La tiroide è una ghiandola che si trova alla base anteriore del collo, con il compito principale di produrre ormoni che regolano numerose funzioni del metabolismo e sono essenziali per l’accrescimento dell’intero organismo e per lo sviluppo del sistema nervoso. In particolare, gli ormoni tiroidei contribuiscono alla produzione/consumo di energia a livello cellulare, regolando il metabolismo basale, modulando la sintesi e la degradazione di carboidrati, dei grassi e delle proteine. Inoltre, gli ormoni tiroidei producono importanti effetti sul funzionamento dell’apparato cardiovascolare. In condizioni fisiologiche normali favoriscono l’apporto di nutrienti e di ossigeno a livello tessutale attraverso diversi meccanismi come, ad esempio, favorendo la contrattilità del muscolo cardiaco, aumentando la frequenza cardiaca e dilatando le arteriole periferiche.
Alterazioni della funzione tiroidea
La funzionalità tiroidea può essere indagata attraverso semplici esami del sangue che consentono di misurare le concentrazioni degli ormoni connessi all’attività della ghiandola. Questi includono l’ormone tireotropo noto come TSH (Thyroid-Stimulating Hormone). Vi sono poi gli ormoni prodotti proprio dalla tiroide, rispettivamente FT3 e FT4. Generalmente, se i valori della concentrazione di TSH risultano all’interno dell’intervallo di normalità, non è necessario eseguire ulteriori esami e il Paziente viene definito eutiroideo, cioè con una normale funzione tiroidea. Se, invece, i livelli di TSH sono inferiori rispetto al valore minimo di riferimento, deve essere dosata l’FT4. A questo punto, se la concentrazione di FT4 risulta aumentata, il Paziente viene classificato come ipertiroideo, cioè con una tiroide iperfunzionante.
Invece, nel caso in cui la concentrazione di FT4 sia nell’intervallo dei valori di riferimento, dovrà essere misurata anche l’FT3. Nei Pazienti in cui i livelli di TSH sono al di sopra del limite superiore di normalità e l’FT4 è ridotta, il Paziente viene definito ipotiroideo, cioè con una funzione tiroidea ridotta. Altri possibili esami ematici utilizzati per la valutazione della funzione tiroidea sono il dosaggio della tireoglobulina e la ricerca di specifici autoanticorpi.
Le malattie che interessano la ghiandola tiroidea sono relativamente frequenti e sono più comuni nelle donne. Poiché gli ormoni tiroidei hanno un effetto diretto sull’apparato cardiovascolare, eventuali alterazioni nella produzione e/o secrezione di questi ormoni possono ripercuotersi, in modo sintomatico o asintomatico, sul funzionamento del cuore e di tutto l’apparato cardiovascolare.
Effetti cardiovascolari dell’Ipertiroidismo
Quando gli ormoni tiroidei sono presenti nella circolazione sanguigna in quantità anomala, sia in eccesso che in difetto, determinano numerose alterazioni a carico dell’organismo.
I Pazienti con Ipertiroidismo (produzione eccessiva di ormoni tiroidei) o con Tireotossicosi (eccesso di ormoni tiroidei circolanti nel sangue) presentano palpitazioni, Tachicardia, intolleranza all’esercizio, dispnea da sforzo, aumento della pressione arteriosa sistolica e spesso Fibrillazione atriale.
Gli ormoni tiroidei aumentano il metabolismo basale (l’energia spesa nelle principali funzioni metaboliche vitali) in quasi tutti i tessuti e gli organi del corpo, incluso il cuore, causando un aumento delle richieste metaboliche con un effetto a catena sul sistema cardiovascolare.
L’Ipertiroidismo determina un incremento della contrattilità cardiaca, della frequenza cardiaca a riposo, del consumo di ossigeno, del volume del sangue, del precarico cardiaco, e della gittata cardiaca che si innalza dal 50% fino al 300% in più rispetto agli individui normali.
È stato inoltre dimostrato, da studi sull’uomo e sugli animali, che l’Ipertiroidismo determina Ipertrofia cardiaca.
È importante sottolineare che l’Ipertiroidismo causa anche un aumento della rigidità arteriosa; pertanto l’effetto finale è un aumento della pressione arteriosa sistolica. L’Ipertiroidismo, infatti, ha dimostrato essere una causa secondaria di Ipertensione sistolica isolata, che è la forma più comune di Ipertensione arteriosa.
I Pazienti ipertiroidei hanno caratteristicamente un aumento della frequenza cardiaca a riposo. La Tachicardia sinusale è il disturbo più comune in questi Pazienti.
Nel 2% - 20% dei casi viene riscontrata anche Fibrillazione atriale. È importante sottolineare che non solo nell’Ipertiroidismo conclamato, ma anche nelle forme subcliniche (più lievi) vi è il rischio di Fibrillazione atriale.
