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Ipermetropia, quando correggerla?

Autore: Prof. Filippo Cruciani

Pur essendo un comune difetto visivo già presente nella prima infanzia, sono raccomandati controlli regolari e la correzione se necessario 

L’Ipermetropia è un difetto della vista, meglio definito come vizio di refrazione, che comporta una riduzione della normale capacità visiva. L’occhio, come una macchina fotografica, è provvisto di un sistema di lenti (cornea e cristallino) che serve a mettere a fuoco l’oggetto che si sta osservando. Un difetto della vista lo si ha quando l’immagine non si forma perfettamente sulla retina ma si crea davanti o dietro alla retina stessa che, come è noto, è deputata a percepire lo stimolo luminoso.
Quando il fuoco di un oggetto posto in lontananza, cioè oltre i 4-5 metri, cade oltre la retina, al di dietro dell’occhio, si ha l’Ipermetropia. Quando, invece, cade al davanti, si ha la Miopia. Pertanto, nell’Ipermetropia, all’opposto della Miopia, la visione da vicino risulta generalmente più difficoltosa.

Ipermetropia e Miopia a confronto

La causa dell’Ipermetropia va ricercata o nel sistema di lenti oculari poco potente (Ipermetropia d’indice) o in un bulbo oculare un po’ più corto del normale (Ipermetropia assiale); la Miopia, invece, o nel sistema di lenti troppo potente o in un bulbo oculare un po’ più lungo. Solitamente, mentre la Miopia è ben compresa dalla maggior parte delle persone, l’Ipermetropia lo è molto meno. La Miopia si presenta infatti con delle caratteristiche ben precise: visione da lontano molto sfocata, con necessità di correzione ottica, e visione da vicino ottimale. L’Ipermetrope, invece, vede bene, magari accusa un facile affaticamento nella visione da vicino e, con il progredire dell’età, può lamentare anche una visione sfocata da lontano.
Prima dei 40 anni, la persona ipermetrope generalmente sostiene, e ne è fortemente convinta, di avere una visione eccellente: “Vedo bene a tutte le distanze. Sono in grado di leggere una scritta anche a 100 metri”. Non è facile fargli comprendere, salvo in casi di Ipermetropia elevata, che è invece portatrice di un difetto della vista. Anzi, molti credono che il termine Ipermetropia sia sinonimo (a causa del prefisso) di una visione superiore alla norma: “Sono ipermetrope, quindi vedo troppo!”. Tutto ciò si spiega facilmente con le caratteristiche proprie dell’occhio umano, analizziamole insieme.

La “messa a fuoco” nella visione da vicino

Innanzitutto bisogna tener presente che la refrazione oculare non è un fatto passivo, ma profondamente attivo, tanto da modificarsi continuamente e velocemente nelle varie situazioni visive. È il cristallino la lente che è in grado di cambiare il suo potere. Purtroppo lo può fare solo aumentandolo, ma non diminuendolo. Ne consegue che per il soggetto miope l’occhio non ha alcuna possibilità di correzione, mentre per l’ipermetrope sì, sia pure a certe condizioni che poi vedremo. La “visione attiva” nell’uomo si ha nel lavoro da vicino. Quanto più si osserva un oggetto ravvicinato, tanto più l’occhio deve “accomodare”, cioè attivare automaticamente il muscolo ciliare che agisce sul cristallino aumentandone il potere. Ciò comporta dispendio di energia e possibilità di affaticamento visivo nell’attività da vicino protratta. Cosa che non avviene in chi è impegnato a guardare da lontano.
Si capisce allora facilmente quale sia la ragione per cui l’ipermetrope vede bene: perché l’occhio, per eliminare lo sfocamento, ricorre all’utilizzo del meccanismo di messa a fuoco proprio della visione da vicino. Ne consegue che i disturbi visivi dell’ipermetrope siano legati a stanchezza visiva, ad arrossamenti oculari e del bordo palpebrale, a leggera Cefalea e a momentanei sfocamenti; il tutto naturalmente dopo impegno visivo, soprattutto da vicino.

Età, un fattore da non trascurare

C’è un fattore fondamentale da tenere presente: l’età. La capacità dell’occhio umano di accomodare si perde progressivamente con l’avanzare degli anni. Si tratta di un processo che si rende manifesto dopo i quarant’anni e raggiunge il suo culmine intorno ai sessanta: stiamo parlando della Presbiopia. È pertanto intuitivo chel’ipermetrope vada incontro a questo processo più precocemente e in modo più eclatante: prima da vicino poi anche da lontano.
Questa lunga premessa è essenziale per comprendere come e quando è necessario correggere un’Ipermetropia. Il fattore età è la principale variabile da tenere presente.


