Dopo la grande gioia della nascita, il primo traguardo per la neomamma è spesso l’avvio dell’alimentazione al seno. Allattare è un fatto naturale: non dimentichiamo che, per quanto evoluti, siamo mammiferi e che l’allattamento materno è uno degli elementi che ha conferito alla nostra specie un grande vantaggio evoluzionistico. Eppure nella nostra moderna società questo gesto d’amore istintivo viene spesso vissuto come un percorso in salita, soprattutto a causa di sciocchi pregiudizi e cattiva informazione. Ecco perché una piccola guida può essere d’aiuto per partire col piede giusto.
Perché allattare al seno?
Il latte materno è un alimento unico, con una composizione disegnata dalla natura per rispondere al meglio alle esigenze del neonato. Completo dal punto di vista nutrizionale, il latte materno protegge il neonato da numerose malattie dell’età pediatrica, come le infezioni gastrointestinali e respiratorie, e gli assicura una vita più sana, non solo nell’infanzia ma anche in età adulta, prevenendo molte malattie degenerative e cardiovascolari. La scienza ci dice, inoltre, che l’allattamento materno riduce il numero di morti improvvise del lattante, le cosiddette “morti in culla”, addirittura del 73%. Ma allattare al seno fa bene anche alla mamma, che sarà meno soggetta ad emorragie e depressione nel post-partum e al Tumore del seno e dell’ovaio in seguito.
Chi ben comincia...
Già in sala parto, se le condizioni lo permettono, il neonato viene posto a contatto, pelle a pelle, con la sua mamma. È un momento indimenticabile, che consente al piccolo di adattarsi alla nuova vita e di iniziare a succhiare al seno. L’attacco precoce è davvero importante: oltre a fungere da stimolo per l’avvio dell’allattamento, consente al bambino di ricevere il primo prezioso secreto, il colostro, ricco di sostanze nutritive e funzionali.
Sempre insieme
Dopo la sala parto, sbrigate le pratiche necessarie alla cura del neonato, mamma e bambino non si separano più. Il rooming-in, cioè la permanenza di entrambi nella stessa stanza di giorno e di notte, è oggi il modello organizzativo più utilizzato in tutti i reparti di Maternità. La possibilità di rimanere insieme consente al piccolo un libero e frequente accesso al seno. Il neonato piangerà meno e allattare sarà più facile. La condivisione del letto non può essere invece raccomandata per i rischi ad essa associati.
A richiesta, ma cosa vuol dire?
Allattare a richiesta significa attaccare al seno il bambino ogni volta che lo richiede, per fame o per qualsiasi altro motivo. In media il neonato poppa 8-12 volte in 24 ore, ad intervalli non sempre regolari, e poiché la produzione di latte inizia quando il piccolo comincia a succhiare, non occorre aspettare che il seno “si riempia” tra un pasto e l’altro. Nell’allattamento a richiesta, dopo una prima fase, il seno resta morbido e spesso le mamme credono di non avere più latte; invece è proprio il contrario: il seno e il bambino hanno raggiunto il loro equilibrio e l’allattamento a richiesta sta funzionando al meglio!
Non guardate l’orologio
Soprattutto nei primi tempi, è importante che la madre impari a cogliere i primi segni di fame. Se il neonato comincia a muoversi, apre gli occhi e ruota la testa, può essere già un segnale utile. Il piccolo inizia poi a stiracchiarsi e a volte si succhia la manina. Non occorre aspettare che pianga e si agiti, poiché allattare prima che si arrabbia facilita un corretto attacco al seno. Non dobbiamo inoltre preoccuparci se il bambino ha subito fame: il latte materno è molto digeribile e il suo stomaco si svuota presto.
Come e per quanto tempo?
Durante la poppata la mamma deve essere comoda e rilassata, il corpo del suo piccolo a contatto col suo corpo. Il neonato dovrà avere la bocca bene aperta, in modo da comprendere non solo il capezzolo ma anche parte dell’areola, tenere le labbra rivolte in fuori e succhiare senza far rumore di schiocco. Quando il bambino è ben attaccato al seno, la mamma non sente dolore e il rischio di spiacevoli complicanze, quali l’insorgenza di ragadi, si riduce. Per quanto riguarda invece la durata della poppata, non esiste un tempo ideale e la vecchia indicazione dei 10 minuti per seno ogni 3 ore non ha alcun fondamento, anzi rischia di compromettere la buona riuscita dell’allattamento. La poppata termina quando il neonato si stacca spontaneamente dal seno.
