L’arrivo della stagione invernale porta con sé anche la diffusione di Malattie da raffreddamento che, con i loro sintomi fastidiosi, procurano senso di malessere e grande disagio ad adulti e bambini. La Fitoterapia può fornire un contributo importante nel ridurre l’incidenza di queste patologie, in particolare suggerendo l’utilizzo di una pianta nota fin dai tempi antichi per le sue proprietà curative: l’Echinacea.
Questa pianta medicinale è stata usata per secoli dagli indiani d’America che la rendevano protagonista di infusi per il Raffreddore e l’Artrite, ma veniva anche impiegata per impiastri da applicare sulle ferite e sui morsi dei serpenti. Dagli Stati Uniti l’Echinacea è poi approdata in Europa, in particolare in Germania, dove si è dimostrata particolarmente utile negli stati influenzali e nella prevenzione delle Malattie da raffreddamento. Solo in Germania oggi esistono circa 100 prodotti registrati contenenti Echinacea, ma anche in Italia sono ampiamente disponibili in commercio numerose preparazioni. La sua efficacia, ovvero la capacità di migliorare la risposta del sistema immunitario alle infezioni, e la sua sicurezza, cioè l’assenza di effetti collaterali pericolosi, sono state comprovate da diversi studi scientifici.
La pianta
Il genere Echinacea comprende specie erbacee perenni originarie del Nord America, appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, la stessa della margherita e della camomilla, caratterizzata dalle tipiche infiorescenze a capolino, in questo caso di colore rosa, che appaiono tra giugno e agosto.
In Fitoterapia si utilizzano “Echinacea purpurea (L.) Moench.”, “Echinacea angustifolia DC.” e “Echinacea pallida Nutt.”; di tutte e tre le specie si utilizzano le radici essiccate e, per “Echinacea purpurea”, anche le parti aeree, siano esse fresche o essiccate.
I principi attivi
Le classi chimiche preponderanti in queste specie sono quattro: alchilammidi, glicoproteine, polisaccaridi e derivati dell’acido caffeico tra cui prevalgono l’acido cicorico, l’acido caftarico, l’acido clorogenico e l’echinacoside. Le concentrazioni di questi componenti variano in base alla specie.
Secondo la Farmacopea Europea più aggiornata, riferendosi alla droga essiccata, le radici di “Echinacea purpurea” non devono contenere meno dello 0,5% della somma di acido caftarico e acido cicorico e le parti aeree non meno dello 0,1%. Le radici di “Echinacea angustifolia” ed “Echinacea pallida” non devono contenere, rispettivamente, meno di 0,5% e 0,2% di echinacoside.
L’uso delle parti aeree dell’Echinacea purpurea (come confermato dai testi di riferimento ufficiali accreditati) nella prevenzione e nel trattamento a breve termine del Raffreddore comune e delle altre infezioni correlate è ormai consolidato, con riferimento all’uso tradizionale delle radici nel trattamento delle stesse. In particolare l’Echinacea purpurea vanta attività immunostimolanti e immounomodulanti.
L’azione Immunostimolante
L’elevata capacità immunostimolante attribuibile a “Radix Echinaceae” deriva da oltre 350 studi scientifici che sono stati compiuti negli ultimi 50-60 anni.
Gli estratti di Echinacea purpurea, o loro frazioni, testati “ex vivo” su diverse popolazioni di cellule immunitarie umane e “in vivo” su animali, si sono dimostrati in grado di modulare efficacemente la risposta aspecifica, aumentando la capacità ossidativa delle cellule del sistema immunitario e attivando le cellule “natural-killer” e le cellule T, protagoniste dell’immunità innata del nostro organismo. Anche se l’esatto meccanismo responsabile degli effetti immunomodulanti delle preparazioni a base di Echinacea purpurea non è ancora stato chiarito, è verosimile che esso si basi su interazioni sinergiche tra alcune sostanze costituenti: le glicoproteine, i polisaccaridi e i derivati dell’acido caffeico agirebbero direttamente sul sistema immunitario, mentre le alchilammidi eserciterebbero prevalentemente un’azione regolatrice dell’infiammazione.