 

Prima infanzia: diagnosi e correzione precoci

Alla nascita e nei primi anni di vita l’Ipermetropia è molto frequente, mentre è rarissima la Miopia. È questo il periodo in cui la funzione visiva si realizza a poco a poco, per raggiungere la sua completezza intorno ai 3-4 anni. Perché si abbia il normale e pieno sviluppo visivo è essenziale che non ci siano alterazioni che lo ostacolino. Un’Ipermetropia può compromettere questo processo in maniera seria e irreversibile, potendo portare a due gravi conseguenze, spesso associate tra loro: l’Ambliopia e lo Strabismo.
L’Ambliopia, comunemente definita “occhio pigro”, è caratterizzata da una forte riduzione della visione centrale (visus), che non migliora anche con gli occhiali più precisi.
Lo Strabismo è invece la deviazione di un occhio rispetto all’altro, in questo caso di tipo convergente, che prima si mostra occasionalmente poi definitivamente. L’Ipermetropia, che chiaramente deve essere di grado elevato, ne è pertanto la causa più frequente in quanto porta all’esclusione di un occhio, che diventa strabico, e ne altera il normale sviluppo funzionale. Per questo sono necessarie una diagnosi precoce e un’appropriata correzione. Ogni bambino deve essere sottoposto a visita oculistica entro i 3 anni. Dopo tale età la possibilità di recuperare totalmente il visus nell’occhio pigro diventa molto difficile. Invece, individuando precocemente il difetto di vista, prescrivendo l’esatta correzione ottica, informando e sensibilizzando i genitori sulla necessità degli occhiali a permanenza, si scongiura l’insorgenza dell’Ambliopia e dello Strabismo nella maggior parte dei casi.
Oltre alla correzione ottica a permanenza, se è già presente la tendenza all’Ambliopia, diventa necessario ricorrere all’occlusione dell’occhio che ha la vista normale, per far sì che venga utilizzato quello pigro, stimolandone la funzione e facendolo recuperare. Chiaramente sarà l’Oculista, in collaborazione con l’Ortottista assistente di Oftalmologia, a consigliare le modalità di intervento più opportune.

Quando correggere l’Ipermetropia in età scolare

Abbiamo sottolineato l’alta prevalenza dell’Ipermetropia nell’infanzia e la sua pericolosità. Però i casi in cui possono insorgere gravi complicanze sono relativamente rari. In assenza di queste ultime, quando correggere l’Ipermetropia?
Innanzitutto va detto che l’entità dell’Ipermetropia è molto variabile. Nella maggior parte dei casi è al di sotto delle 2 diottrie (Ipermetropia lieve). Sino a +5 diottrie si classifica come moderata. Oltre le +5 diottrie elevata. Inoltre, va sottolineato il fatto che l’Ipermetropia, a differenza della Miopia, non peggiora con il passare degli anni, anzi tende a migliorare nell’età dello sviluppo (ma non in tutti). Si può infine affermare che lievi Ipermetropie, al di sotto di 1,50 diottrie, possono essere considerate fisiologiche nell’età scolare e non necessitano di alcuna correzione. Le Ipermetropie moderate ed elevate invece necessitano di correzione. Chiaramente ogni caso deve essere considerato singolarmente.

Quali sono i disturbi a questa età?

Vanno innanzitutto distinti in due categorie, soggettivi e oggettivi. Tra i disturbi soggettivi vi sono l’affaticamento oculare soprattutto durante lo studio (il bambino, infatti, tende a distrarsi facilmente, non ama la lettura, preferisce attività per lontano), lievi Cefalee con tensione oculare e frontale, annebbiamenti transitori. Difficilmente il bambino riferisce di vedere male.
I disturbi oggettivi comprendono l’arrossamento oculare, la possibilità di blefarite (arrossamento del bordo palpebrale), la lacrimazione nella visione da vicino e l’aumento della frequenza dell’ammiccamento. In presenza di questi sintomi la correzione diventa necessaria. Sarà l’Oculista che, di fronte al singolo caso, stabilirà se prescrivere la correzione totale o parziale, a permanenza o soltanto nell’attività da vicino.

Età giovanile e adulta

È questa la fascia di età in cui si tollera bene l’Ipermetropia. Infatti, dall’età giovanile fino ai quarant’anni (epoca in cui potrebbe insorgere la Presbiopia), grazie all’accomodazione non si accusano i fastidiosi sintomi del difetto visivo, soprattutto se non è molto accentuato. Ma tutto dipende dal lavoro che si svolge. Se si è davanti ad un computer tutto il giorno, un certo grado di affaticamento visivo insorge anche in assenza del vizio di refrazione, in quanto, come si è accennato in precedenza, la visione da vicino comporta l’intervento accomodativo ed un certo dispendio di energia. Se invece è presente un’Ipermetropia, i disturbi si accentuano di molto e la correzione diventa necessaria. Solitamente è sufficiente una correzione parziale per eliminare i tanti sintomi accusati. Anche in questa circostanza ogni caso deve essere considerato e analizzato singolarmente.

Dopo gli “anta”

Dopo i quarant’anni l’Ipermetropia va ad aggravare la Presbiopia, anticipandone l’insorgenza e accentuandone la gravità. Pertanto l’ipermetrope dovrà ricorrere prima agli occhiali per la visione da vicino, poi lentamente, a seconda dell’entità dell’Ipermetropia, anche per la visione da lontano. È questo il momento delle lenti progressive che ridanno la capacità di vedere a tutte le distanze. Gli occhiali devono essere portati a permanenza. Nell’età più avanzata è frequente il riscontro di una sensibile riduzione dell’Ipermetropia sino alla sua scomparsa, se non addirittura all’insorgenza di una Miopia. Ciò è dovuto ad un inizio di cataratta, ed oggi, con l’intervento chirurgico e con l’impianto della lente intraoculare appropriata, si può eliminare qualsiasi vizio di refrazione.