Per “pressione arteriosa”, comunemente chiamata anche “pressione del sangue”, si intende la forza che viene esercitata dal sangue contro la parete delle arterie. Ad ogni pulsazione del cuore, il sangue viene spinto fuori dal ventricolo sinistro e, passando per la valvola aortica, si diffonde a tutto il corpo tramite una rete di arterie. In particolare, quando il sangue passa nelle arterie grazie alla sistole del cuore si registra la pressione arteriosa più alta chiamata anche “sistolica” o “massima”. Quando invece il cuore si dilata (diastole) tra un battito e l’altro per riempirsi di sangue proveniente dal sistema venoso (che poi verrà espulso con il battito successivo), la forza che si registra all’interno delle arterie viene chiamata pressione “diastolica” o “minima”.
Generalmente, la pressione arteriosa si registra a livello del braccio sinistro e viene indicata da due numeri (l’unità di misura per convenzione è il millimetro di mercurio, mmHg): il valore più alto per la pressione arteriosa sistolica e il valore più basso per la pressione arteriosa diastolica (esempio: 110/70 mmHg). Se questi valori sono uguali o maggiori a 140 per la pressione massima e/o 90 per la pressione minima si parla di Ipertensione arteriosa.
Un problema sociale
L’Ipertensione arteriosa è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari. Per tale motivo rappresenta anche un importante problema sociale sia perché è in continua crescita, sia perché genera enormi costi economici, proprio per le gravi complicanze cardiovascolari che è in grado di indurre. L’Ipertensione arteriosa, infatti, può causare Ictus, Infarto del miocardio, Scompenso cardiaco, Aneurismi cerebrali, Arteriopatie periferiche e Insufficienza renale. I risultati di numerose indagini hanno dimostrato che, ad ogni età, il rischio di Malattia cardiovascolare (sia cardiaca che cerebrale), aumenta linearmente con i valori di pressione arteriosa.
L’impatto dell’Ipertensione arteriosa sulla salute pubblica è destinato a crescere ulteriormente nel mondo sia per il costante aumento della vita media nei Paesi sviluppati che per la riduzione della mortalità infantile in quelli in via di sviluppo.
Le cause
Nella maggioranza dei casi, l’Ipertensione arteriosa è provocata dal funzionamento difettoso dei meccanismi che hanno il compito di mantenere in equilibrio i valori pressori. In questi casi, l’Ipertensione arteriosa viene definita “essenziale”.
In circa il 5% dei Pazienti affetti da Ipertensione arteriosa, è possibile individuare una causa specifica (organica) dell’Ipertensione. In questi soggetti si parla di Ipertensione secondaria e molto spesso la causa di Ipertensione è una malattia del rene o dell’apparato endocrino. In altri casi la causa dell’Ipertensione è ascrivibile a restringimenti localizzati delle arterie.
La corretta misurazione
Nella maggior parte dei casi la pressione arteriosa elevata non dà sintomi; per questo viene talvolta definita come “il killer silenzioso”. In genere viene scoperta in occasione di un controllo dal Medico o in farmacia.
E’ buona norma misurare regolarmente la pressione arteriosa. In generale è consigliabile misurare la pressione la mattina al risveglio e la sera. Può essere rilevata indifferentemente al braccio destro o sinistro; a volte però possono esserci differenze tra un braccio e l’altro; in questo caso bisogna misurare la pressione dal braccio dove risulta più elevata. Devono essere effettuate almeno due misurazioni consecutive e, se la pressione differisce di più di 5 mmHg nelle due circostanze, si deve procedere con ulteriori misurazioni fino a che i valori misurati risultino stabili. Una rilevazione dei valori di pressione arteriosa è eseguita correttamente se si soddisfano tutti i seguenti requisiti:
- il soggetto dovrebbe essere rilassato, seduto comodamente, in ambiente tranquillo, con temperatura confortevole da almeno cinque minuti;
- si dovrebbe evitare l’assunzione di bevande contenenti caffeina nell’ora precedente e si dovrebbe non fumare da almeno un quarto d’ora;
- prima dell’applicazione del bracciale è necessario rimuovere tutti gli indumenti che costringono il braccio;
- il braccio in cui si rileva la pressione arteriosa deve essere comodamente appoggiato ed il bracciale deve essere all’altezza del cuore;
- le dimensioni del bracciale dell’apparecchio devono essere adattate alla dimensione del braccio del soggetto.
L’automisurazione
Sono disponibili numerosi apparecchi che consentono una rilevazione automatica o semiautomatica domiciliare. L’automisurazione a casa risulta molto comoda ma si dovrebbero utilizzare solamente strumenti clinicamente validati, che misurano la pressione al braccio (da evitare quelli al polso) e che hanno dimostrato di essere attendibili nelle rilevazioni. Infatti, non tutti quelli in commercio hanno superato il vaglio dei criteri proposti da diverse Società Scientifiche.
