L’Arnica Montana è una pianta protetta appartenente alla Famiglia delle Asteraceae o Compositae; il nome deriva dalla parola “ptarnikè” che significa “ciò che fa starnutire”, perché le foglie e i fiori dell’Arnica, se inalati, stimolano lo starnuto. Le foglie dell’Arnica venivano anticamente fumate al posto del tabacco e per questo la pianta era conosciuta con il nome di “tabacco di montagna”. Il genere Arnica è diffuso in tutte le montagne del continente europeo, in Italia si può trovare sui pascoli e nelle brughiere delle zone alpine. Resistente al rigore invernale, fiorisce nei mesi di giugno e luglio.
In alcuni paesi fra cui l’Italia, la raccolta dell’Arnica montana spontanea per uso industriale, è stata interdetta essendo una specie appartenente alla flora protetta a rischio di estinzione in alcune aree.
Dalla radice al frutto
L’Arnica montana è una pianta erbacea perenne alta dai 20 ai 60 cm, ha una radice robusta dalla quale origina un fusto eretto, villoso, alla cui base porta foglie lanceolate disposte a rosetta; produce fiori con corolla conformata a linguetta, di colore giallo-oro; ha odore debolmente aromatico, sapore amarognolo leggermente piccante e speziato; caratteristico è il frutto costituito da acheni sormontati da un’appendice piumosa di setole bianche e ispide.
Elenalina, la componente principale
La parte utilizzata è in genere costituita dal fiore, ma secondo alcuni autori anche dal rizoma con le radici. Il fitocomplesso è caratterizzato dalla presenza di numerosi e interessanti componenti fra cui spiccano in particolare l’elenalina come componente principale e altri elementi che conferiscono alla droga il caratteristico sapore amaro; include inoltre un olio essenziale, anche se in modesta quantità pari a circa lo 0,5% e in cui si ritrovano timolo e derivati.
L’azione antinfiammatoria
L’Arnica viene storicamente utilizzata per le proprietà antinfiammatorie, analgesiche e antiecchimotiche (favorisce il riassorbimento dei coaguli sottocutanei). Queste azioni, vengono prevalentemente attribuite al sinergismo espresso fra alcune sostanze, denominate lattoni sesquiterpenici, e i flavonoidi. I lattoni sesquiterpenici dell’Arnica, in particolare elenalina e diidroelenalina, hanno dimostrato la capacità di controllare le infiammazioni. Sempre a questi componenti è stata attribuita anche un’attività di controllo dell’aggregazione piastrinica.
Alcuni ricercatori hanno dimostrato l’attività antinfiammatoria dell’Arnica mediante il test dell’edema della zampa del ratto indotto da carragenina; l’elenalina, somministrata per via intraperitoneale, ha ridotto l’edema in una percentuale che varia dal 72 al 77%; analogamente tramite il test di Writhing, che consente di rilevare l’effetto analgesico sui dolori di origine infiammatoria, ha dimostrato di ridurre, nel topo, le contrazioni dolorose secondarie allo stato infiammatorio fino al 90%.
L’azione principale dell’Arnica è quella antinfiammatoria, ma anche analgesica e antisettica; l’applicazione locale di estratti della pianta determina inoltre un miglioramento della circolazione, favorendo così un più pronto riassorbimento dello stravaso conseguente al trauma.
Uno studio clinico, in cui sono stati coinvolti Pazienti operati alla mano perché affetti da Sindrome del tunnel carpale, ha evidenziato che la somministrazione di Arnica in pomata, dopo 7 giorni di trattamento, determinava una significativa riduzione del gonfiore e del dolore nella parte interessata.
Altri importanti benefici
Gli acidi fenolici, come il caffeico, il clorogenico e altri presenti nel fitocomplesso dell’Arnica, partecipano attivamente al processo di controllo dell’infiammazione e delle conseguenze dell’evento traumatico, hanno infatti proprietà antiossidanti e depurative.
Si è inoltre osservato che l’elenalina e la diidroelenlina, inibiscono l’aggregazione piastrinica indotta dal collagene, con conseguente effetto di controllo della formazione degli edemi. Si tratta di un’attività importante per il controllo del fenomeno infiammatorio in quanto le piastrine attivate hanno un ruolo di mantenimento dell’infiammazione e dello spasmo doloroso. I lattoni sesquiterpenici posseggono inoltre attività antinevralgica e in vitro hanno dimostrato un’azione antibatterica e antifungina. Alla frazione triterpenica (ai triterpeni alcolici) e ai flavonoidi dell’Arnica, sono attribuiti effetti spasmolitici in particolare a livello della muscolatura liscia vascolare, permettendo così la distensione dei tessuti soggetti a stato infiammatorio e conseguente azione antidolorifica.
