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Tachicardia e Aritmie, dalle cause alla terapia

Autore: Prof. Michele M. GuliziaDott. Raimondo CalvaneseProf. Sandro GelsominoDott. Carlo PignalberiDott. Domenico Gabrielli

Il percorso di valutazione di queste patologie parte da una corretta anamnesi per poter individuare gli elementi chiave utili ad una diagnosi corretta

La Tachicardia e le Aritmie sono disturbi del  ritmo cardiaco che possono influire significativamente  sul benessere di una persona.  Con il termine “Tachicardia” ci si riferisce a un  battito cardiaco accelerato, superiore alla norma  (oltre i 100 battiti al minuto) e che spesso determina  l’omonimo sintomo legato a questa situazione. Se,  da una parte, una frequenza cardiaca elevata è del  tutto normale durante l’esercizio fisico, in quanto  il nostro cuore deve provvedere ad un maggiore  richiesta di ossigeno dalla periferia, la presenza di  una Tachicardia in condizioni di riposo, risulta un  evento anomalo. 

I diversi tipi di Aritmie 

La più frequente è la Tachicardia sinusale, che è  causata da un aumento dell’attività del nodo senoatriale,  il pacemaker naturale del cuore.  Con il termine di “Aritmie”, invece, ci si riferisce ad  una serie di alterazioni patologiche del ritmo cardiaco,  molto diverse tra loro per meccanismo e per trattamento  medico. Si tratta, pertanto, di una patologia  e non di un sintomo. Le Aritmie comuni più frequenti  comprendono la Tachicardia sopraventricolare,  che coinvolge gli atri (ossia le camere cardiache che si  trovano sopra i ventricoli), la Fibrillazione atriale,  una condizione in cui gli atri del cuore si contraggono  in modo veloce e irregolare, e la Tachicardia  ventricolare che, invece, coinvolge direttamente i  ventricoli. Quest’ultima può essere particolarmente  pericolosa, poiché può compromettere la capacità del  cuore di pompare il sangue in modo efficiente. 

Possibili cause  e fattori di rischio 

Le cause delle Aritmie possono essere varie e dipendono  dal tipo specifico di disturbo del ritmo cardiaco.  In alcuni casi, possono derivare da un’anomalia strutturale  del cuore presente sin dalla nascita, come una  malformazione congenita delle camere o delle vie di  conduzione del cuore.  Altre cause comuni includono le Malattie cardiache,  come l’Insufficienza cardiaca, l’Ipertensione arteriosa  o la Cardiopatia ischemica. La presenza di placche di  grasso (aterosclerosi) nelle arterie coronarie può ostacolare  il flusso sanguigno al cuore e causare anomalie  strutturali che possono favorire alterazioni nel ritmo  cardiaco.  Le patologie delle valvole cardiache come la  Stenosi valvolare o l’Insufficienza valvolare possono  determinare una dilatazione delle camere cardiache  e causare alterazioni del ritmo cardiaco.  Alcuni fattori di rischio possono facilitare l’insorgenza  di un’Aritmia, come il fumo di sigaretta,  l’obesità, lo stile di vita sedentario e una dieta  poco salutare. L’abuso di sostanze come l’alcol,  la caffeina, la cocaina o alcuni farmaci possono  anche scatenare episodi di Tachicardia o Aritmia.  Inoltre, l’ansia, lo stress emotivo e lo squilibrio degli  elettroliti nel sangue, come bassi livelli di potassio  o magnesio, possono influire sul ritmo cardiaco.  Alcuni farmaci utilizzati per trattare determinate condizioni come Malattie tiroidee o Infezioni, possono  determinare un’alterazione del ritmo cardiaco come  effetto collaterale.  La comprensione delle cause sottostanti di questi  disturbi è fondamentale per poter fornire un’adeguata  gestione e prevenire potenziali complicanze. È pertanto  fondamentale consultare sempre un Cardiologo  per una corretta diagnosi e un piano di trattamento  personalizzato. 

La diagnosi delle Aritmie 

Come per ogni patologia anche nel caso delle Aritmie  il punto di partenza del percorso diagnostico è costituito  da una corretta anamnesi: saper ascoltare attentamente  la sintomatologia che il Paziente riferisce  consente, nella maggior parte dei casi, di individuare  gli elementi chiave che possono indirizzare verso una  diagnosi corretta. La sintomatologia associata alle Aritmie può essere  molto varia in quanto la percezione del sintomo può  essere molto differente da soggetto a soggetto: ad  esempio, ci sono Pazienti in cui rare extrasistoli determinano  un disagio o un profondo malessere, a differenza  di altri Pazienti che, con frequentissime extrasistoli,  possono essere completamente asintomatici.  In ogni caso il sintomo che più spesso riferisce il  Paziente con Aritmie è costituito dal cardiopalmo  (le comuni palpitazioni) che il Paziente descrive in  maniera molto variegata: “battito in gola”, “battito  mancante”, “nodo alla gola”, “pizzico in petto”,  “improvvisa accelerazione del battito”, “sfarfallio  alla gola”. In alcuni casi il Paziente non percepisce  l’accelerazione del battito ma le conseguenze emodinamiche  della frequenza elevata, per cui può riferire  fame d’aria, affanno, vertigini fino a manifestare,  nei casi più gravi, quando la frequenza del battito è  molto elevata, la perdita di coscienza (sincope).  Un bravo Cardiologo deve essere anche un bravo  Psicologo perché i sintomi delle Aritmie sono talvolta  difficilmente distinguibili da quelli manifestati da  Pazienti con Sindrome ansioso-depressiva: risulta  fondamentale saper differenziare un disturbo d’ansia  da un’Aritmia. Può capitare, infatti, di visitare Pazienti  affetti chiaramente da sindrome ansiosa, che hanno  effettuato una serie interminabile di indagini diagnostiche  senza arrivare a nessuna diagnosi di Aritmia,  come può capitare di incontrare Pazienti che sono in  terapia antidepressiva mentre invece soffrono di una  Tachiaritmia organica. 


