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Artrite reumatoide, nuovi farmaci per curarla

Autore: Prof. Roberto Gerli

Caratterizzata da dolore alle articolazioni e rigidità degli arti, questa malattia infiammatoria oggi può essere curata grazie a nuovi farmaci 

L’Artrite reumatoide è caratterizzata da un dolore articolare diffuso, soprattutto localizzato alle piccole articolazioni delle mani e dei piedi, presente tutto il giorno, ma che si intensifica durante la notte e diventa insopportabile al mattino al risveglio, creando una rigidità che determina l’impossibilità a stringere il pugno per oltre un’ora. Solo qualche volta il soggetto presenta febbricola, ma molto più spesso lamenta astenia generalizzata e stanchezza. Questi i sintomi di questa malattia infiammatoria articolare, la più frequente e conosciuta. Se non trattata adeguatamente, può causare danni irreversibili non solo alle articolazioni ma anche a legamenti o tendini.

Fattori di rischio

L’Artrite reumatoide non risparmia alcuna fascia di età, anche se colpisce più frequentemente le donne intorno alla quinta decade di vita. Spesso si possono osservare più casi nell’ambito di una stessa famiglia poiché oggi sappiamo che esistono fattori genetici che possono dare una predisposizione ad ammalarsi, soprattutto quando presenti alcuni fattori ambientali. Tra questi, il fumo di sigaretta si è dimostrato essere uno dei fattori di rischio più importanti, essendo in grado, particolarmente nei soggetti geneticamente predisposti, di indurre la comparsa sia di anticorpi specifici che la malattia stessa.

Sintomi più comuni

Il sospetto diagnostico si pone soprattutto quando il Paziente accusa forti dolori articolari agli arti, in più sedi e in modo simmetrico, e che presentano clinicamente un gonfiore per il versamento infiammatorio che si crea all’interno dell’articolazione stessa. Si possono rilevare anche i segni superficiali dell’infiammazione con calore e arrossamento.

Esami di approfondimento

La diagnosi può essere confermata tramite gli esami del sangue poiché si possono riscontrare innalzamenti degli indici di infiammazione (VES e la proteina C reattiva) che però risultano aspecifici, essendo espressione di una generica infiammazione. Più specifico può essere il rilievo del fattore reumatoide circolante, un marcatore che può essere utile di una diagnosi corretta, seppure anch’esso può avere dei limiti, essendo negativo in circa il 30% dei Pazienti affetti dalla malattia e, talora, positivo anche in patologie diverse dall’Artrite reumatoide. Il ruolo diagnostico maggiore è rivestito dai cosiddetti anticorpi anti-citrullina o anti-peptide ciclico citrullinato (CCP) che, per quanto rilevabili in una percentuale di Pazienti simile a quella positiva per il fattore reumatoide, presentano una specificità molto elevata dal momento che si riscontrano piuttosto raramente in altre malattie.

Si parte con la Radiografia

L’esame radiografico tradizionale delle articolazioni ha un ruolo molto importante dal punto di vista diagnostico e prognostico poiché consente la eventuale individuazione di danni articolari che, nelle fasi precoci di malattia, possono essere rappresentati da piccole erosioni marginali dei capi ossei di una articolazione, espressione quindi di lesioni non reversibili. Gli elementi clinici dell’infiammazione non sono sempre così evidenti e visibili, soprattutto, ad esempio, in articolazioni profonde come quella dell’anca o quando il processo infiammatorio non è così elevato. In tali casi possono essere utili, ai fini della valutazione locale, tecniche strumentali come l’Ecografia o la Risonanza Magnetica.

Seguono Ecografia e Risonanza Magnetica

L’esame ecografico del sistema muscolo-scheletrico ha acquisito negli ultimi anni un ruolo molto importante in ambito reumatologico, dal punto di vista diagnostico, per la sua facilità d’impiego, per i costi piuttosto contenuti e per l’assenza di radiazioni. Richiede indubbiamente una preparazione professionale specifica ma fornisce un ausilio divenuto ormai indispensabile, sia per una ottimale definizione diagnostica a livello articolare e tendineo, sia per monitorare la risposta alle terapie, consentendo di verificare la presenza di elementi infiammatori anche minimi o il loro completo spegnimento indotto farmacologicamente. Inoltre, l’Ecografia rappresenta un supporto molto rilevante anche per pratiche invasive come l’Artrocentesi, cioè il prelievo di liquido sinoviale con un ago all’interno dell’articolazione a scopo il più delle volte diagnostico, o infiltrazioni locali che, quando eco-guidate, consentono una massima precisione nel collocare l’ago nella sede desiderata. Anche la Risonanza Magnetica riveste un ruolo importante nella diagnostica della malattia in quanto consente una visualizzazione molto dettagliata di tutte le strutture articolari nel loro complesso, consentendo anche di notare possibili infiammazioni dell’osso stesso.


