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Anemia nei bambini

Autore: Dott. Tiziano Dall’OssoDott.ssa Melissa Gullotta

In presenza dei sintomi tipici dell’Anemia, nel bambino principalmente inappetenza e facile stanchezza, è sempre opportuno rivolgersi al Pediatra di famiglia 

Lorenzo è un bambino di 5 anni, da un po’ di tempo la mamma è preoccupata perché lo vede stanco, anche al mattino; fino a pochi mesi prima era un bambino allegro e le prendeva la mano per farsi accompagnare alla scuola materna... ora l’entusiasmo di poter giocare e correre con i suoi amici sembra svanito. Deve insistere per farlo mangiare e anche le insegnanti hanno riferito una certa difficoltà al momento del pasto che prima non c’era. Lorenzo accusa spesso mal di testa, è irrequieto tanto che la mamma si decide a consultare il Pediatra.
Antonio ha 7 anni, è la disperazione della mamma e delle maestre perché non sta mai fermo. A casa la tensione è alle stelle, la sorellina più piccola è vittima dei tanti dispetti che Antonio ogni giorno non le risparmia, non accetta le regole che la mamma, con grande fatica, cerca di imporgli e la crisi coniugale in corso non aiuta a distendere il clima. A scuola Antonio non riesce a stare seduto per più di 10-15 minuti, disturba il suo compagno di banco e si fa beffe delle sgridate della maestra, tanto che, già più di una volta, la mamma è stata chiamata dall’insegnante per denunciare la situazione di disagio, che poi si ripercuote su tutta la classe. La mamma vede il bambino molto pallido e, nonostante il moto perpetuo che lo contraddistingue, ha paura che il piccolo abbia un calo del ferro (navigando su internet ha scoperto che il figlio mostra molti dei sintomi tipici della malattia) e, preoccupata, lo porta dal Pediatra.

Il caso di Antonio...

I due bambini giungono nell’ambulatorio del Pediatra di famiglia, un uomo di mezza età con un passato da ospedaliero, prima di dedicarsi alla cura dei bambini sul territorio, appena di ritorno da un congresso di aggiornamento e voglioso di applicare le novità che ha appreso. La sala d’aspetto, come spesso succede, è un “alveare impazzito” dove voci multietniche si sovrappongono tra i toni acuti dei bambini e quelli baritonali dei genitori. Antonio è il primo ad entrare, dopo aver monopolizzato l’attenzione degli altri piccoli Pazienti con acrobazie e versi di animali sconosciuti. Trascinato dalla madre esasperata, appena dentro l’ambulatorio si chiude in un mutismo carico di collera per averlo distolto dallo spettacolo di cui era protagonista incontrastato! Il Medico, dopo aver ascoltato le motivazioni della mamma, visita Antonio anche se con scarsa collaborazione da parte del bambino. Il pallore è indiscutibile, ma le mucose delle labbra e le palpebre inferiori appaiono ben irrorate, il polso è regolare; a detta della mamma Antonio non ha problemi di inappetenza, anche se fatica a stare a tavola con la famiglia e, per farlo mangiare è necessario il tablet con il suo gioco preferito. Il Pediatra convince la mamma che Antonio non presenta alcun deficit vitaminico e, per il momento, non necessita di esami di laboratorio. Le consiglia di non sottovalutare l’iperattività del figlio che, pur non essendo nella maggior parte dei casi una patologia, può comunque essere un sintomo di disagio legato alla situazione familiare, nella quale, tra la crisi coniugale e la gelosia nei confronti della sorella più piccola, si alimenta l’irrequietezza del bambino.

... e di Lorenzo

È il turno di Lorenzo che entra nell’ambulatorio, accompagnato dai genitori. Appare sofferente, il caos della sala d’aspetto ha peggiorato il mal di testa che dal mattino non lo lascia, è in braccio alla mamma e non sembra interessato alla discussione. La mamma è tesa e i tentativi di rassicurazione del marito non sembrano sortire alcun effetto. Osservando il figlio, il pensiero corre alla cugina, come lei di origini pugliesi, in Ospedale mentre le stavano facendo una trasfusione a causa di una grave Anemia. Il Medico fa salire sul lettino il piccolo Lorenzo che sembra indifferente agli stimoli. Il contrasto con la carnagione scura dei genitori è evidente, è presente una leggera tachicardia e le mucose sono decisamente pallide, la milza appare un po’ ingrossata. La mamma si è preoccupata perché il piccolo, pur non essendo mai stato un mangione, negli ultimi tempi faceva più fatica del solito: la carne non andava giù e del latte non ne aveva più voluto sapere da quando, verso i sei mesi di vita, quello materno era finito. Poi, quella mano a tenersi la testa la spaventava e non ne capiva il motivo. Il Pediatra prescrive alcuni esami per capire se i suoi sospetti sono confermati e, a distanza di una settimana, rivede i genitori ai quali comunica la presenza di un’Anemia microcitica da carenza di ferro. Niente di grave, purché non si trascuri e si faccia la terapia sostitutiva a base di ferro. Dopo qualche mese Lorenzo ha ricominciato a giocare e a sorridere, il mal di testa non è più comparso, un po’ di appetito in più consente a lui di introdurre il ferro necessario senza dover prendere medicine e alla mamma di non dover più avere brutti presagi e godersi il piccolo Lorenzo con serenità.

