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Fico, proprietà e benefici

Autore: Dott. Danilo Carloni

Oltre all’azione antiossidante del suo estratto, i preparati a base di gemme rappresentano un valido rimedio naturale per contrastare lo stress e curare i disturbi digestivi

“Ficus carica”, comunemente conosciuto come “Fico”, deve il suo nome a una remota provincia dell’Asia Minore, la “Carica” appunto, dalla quale si ritiene abbia origine; il termine “Fico” è invece riconducibile al greco “phyo” che significa “produco”, alludendo alla fecondità e alla capacità di rigenerarsi.
Il Fico è infatti apprezzato come albero generoso che può dare frutti due o tre volte l’anno, è inoltre dotato di caratteristiche incredibili tra cui spicca quella di produrre frutti senza mai fiorire. In realtà il fiore (il termine botanico è “siconio”) esiste, ma non ha l’aspetto di un fiore come normalmente si possa pensare bensì è nascosto all’interno di quel ricettacolo carnoso che tutti noi consumiamo, ritenendolo il frutto.
Conosciuto sin dalla più lontana antichità, era già coltivato dagli Egizi 3000 anni a. C. ed era apprezzato negli usi comuni della civiltà Greca per cagliare il latte utilizzando il lattice fresco o il decotto dei suoi rami.

Facile da coltivare

Albero o arbusto vigoroso, il Fico può raggiungere dimensioni ragguardevoli, se si sviluppa in zone a clima temperato; tutta la pianta contiene un lattice acre e irritante; il tronco, protetto da una corteccia liscia di colore grigio chiaro, si articola producendo rami molto flessibili che toccando il suolo, radicano e danno origine a nuovi getti, a conferma della grande vitalità di questa pianta. Il Fico non è esigente in termini colturali, salvo una buona esposizione al sole, cresce bene un po’ ovunque: non è inusuale vederlo abbarbicato su ripidi pendii pietrosi o al margine di suoli aridi, così come in terreni freschi e profondi; teme tuttavia il gelo e non resiste se le temperature scendono sotto i dieci gradi.

La composizione

Studi fitochimici condotti sulle foglie e sui “falsi frutti” di “Ficus carica” hanno evidenziato una significativa presenza di composti polifenolici, acidi organici e una varia componente volatile; a questi vanno aggiunte preziose sostanze come fitosteroli, antociani, triterpenoidi e cumarine. Nella parte commestibile sono abbondanti sostanze gommose, zuccheri (glucosio 55-75%) e mucillagini, accompagnati da proteine (4-5%), sali minerali (in particolare potassio 850 mg/100 gr), vitamine del gruppo B, vitamina C ed A e altri costituenti ad azione alcalinizzante.


 
Usi e proprietà tradizionali

Gli usi consolidati della Medicina popolare attribuivano al Fico proprietà antinfiammatorie delle vie genito-urinarie ma anche di quelle respiratorie: l’infuso di foglie si usava per favorire le mestruazioni, il decotto dei frutti con l’aggiunta di uva passa e latte, per curare tossi e bronchiti. Apprezzato come alimento nutriente e sostanzioso, il frutto, fresco o essiccato, essendo ricco di mucillagini e zuccheri, svolge una delicata azione lassativa, apprezzata dagli adulti ma utile anche ai bambini. Le proprietà attribuite al “Ficus carica” dagli usi tradizionali sono state in parte trascurate dalla Fitoterapia moderna; salvo il riconoscimento della delicata azione rinfrescante a livello intestinale, il Fico non ha beneficiato, perlomeno fino a non troppo tempo fa, di altre indicazioni di rilievo.