Cuore e Artrite reumatoide

Come noto da tempo, in realtà, l’Artrite reumatoide non è una malattia che colpisce solo le articolazioni o le strutture anatomiche ad esse connesse come i tendini, ma è caratterizzata da un possibile coinvolgimento di altri organi e apparati che possono configurare un quadro clinico più impegnativo. A tal riguardo, vi possono essere interessamenti a diversi compartimenti del cuore come il pericardio, il miocardio e le valvole cardiache. È molto importante ricordare come oggi sia ormai chiaro che l’infiammazione cronica, che caratterizza la malattia, è in grado di danneggiare il miocardio e accelerare i processi di aterosclerosi a livello arterioso, favorendo quindi l’insorgenza di Patologie cardiovascolari di tipo ischemico, come ad esempio l’Infarto del miocardio.

Può coinvolgere polmoni, occhi e pelle

Un altro organo che viene colpito in una significativa percentuale di Pazienti è il polmone e probabilmente non è un caso che i fenomeni di alterazione che portano alla formazione degli anticorpi anti-citrullina, ovvero gli anticorpi che evidenziano la presenza della malattia, avvenga proprio in quest’organo. Risulta quindi importante capire se il Paziente presenti sintomi come una persistente tosse secca o una certa difficoltà a respirare sotto sforzo. Il Paziente con Artrite reumatoide può anche presentare disturbi agli occhi, più frequentemente con una sensazione di secchezza, bruciore e percezione come di un corpo estraneo a causa della riduzione della secrezione lacrimale, talora anche con importanti arrossamenti legati a profonda infiammazione della sclera. Possibile è anche un interessamento della pelle con formazione di una porpora, cioè di lesioni arrossate di piccole dimensioni che si localizzano soprattutto agli arti inferiori, ma che si possono estendere a “carta geografica” o possono danneggiare la cute.

I possibili danni

Come accennato, il rischio per il Paziente è quello che si creino dei danni articolari irreversibili e, quindi, una conseguente grave limitazione funzionale delle articolazioni e inabilità non solo sul lavoro ma anche, nelle fasi più avanzate, ad accudire sé stessi. I possibili interessamenti extra-articolari non fanno che aggravare la prognosi per questi Pazienti.

La terapia farmacologica

Fortunatamente le terapie per le Malattie reumatologiche, in particolare dell’Artrite reumatoide, che hanno segnato la storia della Medicina sin da fine ‘800 con la scoperta dell’aspirina e, negli anni ’50, con la sintesi della prima formulazione di cortisone, che consentì un importante miglioramento clinico dei primi Pazienti trattati che erano affetti proprio da Artrite reumatoide, hanno visto l’introduzione, a partire da questo millennio, di incredibili innovazioni che hanno radicalmente cambiato il decorso naturale della malattia e ne hanno, di conseguenza, modificato la prognosi.
Sino agli anni ‘90, infatti, avevamo a disposizioni armi farmacologiche in grado certamente di migliorare sintomi e segni della infiammazione articolare cronica ma, il più delle volte, si assisteva ad un rallentamento, ma non all’arresto, del progressivo danno strutturale articolare.
La svolta si è avuta con la disponibilità, dai primi anni del 2000, di farmaci molto avanzati prodotti grazie alle moderne tecnologie e sulla base del grandissimo miglioramento delle nostre conoscenze dei meccanismi infiammatori e immunologici alla base della malattia. Questi agenti, meglio noti come farmaci biologici o biotecnologici, sono anticorpi o proteine che bloccano i fattori più rilevanti implicati nella cascata infiammatoria responsabile del danno organico dell’articolazione. L’impiego di questi farmaci consente oggi di ottenere nella grandissima maggioranza dei Pazienti affetti da Artrite reumatoide uno spegnimento della infiammazione e una scomparsa del dolore.
È molto importante però comprendere che il loro utilizzo deve iniziare prima possibile, prima quindi che si siano creati danni anatomici. Da qui la rilevanza di una diagnosi precoce che possa consentire, attraverso tali farmaci, di prevenire il danno irreversibile. In tal modo è possibile offrire al Paziente una vita pressoché normale, evitando nel contempo i rischi di sviluppo sia di inabilità articolare che di danni d’organo legati all’interessamento extra-articolare da malattia. I vantaggi che si possono trarre anche dal punto di vista psicologico e socio-economico sono indubbiamente incalcolabili. In sintesi, i progressi nel trattamento dell’Artrite reumatoide rappresentano uno degli esempi più interessanti di come la Ricerca scientifica abbia consentito di incidere in modo positivo e determinante sul decorso naturale di una malattia che in passato ha rappresentato un problema medico e sociale di grandissimo rilievo, ma che oggi ci fa guardare al futuro con grandissima fiducia.