È stata inoltre dimostrata un’associazione tra Ipertiroidismo e Insufficienza cardiaca fino allo Scompenso cardiaco conclamato.
Nei Pazienti ipertiroidei, l’intolleranza all’esercizio può derivare dall’incapacità di aumentare ulteriormente la frequenza cardiaca e capacità contrattile o di ridurre le resistenze vascolari come normalmente accadrebbe con l’esercizio.
È possibile che i Pazienti con Ipertiroidismo presentino dolore toracico e alterazioni dell’elettrocardiogramma (ECG) indicative di Ischemia cardiaca e questo avviene più frequentemente nei Pazienti più anziani con Malattia coronarica sottostante nota o sospetta.
Il trattamento farmacologico dell’Ipertiroidismo e la terapia con i farmaci beta-bloccanti determina un miglioramento dei segni e dei sintomi cardiovascolari dell’ipertiroidismo.
È importante sottolineare che, se un disturbo tiroideo viene riconosciuto e trattato precocemente, le ripercussioni cardiovascolari sono spesso reversibili, per cui la diagnosi precoce riveste un ruolo fondamentale.
Effetti cardiovascolari dell’Ipotiroidismo
L’Ipotiroidismo induce importanti effetti sul sistema cardiovascolare: riduce la gettata cardiaca, aumentando il tempo di circolo, riduce il flusso sanguigno in molteplici distretti e spesso determina l’insorgenza di uno Scompenso cardiaco a bassa portata.
L’ormone triiodotironina (T3) stimola nel fegato la produzione della renina, e ciò permette di spiegare perché nell’Ipotiroidismo i livelli di renina diminuiscono, mentre la pressione arteriosa diastolica aumenta e la pressione sistolica si riduce. Inoltre, la bassa concentrazione di ormone tiroideo compromette la produzione di ossido nitrico (sostanza che controlla la circolazione del sangue) non solo nell’endocardio, ma anche nell’endotelio vascolare determinando l’aumento delle resistenze vascolari sistemiche e l’incremento della pressione arteriosa diastolica, influenzando in modo negativo la funzione cardiaca nel suo insieme. Per tutte queste ragioni la compromissione del rilasciamento diastolico e l’incremento della pressione arteriosa diastolica si traducono nella riduzione della gittata cardiaca che, a sua volta, è aggravata dalla diminuzione della frequenza cardiaca.
Peraltro vi è da considerare che la triiodotironina agisce quale principale regolatore dell’espressione genica nel muscolo miocardico e si ritiene che la sua diminuita concentrazione possa influire sulla contrattilità e sul rimodellamento del miocardio. Di fatto i bassi livelli di T3 sono stati associati ad aumento della mortalità nei Pazienti con malattie cardiache. Il dato è in larga parte spiegabile considerando che l’Ipotiroidismo subclinico, e ancor più quello conclamato, possono indurre profonde alterazioni nei parametri lipidici comportando l’aumento del colesterolo plasmatico, delle lipoproteine a bassa densità (LDL) e dell’apolipoproteina B.
L’Ipertensione diastolica propria dell’Ipotiroidismo e la Malattia coronarica sono spesso coesistenti ed esprimono un’azione sinergica sull’evoluzione del danno miocardico. L’associazione dell’Ipertensione arteriosa diastolica e della dislipidemia espressa dalla marcata elevazione delle lipoproteine a bassa densità costituisce un forte rischio per l’insorgenza della Malattia coronarica e per l’evoluzione di Sindromi coronariche acute particolarmente aggressive.
Tra le numerose funzioni regolate dagli ormoni tiroidei vi è anche quella sui i geni del sistema betaadrenergico dei cardiomiociti che controlla la frequenza di attivazione del nodo del seno (il pacemaker spontaneo del nostro organismo) e spiega la nota presenza di bradicardia nei Pazienti ipotiroidei. La diminuita regolazione del sistema adrenergico cardiaco ha anche altre implicazioni, quali alterazioni nel grafico dell’ECG (elettrocardiogramma) e l’insorgenza del blocco atrioventricolare di grado diverso, espressione di una elevata irritabilità elettrica del miocardio.
Vi è da osservare come in corso d’Ipotiroidismo di maggiore gravità, si riscontri l’aumentata incidenza di versamento pericardico che sembrerebbe dipendere dall’incremento della permeabilità capillare e dalla diminuzione del drenaggio linfatico nello spazio pericardico.
Infine, l’Ipotiroidismo può associarsi alla diminuzione della sensibilità all’insulina, determinando un’alterazione del metabolismo glucidico con conseguenti ulteriori implicazioni cardiovascolari.