Allevia i disturbi delle mucose e della pelle
Preparazioni a base di Arnica vengono usate con successo per numerose affezioni delle mucose e della pelle; sono impiegate contro varie forme infiammatorie delle mucose oro-faringee, alla dose di 5-10 gocce di tintura, disperse in un bicchiere d’acqua o di infuso di camomilla, per toccature o sciacqui (senza deglutire) da effettuare più volte al giorno. Compresse imbevute di un estratto di Arnica possono fornire ottimi risultati nel trattamento delle Emorroidi, nei disturbi muscolari o articolari di natura traumatica e negli edemi da frattura.
Efficacia della pomata e del gel
Un interessante studio del 2007 (condotto da Widrig e coll.) ha confrontato l’attività di una pomata a base di Arnica al 10% con un gel a base di Ibuprofene al 5%, nel trattamento dell’Osteoartrite della mano: sono stati trattati 204 pazienti per 21 giorni; lo studio è stato realizzato con metodo random e in doppio cieco; alla conclusione del test sono stati valutati segni soggettivi come il dolore e la funzionalità articolare; il grado di efficacia e sicurezza sono stati valutati sia da parte del Medico che del Paziente; è stata poi verificata l’eventuale necessità di assunzione di analgesici (paracetamolo); la conclusione dello studio ha evidenziato che l’azione antinfiammatoria di Arnica al 10% in pomata è stata equivalente a quella del gel al 5% di ibuprofene.
Le fonti più accreditate di informazioni riportano che l’Arnica, dopo valutazioni soggettive in merito a tensione, gonfiore e dolore agli arti inferiori, è risultata superiore al placebo in soggetti affetti da Insufficienza venosa cronica. Le preparazioni per uso locale a base di Arnica sono commercializzate presentando diversi gradi di concentrazione; una formulazione in grado di esprimere una significativa presenza di principi attivi prevede l’utilizzo al 10% di Tintura Madre. Recentemente è stato immessa in commercio una formulazione in gel a base di tintura di Arnica al 24% registrato come Medicinale vegetale.
Uno studio pubblicato nel Journal of American Institute of Homeopathy, ha evidenziato l’utilizzo di due gel per uso topico a base di Arnica, in soggetti che presentavano dolore muscolare acuto, il test è stato realizzato in doppio cieco contro placebo costituito dai soli eccipienti. I soggetti trattati nelle due prove avevano partecipato alla corsa annuale al Central Park di New York, cui partecipano molti dilettanti e podisti domenicali; alla fine del test la differenza di risultati positivi fra i due gel a base di Arnica diluita omeopaticamente era solo del 10%, mentre fra i due gel e il placebo la risposta in successi si discostava del 27% a favore dei preparati con Arnica.
Consigli e controindicazioni
Le preparazioni per uso interno a base di Arnica Tintura Madre, infuso, ecc. non sono più usate da tempo; infatti la somministrazione sistemica può provocare irritazione delle mucose e inoltre cefalea, vertigini, algie addominali, nausea, vomito, crampi, diarrea, grande debolezza muscolare, collassi, turbe vasomotorie, palpitazioni e turbe respiratorie come tachipnea.
L’ingestione di una quantità di circa 30 ml. di tintura al 20%, può produrre sintomi gravi ma per fortuna non fatali.
Per questi motivi l’utilizzo sicuro per via sistemica di Arnica è consigliato solo in diluizione omeopatica ed è indirizzato verso tutte quelle problematiche di natura traumatica e post-traumatica, modulando le conseguenze del trauma sia a livello fisico che psicologico; le conseguenze psicologiche post-traumatiche sono spesso riscontrate nei bambini più piccoli. L’uso classico e più accreditato è quello esterno, per il trattamento di ecchimosi conseguenti a distorsioni e contusioni, sequele da intervento chirurgico, disturbi della circolazione venosa e infiammazioni articolari.
Preparazioni cosmetiche a base di Arnica sono consigliate come tonici per capelli e cuoio capelluto e in formulazioni antiforfora. Le forme farmaceutiche più diffuse sono le creme o i gel a varie concentrazioni di Arnica; si consiglia l’applicazione su cute integra, due quattro volte al giorno; andrebbe evitato il metodo che prevede l’applicazione in occlusione, perché potenzialmente irritativo; le fonti più accreditate di informazioni non pongono restrizioni all’uso locale in gravidanza e durante l’allattamento.
Quale provenienza?
Per evitare fenomeni allergici o Dermatiti da contatto si tende ad utilizzare prevalentemente Arnica di provenienza portoghese che per il 90% viene raccolta allo stato selvatico; grazie a ciò il fitocomplesso risulta molto più sicuro. In Germania oggi la produzione è orientata verso l’utilizzo solo di questo tipo di Arnica di provenienza portoghese.