Riduce i tempi di malattia
Anche se i risultati degli studi sull’uomo sono contraddittori (alcuni confermano l’efficacia dell’Echinacea, mentre altri la negano), complessivamente ci sono sufficienti conferme sulle proprietà curative di questa pianta. I suoi estratti, infatti, accorciano i tempi di malattia (minor numero di giorni di febbre, ad esempio) e riducono sia la necessità di assumere altri farmaci sia il numero di infezioni durante la stagione invernale. Questi effetti benefici, riscontrati anche sui bambini, grazie a molti studi (in particolare uno studio clinico in cui l’Echinacea è stata associata alla Propoli, sostanza naturale prodotta dalle api), sono stati ottenuti utilizzando estratti concentrati della pianta, ovvero prodotti fitoterapici, mentre per quanto riguarda le forme omeopatiche (come ad esempio tinture madri, macerati glicerici e associazioni di più piante commercialmente definite “Echinacea compositum”) non esistono studi scientifici che ne comprovino l’efficacia.
Dal succo fresco all’estratto secco
La recente farmacologia clinica ha confermato l’efficacia dell’Echinacea purpurea come immunomodulante e ha permesso di individuarne le modalità di somministrazione e i dosaggi più indicati.
L’Echinacea purpurea fresca di norma si usa sotto forma di succo fresco a 1,5-4,5 ml per singola somministrazione per un massimo di 9 ml al giorno. Secondo i testi di riferimento più accreditati è possibile utilizzare anche succo essiccato con posologia equivalente a quello del succo fresco.
L’attuale sviluppo della nutraceutica ha consentito, inoltre, di inserire in commercio gli estratti liquidi e secchi di “E. purpurea erba”, che si utilizzano sempre con dosaggio corrispondente a 4,5-9 ml di succo fresco al giorno.
Di “Echinacea purpurea radix” è invece solitamente usato l’estratto secco, con un dosaggio pari a 40 mg, da utilizzare se necessario più volte al giorno.
Lo schema di utilizzo
Sulla base dei dati clinici, la Commissione E tedesca, in corrispondenza della letteratura di riferimento relativa al genere “Echinacea”, ha forfornito un possibile schema di utilizzo della pianta, a scopo preventivo, che prevede tre cicli di 30 giorni ciascuno, intervallati da 15 giorni di sospensione del trattamento. L’Agenzia Europea per il Farmaco (EMA) riporta invece un periodo di trattamento non superiore ai 21 giorni.
Nelle forme acute, ovvero situazioni che in genere non richiedono la somministrazione di antibiotici, l’Echinacea va assunta sin dall’insorgere del disturbo e la somministrazione deve essere prolungata per almeno una decina di giorni.
Le controindicazioni
L’Echinacea è priva di effetti collaterali importanti e ha poche controindicazioni. Può essere quindi somministrata non solo agli adulti, ma anche ai bambini, sia in caso di malattie acute delle alte vie respiratorie, sia per prevenire nuove infezioni, anche se va ricordato che è comunque sempre meglio condividere la decisione con il Pediatra di famiglia. Per i bambini più piccoli possono essere utilizzati gocce e sciroppi (assolutamente privi di alcool), mentre i bambini più grandi e gli adulti potranno utilizzare compresse, capsule o opercoli. L’Echinacea può inoltre essere assunta anche in gravidanza, ma solo su consiglio del Medico.
A causa della sua attività stimolante sul sistema immunitario, questa pianta non dovrebbe essere utilizzata da Pazienti affetti da patologie autoimmuni, con un sistema immunitario iperattivo. Se ne sconsiglia l’utilizzo a coloro che presentano allergia alle Asteraceae.
L’Echinacea è infine in grado di inibire alcuni tipi particolari di proteine e di conseguenza potrebbe interferire con l’attività di alcuni farmaci eventualmente in corso di assunzione, pertanto l’uso della pianta va sempre comunque valutato con il proprio Medico curante.