inquinamento delle risorse naturali, della distruzione della biodiversità, della progettazione urbana e della pianificazione territoriale, produttiva e dei trasporti, e della messa a frutto delle potenzialità tecnologiche e informatiche per salvaguardare l’integrità del pianeta. Non è un caso che la “Missione 6 Salute” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza associ alla riforma dell’assistenza territoriale un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico, proprio in linea con un approccio integrato “One Health”. Oltre che nella “Missione 6” , poi, il concetto di “One Health” emerge chiaramente anche nella “Missione 2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica” del PNRR. Il legame tra le azioni sull’ambiente e la tutela della salute e del benessere umani si traduce qui in investimenti per un’Agricoltura sostenibile e per la lotta all’inquinamento e per la mitigazione dei conseguenti rischi per la salute Ad avere un ruolo centrale è, però, la Componente 4: “Tutela del Territorio e della Risorsa Idrica”. Qui l’approccio “One Health” fa capolino nei riferimenti alla limitazione dei rischi idrogeologici, alla salvaguardia del verde e della biodiversità, all’eliminazione dell’inquinamento del territorio, e alla disponibilità di risorse idriche, aspetti che vengono definiti essenziali per tutelare la salute dei cittadini.
La necessità del cambiamento
Certo è che la reale messa in pratica di questo approccio non può definirsi semplice e richiede un forte cambiamento nei processi, proprio a partire dai singoli territori. Già nel 2018 il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie aveva sottolineato alcune barriere che ostacolavano lo sviluppo di una reale strategia “One Health”. Tra queste difficoltà comparivano la mancata condivisione di dati tra i diversi settori e di un database comune dei dati di origine ambientale, animale e umana, nonché di protocolli per la condivisione delle informazioni in caso di situazioni di emergenza. Oggi il timore è che l’investimento stanziato resti privo di effetti e si traduca in azioni poco adatte ad essere implementate. Secondo la SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) sarebbe necessario organizzare una rete di articolazioni territoriali, e quindi anche cittadine, esplicitamente dedicate ai determinanti ambientali della salute, coordinata a livello centrale. Questo assetto manca nel disegno del sistema SNPS e la gestione rischia quindi di finire, a cascata, in capo alle Aziende sanitarie locali proprio quando, invece, l’assetto funzionale stesso dell’assistenza sul territorio dovrebbe essere al centro di una importante riforma.