La cause dell’Anemia

Le Anemie occupano un vasto capitolo della Medicina. Sono le malattie del sangue più comuni e, tra queste, la più frequente nel bambino è quella da ridotta produzione di globuli rossi o di emoglobina. La causa è di solito una carenza di ferro (Anemia sideropenica), che è parte essenziale della struttura stessa dell’emoglobina che, senza il minerale, non può essere sintetizzata; i globuli rossi (microciti) appaiono ridotti di volume, anche se spesso, in questi casi, aumentano di numero per un tentativo dell’organismo di ovviare al problema con una iperproduzione. Tra le cause dell’Anemia, va ricordata anche la familiarità.  


Attenzione alle abitudini alimentari del bambino

L’Anemia da carenza di ferro può anche dipendere da una alimentazione non corretta. Nel bambino piccolo, che in assenza di latte materno viene alimentato con latte artificiale, il problema non sussiste in quanto le formule in commercio sono di solito arricchite di ferro. Quando invece viene inserito il latte vaccino pastorizzato in età precoce (prima dell’anno di vita), ciò può essere causa di insorgenza di Anemia, essendo questo povero del minerale e perché pregiudica l’assorbimento del ferro stesso presente nell’organismo. Durante la crescita, dopo i 2/3 anni, il latte diventa un alimento meno importante e il ferro necessario deve essere introdotto attraverso altri cibi. La prima cosa che mi dicono le mamme, preoccupate, quando denunciano l’inappetenza del proprio figlio, è la loro totale antipatia verso le verdure e qui devo sfatare un mito, quello di “Braccio di ferro”: lui ingoiava quantità enormi di spinaci e i suoi muscoli si riempivano a dismisura! La realtà è un pochino diversa: il ferro contenuto nelle verdure, che pur ne sono ricche, viene tuttavia assorbito dal nostro organismo con una certa difficoltà, così come per i legumi. In caso di carenza, meglio quindi la carne, sia rossa che bianca, poiché la sua biodisponibilità permette un più efficace assorbimento della componente di ferro.

Quali sono i sintomi?

Come abbiamo visto nei casi sopra descritti, i sintomi sono numerosi, si presentano non contemporaneamente e, a volte, in un lasso di tempo anche lungo. I principali campanelli d’allarme sono:

  • inappetenza;
  • facile stanchezza;
  • irritazioni agli angoli della bocca;
  • maggiore fragilità di unghie e capelli;
  • scarso colorito delle mucose interne delle labbra e delle palpebre inferiori;
  • pallore: nell’immaginario collettivo appare il sintomo rivelatore dell’Anemia, in realtà non lo è così frequentemente. Come accennavo prima, i sintomi vanno inseriti in un contesto globale che comprende l’anamnesi (la storia clinica del bambino), l’approccio clinico e, non in tutti i casi, il ricorso alle indagini di laboratorio.

Come si cura

Una volta diagnosticata l’Anemia, non basterà mantenere un corretto regime alimentare (privilegiando sia gli alimenti che contengono più ferro ma anche quelli che ne favoriscono l’assorbimento), ma sarà necessario iniziare una terapia farmacologica che dovrà essere controllata e monitorata dal Pediatra di Famiglia, sia per quanto riguarda le dosi che per le modalità di assunzione.

Affidarsi sempre al Pediatra di famiglia

I casi di Antonio e Lorenzo, molto diversi tra loro, hanno tuttavia alcuni aspetti in comune e meritano una considerazione: il “fai da te” in Medicina, soprattutto quando abbiamo a che fare con i bambini, non è mai una bella idea! La navigazione virtuale, digitando il sintomo come parola chiave, porta spesso a conclusioni sbagliate e ingenera dubbi e preoccupazioni, dovuti alla scarsa conoscenza della materia. La scienza medica è un po’ troppo complessa per poterla decifrare con un semplice clic, meglio affidarsi ad un Professionista e, in Italia, abbiamo la possibilità di consultarlo senza filtri e soprattutto evitando equivoci. Per concludere, l’approccio alle Anemie nel bambino deve essere realizzato in assoluta sintonia tra i genitori (che hanno sotto continua osservazione il loro bambino) e il Pediatra di Famiglia, che saprà interpretarne i sintomi in maniera oggettiva, tenendo conto della storia familiare, delle abitudini alimentari del bambino e, qualora lo ritenga necessario, dei valori degli esami di laboratorio.

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