L’Elettrocardiogramma 

Lo strumento per eccellenza per la diagnosi delle  aritmie è costituito dall’Elettrocardiogramma (ECG),  che consente la registrazione dell’attività elettrica  cardiaca.  L’ECG è uno strumento a basso costo, non invasivo,  facilmente disponibile ma allo stesso tempo molto  utile per il corretto inquadramento della nostra Aritmia.  Nonostante sia uno strumento economico ci fornisce  una quantità di informazioni molto preziose per  una valutazione iniziale del nostro Paziente. Infatti  l’ECG, eseguito in condizioni basali, potrà evidenziare  la presenza di alterazioni elettriche suggestive di anomalie  strutturali cardiache: in presenza, per esempio,  di una Cardiopatia ischemica l’ECG potrà evidenziare  la presenza di “onde q di necrosi” suggestive della  presenza di una cicatrice sul muscolo cardiaco causata da un pregresso Infarto miocardico e suggerirà  quindi l’esecuzione di una diagnostica per immagini  più specifica per definire meglio la presenza di anomalie  strutturali (ad es. un Ecocardiogramma o una  Risonanza magnetica cardiaca) che possono essere  correlate ad un rischio aritmico.  L’ECG oltre a fotografare, attraverso la registrazione  elettrica, il quadro di salute del nostro cuore, è anche  uno strumento indispensabile per documentare la  presenza dell’Aritmia. 

I sistemi di monitoraggio ECG  e il loop recorder 

Nel caso in cui l’Aritmia non sia sempre presente è  necessario adoperare dei sistemi di registrazione ECG  di lunga durata per aumentare la probabilità di registrare  un episodio di Aritmia e completare quindi la  nostra diagnosi.  Oggi disponiamo di diversi sistemi di registrazione  ECG a seconda delle nostre esigenze. Ovviamente è  necessario utilizzare il sistema più adeguato in base  alla frequenza dei sintomi del nostro Paziente: se  il Paziente riferisce sintomi quotidianamente, una  registrazione ECG-Holter di 24 ore sarà quasi certamente  sufficiente a documentare la nostra Aritmia.  Nel caso invece di un’Aritmia che si presenti raramente  (ad esempio un episodio ogni 6 mesi), la probabilità  che una registrazione ECG-Holter delle 24 ore possa  documentare un episodio aritmico sarà pressoché  nulla e sarà quindi più utile avvalersi di una registrazione  ECG di lunga durata. 
• In caso di sintomi meno frequenti, ad esempio  episodi di cardiopalmo con frequenza settimanale  sarà opportuno utilizzare un monitoraggio ECGHolter  con durata di 7-10 giorni
• In caso di sintomi molto rari (ogni 2-3 mesi ad esempio)  sarà necessario utilizzare strumenti di registrazione  di lunga durata. In questi casi è indicato utilizzare  un Loop Recorder, un dispositivo elettronico  di piccole dimensioni, che si impianta nel tessuto  sottocutaneo (quindi non visibile esternamente),  con una lunghezza pari al tappo di una penna ma  di minore spessore. Il dispositivo viene impiantato  nella regione parasternale sinistra attraverso una  semplice iniezione effettuata in anestesia locale e  senza bisogno di ricovero. Il loop recorder ha una  batteria con una durata superiore ai tre anni per cui  sarà molto più probabile che in un arco temporale  così lungo si riesca a registrare un episodio aritmico  e quindi a concludere la nostra diagnosi. 
Registratore di Eventi: è un dispositivo in grado  di registrare un Elettrocardiogramma che si effettua  mediante l’applicazione di elettrodi adesivi sula  superfice toracica ed è basato sugli eventi: l’ECG  viene monitorato continuamente per un mese, ma  registrato solo per un tempo predeterminato (solitamente  pochi minuti) subito prima e dopo che il  soggetto avvii il monitor o che il dispositivo rilevi  un ritmo cardiaco anomalo. 
Smartphone con applicazione per la registrazione  della frequenza: negli utili anni è  aumentata la diffusione degli smartphone e degli  smartwatch che consentono la registrazione della  frequenza cardiaca ed in alcuni casi anche di un  ECG a singola derivazione. Il punto di maggiore  forza di tale tecnologia è la loro versatilità dato  che li indossiamo praticamente sempre e rendono  molto semplice la registrazione di un episodio. 
• Un ulteriore strumento diagnostico nell’armamentario  dell’Aritmologo è costituito dallo studio  elettrofisiologico: è una metodica invasiva che  consente di registrare l’attività elettrica cardiaca  tramite dei cateteri che sono introdotti nel cuore  per mezzo di una puntura di una vena (in genere la  vena femorale); oltre a registrare l’attività elettrica  cardiaca è possibile anche provocare una stimolazione  elettrica del cuore al fine di indurre gran  parte delle Aritmie sia sopraventricolari (che originano  negli atri) che ventricolari (che originano nei  ventricoli) consentendone una corretta diagnosi e  l’indicazione a un trattamento elettivo (ablazione). 

La Risonanza magnetica cardiaca 

Nell’armamentario diagnostico dell’Aritmologo rientra  di diritto anche la Risonanza Magnetica cardiaca  che consente di caratterizzare in dettaglio il tessuto  muscolare cardiaco e di individuare la presenza di  alterazioni del muscolo cardiaco che possano essere  associate ad un aumentato rischio di Aritmie. 

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