Notte o giorno?
Soprattutto nelle prime settimane il bambino ha necessità di attaccarsi al seno più volte, anche di notte. Assecondare i suoi bisogni e i suoi risvegli è necessario e la natura lo sa: la prolattina, ormone responsabile della produzione del latte, è più attiva nelle ore notturne, che rappresentano quindi un appuntamento da non perdere! Ma diventare mamma è un lavoro impegnativo e per farlo bene occorre anche riposare: approfittate dei momenti in cui il bambino è tranquillo per dedicarvi a voi stesse o dormire accanto a lui.
Un po’ di certezze
La preoccupazione delle mamme è sempre la stessa: probabilmente avrete paura di non nutrire abbastanza il vostro bimbo, ma se lui cresce, bagna il pannolino e si scarica regolarmente significa che tutto procede per il meglio.
No invece alla doppia pesata ovvero al peso prima e dopo la poppata, che è solo fonte di ansia. Cercate inoltre di evitare confronti, poiché ogni coppia mamma-bambino è un mondo a sé, e affidatevi ai consigli di personale preparato.
No a diete e fumo
La dieta della donna che allatta dovrebbe essere il più possibile sana; non sottoponetevi a inutili rinunce né a diete squilibrate che potrebbero compromettere la salute vostra e del bambino. Non occorre nemmeno mangiare per due: per produrre il latte bastano circa 500 kcal in più al giorno. L’allattamento, associato ad una dieta adeguata, vi aiuterà anche a tornare al peso pregravidico. Attenzione invece al consumo di alcool. In merito al fumo, riuscireste mai ad immaginare un neonato con la sigaretta in bocca? Certamente no! Ma se la mamma fuma, anche il piccolo riceve, attraverso il latte, sostanze nocive. La gravidanza e la maternità, invece, sono un’ottima spinta a smettere di fumare, con grande beneficio per la salute di tutti.
Attenzione ai farmaci
Le mamme che non possono allattare sono davvero poche. Al di là di alcune infezioni, come l’HIV, i farmaci assolutamente incompatibili con l’allattamento sono pochi e in genere è possibile prescrivere alla madre terapie alternative, che consentono di continuare ad allattare senza rischi. No quindi al “fai da te”: chiedete sempre consiglio al vostro Medico di fiducia, al Ginecologo o al Pediatra.
Ciuccio sì, ciuccio no
L’uso del ciuccio, sebbene possa essere utile per ridurre l’ansia materna, può interferire con la capacità del neonato di succhiare al seno. Nel primo mese di vita, quindi, quando la produzione del latte e le necessità del bambino devono ancora trovare un equilibrio stabile, il suo utilizzo incondizionato non è consigliabile. Dopo tale epoca, invece, il succhiotto può essere utile come intervento di prevenzione per la Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante (SIDS), che è comunque meno frequente nei neonati allattati al seno.
Allattamento e autonomia
Il Ministero della Salute raccomanda l’allattamento al seno esclusivo per i primi sei mesi; dopo tale epoca il bambino inizia ad assumere altri alimenti, attraverso lo svezzamento. Il latte di mamma resta comunque parte fondamentale della dieta fino ai due anni di vita o anche oltre. Purtroppo nella nostra cultura l’allattamento prolungato gode ingiustamente di cattiva fama e spesso viene accusato di impedire al bambino di raggiungere la propria autonomia. Tutto questo non ha alcun fondamento scientifico e anzi la scelta delle donne di continuare ad allattare a lungo ha un grande valore sociale e deve essere rispettata e incoraggiata.
E se nasce prima?
La natura è sempre generosa e protegge ancora di più i bambini più a rischio. Il neonato prematuro, infatti, beneficia del latte della propria mamma in modo speciale, attraverso la riduzione di malattie anche mortali come la Setticemia o l’Enterocolite necrotizzante. I pretermine che ricevono latte materno, inoltre, avranno a distanza un migliore sviluppo neurologico. La montata lattea, pur condizionata negativamente dallo stress della nascita pretermine, può presentarsi a qualunque età gestazionale. Le quantità di colostro prodotte, anche se minime, sono il più delle volte sufficienti ad iniziare una minima precocissima alimentazione, fondamentale per i neonati “critici”. Quando il latte materno non è disponibile, il latte umano, offerto gratuitamente da generose mamme donatrici, può essere considerato alla stregua di un farmaco essenziale per i prematuri, soprattutto per quelli più piccoli o più gravi.