È pertanto fondamentale verificare al momento dell’acquisto se nella confezione o nel foglietto illustrativo dell’apparecchio sia riportato se l’apparecchio è stato sottoposto a processi di validazione. Indicazioni precise sugli apparecchi di misurazione approvati per l’uso domestico sono reperibili sul sito www.dableducational.org .
Infine, si deve ricordare che mentre dal Medico valori di pressione inferiore a 140/90 mmHg sono considerati normali, al proprio domicilio i valori di pressione sono da considerarsi normali solo se inferiori a 135/85 mmHg.
Il monitoraggio delle 24 ore
Un’ulteriore modalità di misurazione della pressione arteriosa è il monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa nelle 24 ore, il cosiddetto “Holter pressorio”.
In questo caso il bracciale è collegato ad un apparecchio che effettua misurazioni automatiche della pressione arteriosa ad intervalli determinati per una intera giornata, sia di giorno che, con frequenza minore, di notte.
I vantaggi di questa metodica sono principalmente quelli di rendere disponibili un elevato numero di misurazioni nell’arco delle 24 ore che permettono quindi al Medico di studiare il profilo pressorio del Paziente al di fuori dell’ambulatorio (evitando l’effetto “da camice bianco”, cioè l’aumento dei valori pressori determinato dalla presenza del Medico all’atto della misurazione) e anche di ottimizzare la terapia farmacologica anti-ipertensiva.
Quando e come intervenire
Ad ogni età, il rischio di Malattia coronarica fatale o di Malattia cerebrovascolare fatale, aumenta in maniera lineare e continua con i valori di pressione arteriosa, a partire da livelli di 115/75 mmHg. Un soggetto con valori di pressione sistolica di 120 mmHg (considerati normali) ha comunque un rischio cardiovascolare leggermente superiore a chi presenti una pressione sistolica di 115 mmHg. Tuttavia si ritiene che il rischio cardiovascolare aumenti al punto di giustificare un intervento terapeutico, anche farmacologico, in presenza di valori di pressione pari o superiori a 140 mmHg per quanto riguarda la pressione sistolica e/o pari o superiori a 90 mmHg per la pressione diastolica.
Terapia non farmacologica
L’Ipertensione arteriosa origina dall’effetto variamente combinato di fattori genetici ereditari e di fattori ambientali, come lo stress, l’eccessiva introduzione di sale e l’obesità. I valori della pressione arteriosa sono molto sensibili all’adozione di adeguati stili di vita fin dalla giovane età: mangiare con poco sale, molta frutta e verdura, camminare e non fumare aiuta a mantenere la pressione arteriosa a livelli favorevoli durante tutto il corso della vita.
Ad esempio, consumare poco sale (non più di 5 g di sale al giorno) può ridurre la pressione arteriosa anche di 6-8 mmHg; limitare il consumo di alcol permette di ridurre la pressione di 2-4 mmHg, e scendere di peso in caso di sovrappeso od obesità può ridurre i valori pressori anche di 10mmHg. Infine, praticare regolarmente attività fisica aerobica (almeno 30 minuti di camminata a passo veloce, bicicletta, nuoto, per almeno 5 volte/settimana) produce una riduzione della pressione arteriosa di circa 4-9 mmHg. In accordo a quanto suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità si dovrebbe controllare periodicamente il peso corporeo, contenere il consumo di alcol, evitare il fumo, ridurre l’apporto di sale e l’uso degli alimenti che ne sono ricchi, contenere il consumo di grassi animali, non abusare di liquirizia, seguire una dieta ricca di magnesio e potassio (cereali, frutta, verdura, agrumi), ed esercitare regolarmente attività fisica.
Terapia farmacologica
Il principale scopo del trattamento dell’Ipertensione arteriosa è quello di ridurre i valori pressori al di sotto di 140/90 mmHg: questo intervento permette di proteggere gli organi bersaglio dell’Ipertensione (cuore, rene, pareti arteriose, occhio e cervello) e di ridurre il rischio di incorrere durante la vita in eventi cardiovascolari.
Ad esempio, ridurre la pressione arteriosa di appena 5 mmHg, consente di abbattere il rischio di Ictus di circa il 30% e quello di Infarto del miocardio di circa il 20%.
Sono disponibili diverse classi di farmaci (diuretici, beta-bloccanti, calcioantagonisti, ACE-inibitori, inibitori del recettore dell’Angiotensina II (sartani), inibitori diretti della renina, alfa-bloccanti, clonidina) e con diverse posologie: sarà cura del Medico studiare il profilo di ogni Paziente (magari sottoponendolo ad esami del sangue e strumentali) per scegliere la terapia farmacologica più adatta.