L’azione antiossidante

Oggi, grazie a recenti studi e all’introduzione di innovative procedure di estrazione, “Ficus carica” assume un ruolo importante nell’attività di controllo di vari disturbi. Fra le attività biologiche dimostrate, emerge per importanza quella antiossidante: nel pool dei costituenti attivi è infatti rilevante la presenza dei polifenoli, grazie ai quali gli estratti di Fico risultano efficaci nel controllo di vari fenomeni ossidativi derivanti da condizioni di stress, inquinamento ambientale e alimentare. Le proprietà antiossidanti e quindi di controllo della produzione di radicali liberi, spiegherebbero, almeno in parte, l’inibizione esercitata verso varie linee cellulari tumorali dell’apparato digerente.
Inoltre, uno studio scientifico condotto su cavie, alle quali è stato somministrato un estratto idro-alcolico di frutti di Fico, ha mostrato un’attività spasmolitica significativa (ossia utile a contrastare gli spasmi della muscolatura liscia di stomaco e intestino).

Le gemme, ricche di sostanze benefiche

In Fitoterapia, dell’albero di “Ficus carica” vengono utilizzate in particolare le gemme, che rientrano tra i “tessuti embrionali” di una pianta, ed hanno evidenziato interessanti proprietà (le cellule embrionali vegetali possono essere paragonate alle cellule staminali, sono in continua fase di riproduzione e daranno origine ai tessuti adulti). Questi tessuti sono dotati di un fitocomplesso dalla composizione unica. Estremamente dinamici, vanno utilizzati allo stato fresco: appena raccolti vengono subito messi a macerare in un solvente contenente acqua, alcool e glicerina per 21 giorni; dopo il periodo di macerazione si ottiene un estratto (il macerato glicerinato o gemmoderivato) che è già pronto per l’utilizzo in terapia.


 

Attenua l’ansia e facilità la digestione

“Ficus carica gemme” ha un ruolo di primaria importanza come rimedio digestivo, ma assume una rilevanza straordinaria nel controllo di tutte quelle manifestazioni secondarie che affliggono e condizionano la persona quando attraversa momenti di grande stress e al quale il contributo digestivo della pianta si estende simbolicamente anche alla “digestione” delle avversità della vita.
Il macerato glicerinato di “Ficus carica” svolge infatti un’azione benefica su tutto il tratto digerente, esercitando un’azione normalizzatrice la peristalsi e le secrezioni. L’attività è ambivalente, riduce la Pirosi (bruciore) e la Dispepsia (dolore) nelle Gastriti e nelle Ulcere gastro-duodenali, ma interviene anche nell’Insufficienza digestiva da mancanza di secrezione dei succhi gastrici e in caso di alterazioni della mucosa, grazie alla propria componente enzimatica. Ciò che valorizza l’azione di “Ficus carica gemme” è la contemporanea influenza esercitata sul sistema nervoso centrale, dove ha mostrato effetti rilevanti sulla condizione ansioso-depressiva.
L’attività di regolatore centrale permetterà quindi di contrastare tutte quelle manifestazioni, sempre più frequenti oggi, legate a fenomeni di disadattamento e determinanti varie somatizzazioni a livello gastro-duodeno-colico.
La pianta trova indicazioni per il ripristino della funzione digestiva; interviene direttamente nel trattamento di Gastriti, Ulcere gastro-duodenali, Dispepsia, sonnolenza post prandiale, Stipsi, Meteorismo, Coliche addominali, Sindrome del colon irritabile, ma agisce contemporaneamente su situazioni di Depressione temporanea, Vertigini, Cefalee, Astenia, Nevrosi fobico-ossessive; questi disturbi sono intimamente connessi ai precedenti, in particolar modo se riferiti ad individui continuamente sottoposti a “surmenage” di grande intensità.

Modi d’uso del gemmoderivato

Esistono in commercio varie forme farmaceutiche, quelle più utilizzate sono due: i Macerati glicerinati, che sono contraddistinti dalla sigla MG che segue il nome della pianta (Ficus carica MG) e che si somministrano in genere, nell’adulto, alla dose di 40 gocce da assumere 3 volte al giorno poco prima dei pasti; e gli Embrioestratti o Gemmoderivati Madre che sono più concentrati ed evidenziati da varie sigle a seconda del laboratorio di produzione, vengono utilizzati mediamente nell’adulto alla dose 12-14 gocce da assumere sempre 3 volte al giorno prima dei pasti e grazie alla posologia ridotta e quindi al ridotto apporto alcolico, vedono estendere il target terapeutico anche al delicato ambito pediatrico.

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