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Assistenza medica per i più poveri

Autore: Avv. Antonio Mumolo

In Emilia Romagna è entrata in vigore la “legge Mumolo”, prima legge in Italia che garantisce un Medico di base alle persone senza dimora

Numerosi fantasmi si aggirano nel nostro paese: sono gli invisibili, 60.000 persone che sono diventate povere, sfrattate dalla propria casa e/o finite per strada (tra loro padri separati, lavoratori licenziati, imprenditori falliti e pensionati al minimo). Una volta in strada queste persone hanno perso anche la residenza, ossia, sono state cancellate dall’anagrafe del comune. Così, da persone che erano sono diventate fantasmi.

Residenza e diritti fondamentali

Ciò accade perché la legge italiana collega una serie di diritti fondamentali, come il diritto al lavoro, il diritto al Welfare, il diritto di voto e il diritto alla salute, al possesso di una residenza. In particolare, la Legge 833 del 1978, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), stabilisce (art. 19) che “gli  utenti  del  Servizio  Sanitario  Nazionale  sono  iscritti in appositi elenchi periodicamente aggiornati presso l'unità sanitaria locale nel cui territorio hanno la residenza”. Senza residenza, quindi, non ci si può iscrivere. Certo si potrebbe obiettare che la residenza è un diritto di tutti i cittadini italiani e dei cittadini stranieri muniti di permesso di soggiorno. In realtà, pur esistendo un diritto soggettivo, moltissimi comuni negano la residenza alle persone senza dimora e ai poveri con le più disparate motivazioni. E così, chi prima aveva una residenza, una casa e un Medico, una volta per strada ha diritto soltanto a prestazioni di Pronto soccorso, nonostante l’art. 32 della nostra Costituzione reciti la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. A tutti gli effetti il diritto alla salute in strada si perde per strada...

L’arrivo del Covid...

Da anni, insieme ad associazioni di volontariato laiche e cattoliche tra cui Piazza grande, Avvocato di strada, Sokos, Caritas, Sant’Egidio e tante altre, portiamo avanti una battaglia per garantire anche alle persone senza dimora la possibilità di curarsi adeguatamente.
Più volte, tramite alcuni parlamentari, è stata presentata una vera e propria proposta di legge nazionale, purtroppo, senza alcun esito. Allora si è tentato di risolvere il problema supportando le tante associazioni di volontariato di Medici che, in svariati territori, curano le persone più povere. Poi è arrivato il Covid e ciascuno di noi ha potuto osservare direttamente tutti i limiti del sistema: Associazioni chiuse, nessuna cura disponibile, Pronto soccorso presi d’assalto, focolai d’infezione nei dormitori.


... ha messo in luce limiti e potenzialità

Nella fase più acuta dell’emergenza pandemica, infatti, le persone senza dimora, a causa del divieto di rivolgersi direttamente agli Ospedali ed al Pronto soccorso, se non per situazioni gravi, sono state, di fatto, tagliate quasi completamente fuori dal sistema di assistenza sanitaria; come se non bastasse, per queste persone, per via della mancanza di prescrizione del Medico di Medicina Generale, non è stato possibile eseguire tamponi molecolari e, di conseguenza, accedere alla possibilità di vaccinarsi. Forse, però, l’esperienza della pandemia ci sta insegnando qualcosa, sta sgretolando piccoli egoismi per ricordarci il vero valore dell’essere umano. Senza dubbio il Covid ci ha ricordato che il diritto alla salute è un diritto collettivo ed è quindi interesse della collettività che tutti possano curarsi. Si è finalmente compreso che è necessario, oltre che giusto, curare anche le persone senza dimora per garantire davvero la salute di tutti. D’altra parte, oggi il problema si chiama Covid 19, ma ieri si chiamava Tubercolosi, Epatite, malattie infettive che non venivano e che non vengono curate per le persone che abitano in strada...

Ripartiamo dalle Regioni

In questa situazione, sulla base della riforma del Titolo V della Costituzione, ho presentato una proposta di legge regionale poiché, in questa materia, è possibile partire proprio dalle regioni. La legge, infatti, dà la possibilità alle persone senza dimora presenti nel territorio regionale, seppur prive di iscrizione all’anagrafe, di iscriversi nelle liste degli assistiti delle AUSL affinché possano, in caso di malattia, rivolgersi al loro Medico di base anziché accedere soltanto ai servizi di Pronto Soccorso. Dopo un lavoro durato mesi, fatto di continui confronti con Assessori, Consiglieri, Dirigenti e Associazioni, la legge è stata approvata all’unanimità ed ha già conquistato due importantissimi primati. E’ la prima legge, nel corso di questa legislatura, ad essere stata presentata da un Consigliere (e non dalla Giunta come avviene normalmente) ed è la prima legge in Italia che garantisce il diritto alla salute alle persone senza dimora. Il 29 dicembre 2021 è entrata in vigore in Emilia Romagna.

Vantaggi economici

Con questa legge abbiamo cercato di riparare ad un torto fatto, fino ad oggi, alle persone più povere; abbiamo cercato di restringere la forbice sociale che, nei momenti di crisi si sa, si allarga inevitabilmente; in altre parole, abbiamo cercato di ridurre le disuguaglianze.
Avere un Medico, per queste persone, significherà sentirsi di nuovo parte di una comunità, sentire che lo Stato c’è anche per loro; significherà avere di nuovo speranza e uno stimolo in più a cercare di migliorare la propria condizione. Applicare questa legge significa affermare che il diritto alla salute non è subordinato alla ricchezza, ma non finisce qui: questa legge comporta anche un notevole risparmio economico, non solo perché prevenire le malattie costa meno che curarle. Fino a ieri, infatti, le persone senza dimora potevano accedere ai soli servizi di Pronto Soccorso il cui costo medio stimato, per singolo intervento (circa 250 euro), è quasi triplo, in alcuni casi anche quadruplo, rispetto al costo annuale di un Medico di Medicina Generale per ciascun Paziente (circa 80 euro). Inoltre, una persona senza dimora, esposta ad una serie di condizioni avverse, probabilmente si recherà in Pronto Soccorso diverse volte in un anno e ciò fa desumere che il costo attuale degli accessi al Pronto Soccorso di questi Pazienti sia enormemente superiore rispetto al costo annuale per un assistito dal Medico di base.

La mia speranza è che questa legge, frutto non solo del mio lavoro ma anche di quello di tante altre persone e Associazioni, venga presa come esempio da altre regioni italiane che vogliano seguire la strada tracciata qui in Emilia Romagna. Ad oggi una legge “fotocopia” è stata approvata in Puglia e se ne sta discutendo in altre regioni come Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio e Abruzzo. Sarebbe importante, però, che intervenisse anche il Parlamento con una legge nazionale che permetta a tutte le persone senza dimora presenti oggi in Italia (circa 60.000) di iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale usufruendo, quindi, di un Medico di base. Una legge nazionale di solidarietà, di giustizia sociale, di vicinanza dello Stato alle persone più deboli e meno fortunate e, infine, di riduzione delle disuguaglianze.

Per approfondire: https://www.avvocatodistrada.it/senza-tetto-non-senza-diritti-il-nostro-rapporto-di-ricerca-su-residenza-anagrafica-e-persone-senza-dimora/

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